LA BELLA RIVOLUZIONE. POESIA E AZIONE ANTISPECISTA (Lucia Cupertino intervista Ángel Padilla)

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Intervista al poeta Ángel Padilla
a cura di Lucia Cupertino

Apri gli zoo
Apri le gabbie degli animali dei circhi
Apri, abbatti i portoni dei magazzini, affinchè possano mangiare di ritorno a casa.
Libera tutti quelli destinati a morire alle porte di un mattatoio!

1) La “cultura del toro”, nonostante i cambiamenti nel tempo che tendono a farla apparire una tradizione di pura crudeltà, ripetizione vuota di un rituale sanguinario, ricerca del divertimento e della festa nella sofferenza altrui, continua ad essere radicata in Spagna. Raccontaci un po’ del panorama spagnolo circa questo “costume”.

Difendo la teoria secondo cui l’animale umano è un essere affetto da demenza, o perlomeno totalmente estraneo alla realtà che lo circonda. La sua lunga storia evolutiva lo ha portato solo ad un’esistenza da farsa, contraria alla sua vera essenza. Non saprei dire esattamente in quale punto del suo cammino la luce della superbia lo abbia offuscato, ma di una cosa sono sicuro, vivo circondato da fanatici e questo in cui vivo è un manicomio gigante, una sorta di penitenziario in cui ci sono solo capi di reparto e internati. La grotta di Platone, oggi aperta al Sole, con più di 7 miliardi di ciechi. In questa parte del teatrino chiamata Spagna, in cui viviamo 47 milioni di marionette, solo una minoranza, come il saggio dell’ateniese, vede il cielo, le valli, l’esterno, la verità. Parallelamente, gli altri milioni di persone si comportano in modo osceno in un’oscurità psicotica. Pertanto, a seconda del luogo in cui ti tocca nascere in questo pianeta, si sarà addestrati a un determinato modo di sentire e vedere le cose. L’antropocentrismo prevale come il peggiore dei dogmi. Relega il resto degli animali -e degli ecosistemi- ad un piano in cui i loro interessi personali vengono schiacciati con il benestare della legislazione e la gioia del capitalismo.

Nel vigente Codice penale spagnolo, l’articolo 337 condanna il maltrattamento animale, financo con il carcere. Nonostante ciò, il suddetto articolo crea eccezioni fra le diverse specie. Diciamo che i più protetti sono gli animali denominati -lessico specista- “da compagnia”. I restanti, destinati alle fattorie industriali e nati per il divertimento e l’ozio dell’uomo (zoo, acquari, circhi, feste popolari come la tauromachia, etc) restano al margine della protezione legale e sono protetti unicamente dalle prescrizioni circa come devono essere maltrattati “senza eccessi”. Nell’inconscio spagnolo il torero è considerato coraggioso. Questo non è vero. Oltre ad essere un pericoloso assassino, è un gran vigliacco. Per molti aspetti la tauromachia è una farsa: la punta delle corna del toro sono limate e arrotondate; viene drogato con calmanti e ipnotici.

In molti casi viene ferito ai reni e alla schiena con sacchi di sabbia o questi sacchi sono appesi al suo collo per ore. Gli ungono gli occhi con sostanze grasse per offuscargli la vista. Sotto le zampe gli mettono una sostanza che provoca bruciore, per impedirgli di correre -benché già debilitato- e far sì che l’assassino possa realizzare il suo “torneo-farsa”. Mettiamoci poi pure che l’animale è rimasto chiuso per molte ore all’oscurità di una stalla, per venire poi esposto all’accecante luce del sole e alle grida della gente a lui ostile. Un animale malato, debilitato, sull’orlo del collasso. Tanto è vero, che è frequente che un toro collassi quando esce nell’arena, a causa di un attacco cardiaco.

