Intervista a Santosh Bakaya, dal libro “Writers Speak”, a cura di Sagar Kumar Sharma (trad. Milena Patuelli)

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Vincitrice del Reuel International Award (2014) per Oh Hark!, del Setu Award  for excellence (2018) in virtù del suo  “contributo stellare alla letteratura mondiale” (Setu, rivista bilingue Hindi-Inglese, Pittsburgh, USA), del First Keshav Malik Award  (2019) per “tutta la sua produzione, straordinariamente vasta e di qualità”, saggista, poeta, romanziera, curatrice, TEDx speaker (il suo intervento Tedx su The Myth of Writers Block – Il mito del blocco dello scrittore – è molto popolare tra i circoli di scrittura creativa), Santosh Bakaya è nota internazionalmente per la sua biografia poetica di Gandhi, Ballad of Bapu (Vitasta, Delhi, 2015).

Altri suoi titoli solo: Where are the Lilacs? (Poesie, Authorspress,  2016), Flights from my Terrace (Saggi, Authorspress, 2017), Under the Apple Boughs (Poesie, Authorspress, 2017), A Skyful of Balloons (romanzo, Authorspress, 2018), Bring out the tall tales (racconti con Avijit Sarkar, Authorspress, 2019), Only in Darkness can you see the Stars (una biografia di Martin Luther King Jr. Vitasta, 2019), Songs of Belligerence (Authorspress, 2020), Morning Meanderings (e-book Blue Pencil, 2020).

I suoi due e- books collettivi, Vodka by the Volga (with Koshy AV, Blue Pencil, 2020) e From Prinsep Ghat to Peer Panjal (con Gopal   Lahiri, Blue Pencil, 2021), hanno riscosso un enorme successo su Amazon.

Il suo ultimo lavoro è Runcible Spoons and Pea Green Boats (Poesie, Authorpress, 2021).

Santosh Bakaya tiene una rubrica molto popolare, Morning Meanderings, sul sito   Learning and  Creativity, che è ora un e-book.

Sagar Kumar Sharma intrattiene con lei un dialogo letterario che esplora i vari aspetti della scrittura creativa, l’intervista si trova all’interno del volume Writers Speak, edito nel 2021 a cura dello studioso di letteratura Sagar Kumar Sharma, che ha intervista 45 tra i più importanti scrittori del subcontinente indiano.

 

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Una conversazione con

Santosh Bakaya

-Intervistata da Sagar Kumar Sharma

Sagar Kumar Sharma (SKS): La prego di raccontarci qualcosa del suo percorso creativo. Che cosa la ispira? Come è nata la spinta alla scrittura?

Santosh Bakaya (SB): In verità non ho mai avuto il sogno di diventare scrittrice, ma è in questo modo che doveva andare. A scuola una dei miei insegnanti preferiti, la Signora Theodora, dopo avermi affibbiato una punizione per una delle mie solite burle, disse: “Ricordatevi delle mie parole: questa birbante diventerà una scrittrice un giorno! Ha una tale immaginazione: sempre ad accampare scuse per le sue monellerie!”

Forse è stata lei a piantare in me questo seme, ma sì, avevo davvero un’immaginazione fertile: fantasticavo, visualizzavo, e scrivevo storie segretamente in continuazione, cosa che mi fece vincere molti premi a scuola e sulle riviste Hindi; una volta perfino da The Illustrated Weekly of India, non per un mio testo, ma per un mio fumetto, che fu molto influenzato da Mario Miranda. A quell’epoca volevo diventare una fumettista, ma poi conobbi una nuova compagna all’ultimo anno delle elementari. Scribacchiava continuamente su un piccolo bloc notes. Quando le chiesi cosa stesse scrivendo, mi rispose che era un limerick.[1]  Non avevo idea di cosa fosse un limerick ma a casa lo chiesi a mio padre: allora lui prese dalla sua biblioteca un libro di poesie di Edward Lear e cominciò a recitarle. Da quel momento esatto ne rimasi stregata e a un certo punto, a discapito dei miei compagni, cominciai a parlare in versi! Dai limerick sono passata ai saggi, ai racconti per i ragazzi e alle biografie.