Secondo le ultime indagini Gallup, il 70% degli spagnoli dice di non essere favorevole alla tauromachia. Ma lo Stato spagnolo esporta come simbolo identitario un animale che umilia e uccide quotidianamente. La tauromachia viene protetta dalla legge, dalla Chiesa cattolica (che in Spagna ama appoggiare i maltrattamenti) e da una popolazione che, benché consideri questo “costume” non in linea con l’etica, non prende posizione con fermezza, probabilmente pensando che alla fine “sono solo animali”.

2) Qual è stato il processo/l’esperienza che ha svegliato la tua coscienza animalista e quali sono state le azioni che hai condotto in questi anni in nome della lotta antitauromachia in Spagna?

Quando sorge la lotta animalista si evidenzia un aspetto evolutivo importante, passiamo da uno stadio umano all’altro, verso uno sguardo più empatico verso “gli altri” (animali). L’elemento evolutivo dapprima tocca alcuni ed in seguito, per mimesi, si espande al resto. La realtà è che a livello giuridico gli animali non sono soggetti bensì oggetti. Mere cosificazioni. Il sangue che cade a fiotti dal muso del toro è per una buona parte degli spagnoli un elemento della festa come tanti. Per me è stato facile entrare a far parte della lotta per il rispetto animale che nutro sin da giovanissimo, in quanto presi partito non appena ebbi modo di informarmi circa la situazione reale in cui viviamo, della quale quasi tutto purtroppo ci viene occultato. Mi rendo conto che in me c’era la scintilla evolutiva, quella presente in chi lotta per l’equità.

In Spagna il dissenso verso la tauromachia cominciò con una raccolta cartacea di firme, quando Change.org e le reti sociali erano sconosciute. Con questo e le manifestazioni. Da alcuni anni a questa parte, ci si è mossi verso una lotta ancora più attiva e problematizzante: mi riferisco agli inizi dei primi salti nell’arena e delle cosiddette azioni dirette, consistenti nell’accorrere in un luogo di martirio per cercare, tramite la presenza e resistenza pacifica, d’impedire che si perpetui. Per quanto concerne i salti nell’arena, i primi che avvennero in Spagna furono ad opera di Equanimal. A partire dalla mia poesia “I muri umani” della raccolta antitauromachia “La guadaña entre las flores” (La falce tra i fiori), trasmisi l’idea della necessità di far entrare le proteste nell’arena. La mia idea consisteva nel far sì che, prima dell’uscita del toro, un gruppo numeroso di persone saltasse nell’arena e con la sua resistenza pacifica (muri umani) impedisse lo spargimento di sangue. Equanimal fece sua l’idea, variandola. Saltarono nell’arena solo un pugno di attivisti, quando il toro era già morto e con cartelli di Abolizione in alto. Oggi questa modalità di protesta è molto comune anche in America latina.

A mio parere, all’inizio questo fu molto positivo e rilevante, dal momento che visibilizzò internazionalmente l’esistenza di un settore della società che metteva in guardia sul fatto che quel che fuori era venduto come un gioco, folclore inoffensivo, non lo era. Oggi i tanti, troppi salti visti sono addirittura controproducenti (nel modo in cui vengono fatti, salvo eccezioni in cui escono blocchi di persone prima dell’uscita del toro, come in Francia).

Risulta inaudito che un attivista stia presenziando il martirio completo del suo difeso e, una volta steso o agonizzante al suolo, salti con un cartello. Attualmente sono proclive all’Uno, all’Una. Per il coraggio e lo sconcerto che produce una sola persona che affronta la moltitudine con la verità. A tal proposito fondai il Colectivo Grita. In prima persona mi sono introdotto in luoghi di martirio della tauromachia da solo, gridando alla moltitudine e coi tori che mi passavano accanto. Non aspettandosi qualcosa di così insolito -che è quanto cerchiamo- restano bloccati e questo genera gran impatto: molte volte ciò che faccio è leggere a squarciagola una poesia antitauromachia tra i maltrattati, muovendomi tra di loro: nervosi, furiosi, fino a quando la polizia mi ferma. Questa tecnica è molto azzardata, non la suggerisco a chi non sappia dominare i nervi e non abbia sangue freddo. La gente ti fischia, ti lancia oggetti e addirittura -come è successo in un paesino, poco dopo essermene andato con la mia compagna, la nota avvocatessa animalista e attivista Iratxe Arruti Elguezabal- essere perseguito da un gruppo di ubriachi che cercavano di attaccare bottone.

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3) Viviamo in un secolo fatto di paradossi: chi pianta alberi va in carcere, chi difende un fiume viene assassinato, chi protegge la montagna diventa un desaparecido. In questo senso, quali sono state le sfide della lotta antitauromachia ed in generale delle lotte animaliste?

Lottiamo contro un’idra. È in corso una protezione del male iniettato. Il caso Maldonado ha rilevato la poca umanità che resta all’umanità. Credo che la maggiore sfida sia veganizzare il maggior numero di persone. Sono dell’idea che fino a quando continueremo ad assistere ad amputazioni di animali preparati sulle nostre tavole, fino alla mancata abolizione dei mattatoi e della reale estensione del veganismo, la lotta animalista incederà a rilento. Considero essenziale far giungere il messaggio antispecista nelle aule. Quando mi invitano in scuole e università, approfitto per dare conferenze e leggere poesie antispeciste. I giovani sono molto ricettivi rispetto al messaggio antischiavista. Sono stanchi di un oggi che gli nega un domani. Di convinzioni assurde e che escludono. Di una cultura che spiega il mondo e ciò che è corretto eppure non li convince.

E qui appare, come un elefante in un negozio di porcellane, a portare un messaggio di speranza ciò che denomino la Bella Rivoluzione. La più grande ribellione della storia umana, quella per davvero completamente emancipatrice. Ma la crisalide dell’animalismo per passare ad essere la farfalla gigante della Bella Rivoluzione che spiega le ali, deve riconoscere la sua radice anarchica. Il patteggiare coi politici genera solo cambiamenti insignificanti. La rivoluzione è già nelle strade. Scompiglia l’Ordine. Sconcerta lo sceneggiatore e il pubblico. Bisogna mettersi ad assaltare tutti gli scenari. Ricordo quando bloccai per tre volte il passaggio di alcuni cavalli nel corso della festività Moros y cristianos. Mi misi di fronte ai cavallerizzi, li apostrofai dicendo “Schiavist di animali”. I fantini fermarono i cavalli, il pubblico gridava, io cercavo di gridare più forte fino a quando giunse la polizia che mi invitò ad accompagnarli e mi identificò. Cosa che ripetettero tre volte, nei diversi punti del tragitto in cui frenai la marcia dei cavalli. Ogni poliziotto che mi fermò mi ripetette la stessa storia “La prossima volta, vai al fresco”.

Sono così tante le volte che mi hanno mandato la polizia quando faccio un’azione, che un giorno pensai di non poter permettere un dispendio inutile di benzina. E allora mi vidi con un amico musicista affinché mi accompagnasse con la sua chitarra nel corso della lettura di una poesia che eseguimmo sulla scalinata del comissariato:“La liberación del pájaro” (La liberazione dell’uccello). Vennero fuori tre agenti e con gesti bruschi mi strapparono dalla mano la cartellina coi fogli, ordinarono al chitarrista di smettere e ci chiesero i documenti. Stranamente, di quella vicenda a casa non mi è mai giunta nessuna denuncia o multa. Cosa che ha fatto risparmiare anche sui francobolli.

4) In un tuo saggio in cui parli della Bella Rivoluzione la definisci come “l’unione di tutte le etiche a favore della liberazione di tutti gli essere (umani e non umani), la tutela di tutto il nostro bel pianeta. Animalismo, ecologismo, femminismo”. Qual è il ruolo della poesia in questo risveglio e, più nel dettaglio, che tipo di lavoro hai costruito attorno a questo asse con la tua poesia-azione?