La natura è fonte di grande ispirazione per me, così ho scritto molte poesie sul tema della natura. Difatti ho scritto il romanzo A Skyful of Balloons, che ha avuto un buon successo, avendo sullo sfondo il Kashmir, e contiene molte descrizioni dei suoi bellissimi paesaggi.

Se da qualche parte c’è un’ingiustizia, la mia penna comincia a smaniare e non riesco a fermarmi fino a quando non ho scritto qualcosa al riguardo.

SKS: Congratulazioni per il tuo libro, Ballad of Bapu, che è diventato un bestseller. Potrebbe parlarci di come è nata questa idea?

SB: Grazie per i complimenti. Il libro è stato pubblicato nel 2015, e ci ho veramente messa tutta me stessa. Mi è stata fatta molte volte questa domanda. Il libro è il risultato di una sfida lanciatami da uno studente all’università, cui chiesi, dopo che in classe stava riproponendo ogni genere di mito su Gandhi, da dove avesse preso le sue informazioni e se avesse mai letto un libro su Gandhi. Mi rispose scuotendo la testa con fare arrogante e dicendo: “Non ho mai letto un libro su Gandhi, ma se lei scrive una biografia poetica su di lui, prometto che la leggerò. So che lei scrive poesie e anch’io sono un poeta, quindi la leggerò volentieri”.

Dato che mi appassiona la scrittura di componimenti in versi sul genere dei limerick di Edward Lear (5 righe in rima aabba), ho scritto l’intera opera seguendo questo schema metrico: i lettori lo hanno amato molto.

SKS: Quali sono le sue fonti letterarie?

SB: Mentre stavo scrivendo Ballad of Bapu, ho letto più di 200 libri e articoli su Gandhi. La biografia scritta da Louis Fischer, The Life of Mahatma Gandhi, mi ha fornito molte preziose informazioni. Anche The Life and Death of Mahatma Gandhi di Robert Payne è stato di grande aiuto. Ho cercato di leggere tutti gli scritti di Gandhi, My  Experiments with Truth, Hind Swaraj [1909] e il maggior numero possibile dei suoi articoli.

SKS: Che ruolo ha il suo luogo di nascita nei suoi scritti?

SB: Sono nata ad Agra, ma ero poco più che una neonata quando ci abitavo quindi non appare nei miei lavori. Poi mio padre ottenne un lavoro presso la Rajasthan University, nella città di Jaipur, e ci trasferimmo lì. È a Jaipur che ho trascorso la maggior parte della mia vita ed è lì che ho ambientato uno dei miei racconti mystery per ragazzi: The Mystery of the Jhalana Fort.

Le nostre radici sono nel Kashmir, dove avevamo anche la nostra antica casa di famiglia. Per questo molti dei miei componimenti riguardano il Kashmir – la nostra casa, il fiume Ridder, il lago Dal e i legami tra le persone di quel luogo.

SKS: Concorda nel sostenere che la sua posizione accademica nell’ambito delle scienze politiche c’entri con i suoi lavori quali Only in Darkness Can You See the Stars (una biografia su Martin Luther King Jr.), e Ballad of Bapu?

SB: Certo, ha assolutamente ragione. Entrambi i libri nascono da provocazioni che mi hanno rivolto studenti di scienze politiche. Bapu è sempre stato il mio eroe e non ho potuto tollerare che venisse denigrato in aula: me ne sono andata furibonda. Quando la rabbia si è placata, ho cominciato a rimuginare sull’idea di dedicargli una biografia poetica. Era il 2012, il libro è uscito nel 2015.