La parola dà voce al pensiero. E questo si fa materia dinnanzi a noi. All’inizio delle nostre società un gruppetto ha sognato questo mondo inospitale, crudele, carcerario, lo ha nominato dinnanzi a molti e, attraverso bugie e promesse collettive, è riuscito a brevettarlo. Attraverso una parola ancora più forte, adesso tocca a noi nominare il sogno di un mondo radicalmente diverso, degno. La poesia è sempre presente nelle proteste e nelle rivoluzioni. È un dinamizzatore dei cuori. Io credo che il “vero” poeta sia chi è stato un profeta e oggi proclama la liberazione della Libertà. Il linguaggio poetico arriva molto meglio che la parola che fissa la materia viva, in quanto contiene elementi emotivi, può creare ira, slancio, allegria, speranza. Creare o rendere fiamma, incendio, carbone ardente ciò che già esiste nei cuori e nei passi.

5) Come si diceva, l’antispecismo si pone l’obiettivo d’aprire un fronte comune con quello del femminismo, dell’attenzione al razzismo, alle discriminazioni e pressioni di regimi dittatoriali o d’ingiustizie. Tuttavia a volte non riceve lo stesso spazio. Ritieni che la sensibilità antispecista abbia permeato sufficientemente la letteratura contemporanea? In quali autori, opere, collettivi la ritroviamo?

L’antispecismo non è ancora molto popolare. In realtà da poco più di un secolo se ne parla, e del veganismo appena da qualche decennio. La pubblicazione di “Liberazione animale” di Peter Singer ha rappresentato un punto di non ritorno nella denuncia dell’inferno vissuto dagli animali destinati all’alimentazione. Gary Francione è un’altra pietra miliare dell’antispecismo. In Spagna, Jesús Mosterín ed Óscar Orta ci hanno regalato un insieme di libri sui diritti animali. A livello di prosa non vi sono ancora molti autori. La prosa animalista è in attesa di creatori all’altezza. Sfortunatamente lo specismo impera anche nella narrativa letteraria e quando sono stati citati o si citano animali nei romanzi o in poesie -ecco il problema- non viene fatto per far riflettere sulla loro condizione d’uguaglianza con gli individui, bensì per inserirli come mera decorazione lirica. In poesia, Jorge Rietchmann è un gran portavoce degli animali, non tanto nella sua opera -abbastanza umanista- quanto nelle sue conferenze.

Vi sono poi poeti anarchici che, benchè nei loro libri non manifestino un impegno di denuncia animale, si posizionano in modo spiccato e sostanziale contro il maltrattamento animale e a favore del rispetto; tra di essi, Antonio Orihuela, Enrique Falcón, Katy Parra Carrillo e Jesús Lizano. Questo terreno è ancora poco battuto. Si potrebbe dire che io sono l’autore con la maggiore produzione animalista. Qualcuno dice che sono un precursore. Questo non mi interessa, quanto piuttosto che la corrente cresca. Una parte della critica letteraria mi colloca nella corrente della Poesia della Coscienza Critica, in cui la mia poesia animalista, nella cornice degli autori dissidenti e problematici per il sistema, continua ad essere un’isola nuova e insolita.

La mia opera viene inserita anche nella corrente dell’Eco-art, tra gli artisti che costituiscono questo movimento, risulto essere l’unico poeta. Nel 2009 a Padova si è portato a termine un congresso sulla letteratura europea contemporanea che toccava le nuove correnti poetiche, le voci emergenti e una seduta è stata “La poesia animalista di Ángel Padilla” di Ruth Miguel Franco, da cui è derivato il libro “Letteratura d’impegno. Giovani voci dall’Europa”, editoriale Poligrafo. Bisogna ribadire che sono stati pubblicati antologie di poesia, racconti e saggi di stampo animalista.

Attualmente si stanno scrivendo opere in questa direzione, ne sono convinto. La letteratura universale deve includere temi e forme che gli possano dare un respiro più profondo ed ampio. Proprio adesso sto scrivendo “Sofia”, una raccolta ampia, libertaria, che denuncia questo sistema profondamente antispecista. La mia creazione contempla un crogiolo di libri che sono come una voce corale che annuncia e reclama una nuova terra “La guadaña entre las flores”, “Camino/The Path” (versione bilingue inglese-spagnolo), “Funerales del caballo”. A breve uscirà con Sportula, il mio romanzo animalista “Mundo al revés: Origen”, nuova edizione dello stesso titolo uscito precedentemente con Parnaso Ediciones, vincitore del Premio Ignotus per il Miglior Romanzo del 2008 e adesso rivisto e migliorato. Il mio sforzo è quello di pubblicare una trilogia che includa “Mundo al revés”, “Mundo al revés: Origen” e quella che non ho ancora scritto però penso potrebbe essere “Humanzee”.

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In cerca d’editore restano le raccolte poetiche “La Bella Revolución”, “Prisión Europa”, “Daniela”, “Es tan culpable el que canta para no oír a los fusiladores que los fusiladores”, “Noticias desde casa”, etc. Le mie opere di teatro animalista sono state rappresentate in Messico, Ecuador e presto anche a Barcellona. Va ricordato che quando dico animalista non dimentico l’animale umano. Concluderei che i miei libri non li ho scritti io, bensì la terra e il “siamo”.

6) Essere coerente con l’etica del rispetto verso tutte le entità, senza tracciare una gerarchia tra di esse, è un esercizio d’educazione e d’autoeducazione molto grande. La Spagna è anche il paese di molti ecovillaggi, scuole libertarie, grandi esempi di anarchismo. Quali contributi e sfide giungono da questa parte della società oggi e che peso possono avere nell’espansione della “Bella rivoluzione”?

La Bella Rivoluzione mi fa pensare che nel futuro milioni di mani apriranno milioni di gabbie allo stesso tempo. Questo mondo umano nel quale siamo sempre più rei, non migliorerà, anzi! E solo possiamo stravolgerlo con qualcosa di inatteso. L’apertura di tutte le porte, recinti, grate potrebbe cambiare di molto le cose. Siamo da secoli schiavi di idee. Jesús Lizano ha detto: “Idee al servizio delle vite, non vite schiave delle idee”.

La Bella Rivoluzione non è un sogno, è una visione profetica. Si vedranno animali allo stato brado per strada, entrare nelle case, fuggire verso luoghi campestri o marini. C’è un parallelismo con la teoria di Freud: solo liberando i nostri fantasmi, ci cureremo. Per poter essere felici dobbiamo vedere felici primariamente chi condanniamo. Ciò che avverrà dopo non si sa. Gli ecovillaggi sono i nuovi insediamenti che ci saranno. Non ci siamo fermati un attimo dal momento in cui -come dice Darwin- siamo scesi dagli alberi e usciti dalle grotte. Abbiamo bisogno di fermarci per pensare, così come cominciare a non pensare troppo. Con l’auspicio che si arrestino le fabbriche, i cieli diventino più azzurri e possano ritornarci uccelli adesso in gabbie, che tutti possano essere felici e che la poesia si faccia mondo.

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Da “LA GUADAÑA ENTRE LAS FLORES” (La falce tra i fiori) di Àngel Padilla

Traduzione a cura di Lucia Cupertino

Parete

Il pubblico ti guarda
mangia con la medesima bocca,
cammina coi medesimi piedi,
i loro capelli s’intrecciano
su di una parete piatta,
sono dipinti su di una parete,
sono una parete.

Parlano da una parete,
ridono dalla piattezza
di una perete,
i loro occhi, inespressivi, guardano, dipinti,
dalla medesima parete.
E, dalla parete, con le loro bocche piatte,
la parete dice Olé!

Olé!

Pared

El público que te mira
come con la misma boca,
anda con los mismos pies,
sus cabellos se entrelazan
en una plana pared,
están pintados en una pared,
son una pared.

Hablan desde una pared,
ríen desde la planitud
de una pared,
sus ojos, inexpresivos, miran, pintados,
desde la misma pared.
Y, desde la pared, con sus planas bocas,
la pared dice ¡Olé!

¡Olé!

Toro

Sei la terra.
Sei il mare.
Sei il canto.
Sei mio fratello.