Poi, in un altro corso in Gandhian Studies, nel 2017, rimasi scioccata dal fatto che gli studenti non sapessero granché di King, eccetto il fatto che fosse un eccellente oratore, un attivista per i diritti civili e che il suo discorso I have a dream fosse molto popolare. Mi suggerirono di scrivere un libro su King , che cominciai senza esitazioni, perché anche lui mi affascina molto. Durante il mio lavoro di ricerca presso The American Centre Library, a New Delhi, per il mio dottorato su Robert Nozick, mi trovai a leggere molte più cose su Martin  Luther King Jr. che su Nozick, pensando spesso che avrei dovuto consacrare il mio post-doc a lui. Lessi ogni libro su King che trovai in quella biblioteca.

SKS: Nonostante i suoi impegni accademici nelle scienze politiche, il suo amore per la letteratura inglese si riflette nei suoi scritti. Ci dica qualcosa al riguardo.

SB: Ho sempre amato immensamente la letteratura. Questa passione è stata trasmessa a me e alle mie sorelle e fratelli da nostro padre, che ci leggeva libri e insieme poi ne discutevamo. Al college ebbi ottimi insegnanti di letteratura inglese e imparai molto da loro; ho recitato in varie rappresentazioni delle opere di Shakespeare e mi sono molto divertita.

Enid Blyton ha avuto una grande influenza durante la mia infanzia e nel profondo del mio cuore ho sempre desiderato di scrivere come lei un giorno; così, la mia carriera letteraria è iniziata con le serie mystery che ho cominciato a scrivere nel 2000. Mio marito dirige un istituto di formazione e ho pensato che questi libri potessero aiutare gli studenti a migliorare il proprio vocabolario: vennero pubblicati solo in poche copie ma ebbero un successo inaspettato, a tal punto che ne tradussi uno, The Mystery of the Relic in Hindi, Meri kahani sunogey?, facendone poi una riduzione teatrale e portandolo in scena in varie parti del Paese. Mi giunsero richieste per pubblicarlo su grande scala, ma poi mi concentrai su altri generi e scrivere per ragazzi divenne secondario. Il campo della Teoria Politica Moderna è la mia specializzazione, ma la letteratura è stato il mio primo amore, mi scorre nelle vene.

 

SKS: Scrivere la aiuta ad affrontare i dilemmi? In che modo?

SB: La vita è un vero enigma e siamo posti di fronte a dilemmi in continuazione, e sì, la scrittura mi aiuta ad affrontarli. Succede che certi avvenimenti mi colpiscano molto e vorrei cambiare drasticamente le cose, ma dato che non sono un decisore politico non ho gli strumenti per farlo e quindi mi rivolgo alla scrittura. Più volte ho risolto un dilemma che mi stava tormentando attraverso il semplice atto della scrittura. Può essere catartico e terapeutico. A volte scrivere è come pensare ad alta voce e, mettendo su carta i propri pensieri, si possono risolvere molti dubbi. Con mio grande sollievo, dopo avere scritto di qualcosa che mi turbava, mi sono resa conto di non trovarmi più bloccata davanti a un bivio. Semplicemente, è così.

SKS: I suoi racconti mystery per ragazzi sono molto apprezzati. Potrebbe parlarci di come sono nati questi testi?

SB: Sì, sono stata piacevolmente colpita dal successo che hanno riscosso questi libri – c’è molto horror e humor in essi. Mi sono ispirata a Enid Blyton e parlano delle avventure dei giovani Razdaan. Mentre tratteggiavo questi personaggi, sono emersi molti elementi autobiografici. Ho scritto sette volumi di questa serie, ma ne ho pubblicati solo tre: The Mystery of the Relic, The Mystery of the Jhalana Fort e The Mystery   of the Pine Cottage. The Mystery of the Whispering Woods non è mai uscito dal cassetto, sta ancora prendendo polvere da qualche parte, eppure penso che sia il migliore.

Ashok, uno dei personaggi di questi libri, ha una spiccata somiglianza con il mio fratello più piccolo, un ragazzino di dieci anni che voleva diventare detective: lo potevi vedere sempre con una lente di ingrandimento, un pezzettino di spago e la testa piena di domande! Ma questo aspirante detective è ora un cardiologo interventista, che cerca di risolvere i malfunzionamenti del cuore! La nonnina delle storie poi è ispirata a mia nonna [ride].