Sei la madre di tutti.
Ogni fiore.
Il padre di tutti.
Un sentiero.

Sei più alto di tutte le sue cattedrali
e di tutte le sue biblioteche, dei suoi paesi.

Il tuo nome è più santo di una qualsiasi delle sue parole.

Non c’è altra poesia che la tua vita.
Toro.
Non c’è altra poesia che la tua vita.

Toro

Eres la tierra.
Eres el mar.
Eres el canto.
Eres mi hermano.

Eres la madre de todos.
Cada flor.
El padre de todos.
Un camino.

Eres más alto que todas sus catedrales
y que todas sus bibliotecas y pueblos.

Tu nombre es más santo que cualquiera de sus palabras.

No hay más poesía que tu vida.
Toro.
No hay más poesía que tu vida.

Il toro rosso

Chi ti ha piantato quella corona di fuoco
che sparge l’inferno tra le tue corna?
Chi ti ha imbacuccato con un sudario in fiamme?
Chi ha piantato due falsi soli nel tuo cielo?

                     L’uomo,
l’uomo,
l’uomo.

Chi ti ha condotto alla ferita del vento
che ti ha ingoiato tagliandoti le ali?
Chi ha disseminato di buchi il tuo sentiero?
Chi ha interposto il precipizio e la falce?

                    L’uomo,
l’uomo,
l’uomo.

L’uomo ha incediato ancora di più il tuo incendio
con fulmini globulari nel tuo sguardo.
L’uomo è chi ti vuole vedere bruciare
per schiarire le ombre che lo offuscano.

El toro rojo

Quién te clavó esa corona de fuego
que derramó el infierno entre tus astas.
Quién te arropa con sudario en llamas.
Quién plantó dos falsos soles en tu cielo.

                    El hombre,
el hombre,
el hombre.

Quién te condujo hacia la herida del viento
que te engulló cortándote las alas.
Quién sembró de agujeros tu sendero.
Quién puso el precipicio y la guadaña.

                    El hombre,
el hombre,
el hombre.

El hombre ha incendiado aún más tu incendio
con redondos relámpagos en tu mirada.
El hombre es quien te quiere ver ardiendo
para clarear las sombras que a él le apagan.

I muri umani

Poniamo muri umani tra il toro e la spada!
Spalla contro spalla in una parete d’amore!
Frenate, martelli di cuori, i martelli dell’odio!
Riempiamo, difensori dei tori, di difensori di tori le piazze!

Alte colonne d’uomini tra il reo e il boia!
Colonne e colonne nelle piazze delle torture!
Pareti e pareti tra il toro e il torero!
Muri e muri d’anime tra la ferita e la spada!

Un altro uomo nuovo ciotolo per il muro della vita!
Un altro uomo nuovo cemento per il muro dell’amore!
Un’altra donna nuova pietra per il muro antitauromachia!
Un’altra donna nuova breccia per il muro del domani!

Insieme i difensori dei tori! Insieme i difensori dei tori!
Rocce di un muro di rocca che frenerà la tempesta
e piogge orizzontali e spade e spade!
Rocce, ciotoli umani sollevando centinaia di muri!

Muri che coprono a vicenda! Muri e muri e muri!
Poniamo muri di carne tra la mattina e la spada!
Poniamo muri di ossa a cingere il domani!
Alti tramezzi di cuori alti e sangue alto!
Muri d’amore e d’amore e senza paura delle spade!

Los muros humanos

¡Pongamos muros humanos entre el toro y la espada!
¡Un hombro al lado del otro en una pared de amor!
¡Frenen martillos de pechos los martillazos del odio!
¡Llenemos, antitaurinos, de antitaurinos las plazas!

¡Altas columnas de hombres entre el reo y el verdugo!
¡Columnas y más columnas en las plazas de torturas!
¡Paredes y más paredes entre el toro y el torero!
¡Muros y muros de almas entre la herida y la espada!

¡Otro nuevo hombre guijarro para el muro de la vida!
¡Otro nuevo hombre cemento para el muro del amor!
¡Otra nueva mujer piedra para el muro antitaurino!
¡Otra nueva mujer grava para el muro del mañana!