SKS: Scrivere per gli adulti e scrivere per i ragazzi: qual è la differenza? Che genere di accorgimenti bisogna avere quando ci si rivolge a queste due diverse platee di lettori?

SB: Quando scrivo per i ragazzi, devo calarmi nei panni di una teenager, di un’adolescente, e fare parlare i miei personaggi con la loro lingua. I più giovani non ridono alle nostre stesse battute, non puoi menzionare Sartre o Kierkegaard. Nei miei racconti c’è molto humor, horror, complicità scherzosa e burle, e questo è ciò che i lettori giovani hanno apprezzato, chiedendone ancora. Se riempiamo questi libri di sermoni pedagogici, nessuno li leggerà. Analogamente, quando si scrive per gli adulti bisogna fare attenzione che i lettori non li trovino infantili. Però credo fortemente che la noia vada evitata in entrambi i generi.

Ho appena terminato un romanzo che è una satira sull’istruzione universitaria. Visto l’argomento, il libro sarebbe potuto diventare noioso ma ho cercato di metterci molto umorismo. È essenziale rendere le storie così avvincenti da spingere sia gli adulti sia i giovani a continuarne la lettura.

SKS: Quali sono i suoi autori preferiti?

SB: Charles Dickens è da sempre tra i miei scrittori preferiti, si può imparare molto dal modo in cui delinea i personaggi, che li rende memorabili. Ho sempre amato anche Oscar Wilde, Ernest Hemingway, Thomas Hardy ed Edgar Allen Poe. O’ Henry, con i suoi racconti ricchi di colpi di scena, mi affascina molto. Il buio oltre la siepe di Harper Lee è il mio libro preferito in assoluto.  Potrei leggere e rileggere in continuazione i libri di P.G. Wodehouse e Agatha Christie. Apprezzo particolarmente gli autori russi: Leo Tolstoy, Fyodor Dostoevsky, Maxim Gorky, Chekhov, Boris Pasternak e Alexander Pushkin. Alcuni loro racconti hanno avuto su di me un impatto incancellabile. Tra i miei preferiti c’è anche Haruki Murakami.

SKS: Cosa ne pensa della scrittura impegnata?

SB: Be’, non mi è mai stato chiesto di scrivere per uno scopo politico, ma se si tratta di una causa in cui credo, sicuramente non ho alcuna esitazione a farlo.

SKS: Vorrebbe esprimere la sua opinione circa la questione del genere in letteratura o in altre forme di scrittura in India?

SB: I ruoli di genere sono stati definiti in modo stereotipato fin dall’epoca vittoriana. Mi ricordo delle lunghe discussioni che tenevamo al mio corso di letteratura al college sul testo di Ibsen Casa di bambola (1879). Ricordo quanto urtasse la mia sensibilità il tono condiscendente di Torvald. I nomignoli come scoiattolino, uccello canterino, lodoletta non fanno altro che ridurre il ruolo della donna a quello di una suppellettile, di una figura dedita solo alla casa, che non sa nulla di finanza e che si pretende segua pedissequamente i comandi del maschio, per quanto errati. Nora non era ritenuta intelligente, razionale o perspicace: questo era quanto le faceva intendere il suo marito maschilista. “Non comprendi la società nella quale vivi”: così la apostrofava.

Penso che questi netti confini tra i generi si stiano lentamente dissolvendo ovunque nel mondo. Ora, anche nella narrativa indiana troviamo protagoniste donne forti e con una spiccata individualità, con un pensiero proprio e che possono decidere per se stesse. Inoltre si stanno riscrivendo attraverso una prospettiva femminista le storie tradizionali, in cui le donne apparivano fragili.