¡Juntos los antitaurinos! ¡Juntos los humanos muro!
¡Rocas de un muro de roca que frenará vendavales
y lluvias horizontales de espadas y más espadas!
¡Rocas, guijarros humanos alzando cientos de muros!

¡Muros cubriendo uno al otro! ¡Muros y muros y muros!
¡Pongamos muros de carne entre el mañana y la espada!
¡Pongamos muros de huesos alrededor del mañana!
¡Altos tabiques de corazones y sangres altos y altas!
¡Muros de amor y de amor y sin miedo a las espadas!

Ai poeti

Poeti che cantate dell’uomo,
che cantate dell’amore.
Canto alto, bello il vostro canto.
Cantate del fiore.

Poeti che parlate in nome del soldato,
del suo corpo sull’erba e del suo pianto.
Pianto alto, bello il vostro pianto.
Cantate del fratello.

Poeti che cantate del povero,
versi per la sua fame.
Canto grave, ferito il vostro canto.
Cantate del sangue.

Poeti, perchè nel vostro canto
solo l’umano è fratello?
Poeti, perché nel vostro canto
l’animale non è canto?

Ditemi perché nel vostro canto
l’animale non è fratello.
Ditemi perchè nel vostro canto
l’animale non è canto.

A los poetas

Poetas que cantáis al hombre,
que cantáis al amor.
Canto alto, hermoso, vuestro canto.
Cantáis a la flor.

Poetas que habláis por el soldado,
por su cuerpo en la hierba y su llanto.
Llanto alto, hermoso, vuestro llanto.
Cantáis al hermano.

Poetas que cantáis al pobre,
versos a su hambre.
Canto grave, herido, vuestro canto.
Cantáis a la sangre.

Poetas, por qué en vuestro canto
sólo es hermano el humano.
Poetas, por qué en vuestro llanto
el animal no es canto.

Decidme por qué en vuestro canto
el animal no es hermano.
Decidme por qué en vuestro llanto
el animal no es canto.

10Ángel Padilla (1970) è un poeta spagnolo, la sua opera è dedicata alla lotta antispecista e anarchica, ha portato avanti campagne culturali e di disobbiedenza civile. Mundo al revés (Corona del Sur, 2002; pubblicato successivamente con Parnaso, 2007, Premio Ignotus 2008 per il migliore romanzo breve) si occupa della relazione uomo-animale nelle società umane. La guadaña entre las flores (Corona del Sur, 2003), raccolta poetica antitauromachia da cui sono tratte le poesie qui tradotte. Di molte delle sue poesie è stato realizzato un adattamento musicale dai gruppi quali Lyvon, Alicante Zona Absurda, Major Arcana, o da cantautori come Graciela Folgueras o Chucho Merchán. Ha pubblicato altre opere poetiche, tra cui Poetas contra toreros (2009) e la sua opera è apparsa in antologie internazionali, tra di esse La ciudad de los muertos, Visiones, Versos sin bandera, Para los animales.

Dal 2010 ha curato, assieme a Julio Ortega Fraile, l’iniziativa Manos Rojas (“Mani Rosse”), per esprimere il rifiuto del mondo dell’arte, educazione, scienze contro lo storico torneo Toro de La Vega che si tiene a Tordesillas. Il manifesto è stato redatto da entrambi e firmato da 400 personalità.
Tra le sue opere teatrali si evidenzia:
Lidia, opera incentrata sulla violenza alle donne, il nome della protagonista, Lidia, è però anche in spagnolo un richiamo allo scenario delle corridas. L’opera doveva essere rappresentata a Valladolid (Spagna) ma fu sospesa a causa delle pesanti minacce mosse dai difensori della tauromachia. Si sono allestite rappresentazioni in America latina. La gata Ausencia è invece un’opera per marionette; mentre di La guadaña entre las flores è stato realizzato un adattamento teatrale.

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Foto a cura di Ángel Padilla.

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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