È rincuorante osservare questa drastica rielaborazione dei ruoli di genere. La narrazione della damigella in pericolo è sostituita da una narrazione in cui le donne giungono in soccorso di uomini che si ritenevano forti. I cavalieri dall’armatura dorata sono ora relegati ai margini della storia e le donne non sono più solo tormentate da dubbi personali e apprensioni. Niente può zittire il loro spirito, hanno iniziato un viaggio alla scoperta di se stesse, parlano con voce propria e mettono in discussione il secolare e inamovibile status quo, misogino e patriarcale. Stiamo assistendo a un sovvertimento delle norme che, da movimento discreto e timido, è diventato ora chiaro e prorompente.

SKS:  Qualche consiglio per i ragazzi e le ragazze che vorrebbero scrivere?

SB: E’ molto triste che alcuni giovani non vogliano leggere i classici. Mi ricordo di uno studente al mio corso di scrittura creativa che mi disse: “Dovremmo iniziare da una lavagna pulita, per quale motivo dovremmo avere nozioni preconcette in testa ed essere influenzati da altri scrittori?”

Be’, tutti i bravi scrittori devono avere qualche elemento nel proprio stile che catturi i lettori – profondità, stile, vocabolario, abilità narrativa – e questo si può apprendere solo se si legge molto. Non si tratta di imitare gli altri, ma solo di leggerli. Da bambina scrivevo furtivamente, senza mostrare le mie cose a nessuno – in particolare a mio padre, che era professore di inglese e un severo grammatico. Temevo che non avrebbe tollerato i miei errori. Ricordo che un giorno buttò all’aria un mio saggio che aveva vinto un premio a scuola, dicendo “Lavora sul tuo stile – LEGGI – LEGGI – LEGGI. Non esistono scorciatoie nell’arte dello scrivere – devi leggere incessantemente”. Così, da quel giorno, cominciai a leggere ogni volume in casa [mio padre aveva una vastissima biblioteca]. Prima di finire la scuola avevo già letto ogni romanzo di Dickens e Thomas Hardy [ebbe un enorme influenza su di me] e dopo, al college, la letteratura è diventata la mia ossessione.

A rischio di apparire pomposa, mi lasci ripetere che non credo di avere un brutto stile e che lo cesello continuamente leggendo senza sosta: devo il mio vocabolario ai libri letti durante la mia infanzia e ai libri che leggo ancora oggi. Può sembrare un po’ bizzarro, me leggo sei libri alla volta! Credo che si debba leggere ossessivamente. Chiamatela stravaganza o mania, ma non faccio altro: se vuoi diventare uno scrittore, scrivi almeno un’ora al giorno. E leggi in ogni momento libero: il buono, il brutto, l’orrendo, e alla fine svilupperai la tua voce unica, che avrà la propria intonazione e timbro. Dico anche di non temere le critiche: si può migliorare molto rimanendo aperti alle critiche. E osserva con attenzione: osserva il più piccolo dettaglio attorno a te e conservalo a memoria futura. Per esempio, se una scena a cui hai assistito alcuni anni fa ha colpito la tua fantasia, puoi recuperarla dalla tua memoria e usarla. Io l’ho fatto molte volte.

 

[1]Limerick =  breve componimento poetico tipico della lingua inglese, caratterizzato da una metrica ferrea e contenuto umoristico anche nonsense, il cui scopo è suscitare l’ilarità, a volte in maniera polemica e tagliente, a volte con toni più giocosi.

Intervista tratta dal libro Writers Speak, a cura di Sagar Kumar Sharma, Signorina Press, 2021.  Traduzione italiana a cura di Milena Patuelli.

foto Milena

Milena Patuelli: Sona laureata in traduzione e ho dedicato la mia tesi alla narrativa postcoloniale femminile in Africa. Ho lavorato come editor, operatrice culturale, insegnante di italiano L2, animatrice di progetti di cooperazione internazionale. In tutti i luoghi in cui ho abitato, tra l’Italia e il Belgio, mi sono affiancata alle lotte delle e dei migranti per i diritti sociali e contro ogni forma di discriminazione e ho sostenuto iniziative di diffusione culturale dal basso. Culturalmente avida, i miei interessi spaziano dai gender studies, all’economia sociale, al birdwatching, ma non chiedetemi di discuterne sui “social”.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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