È tutta una simmetria
questa vita
come crepuscolo
che si frantuma
in luce,
come vento
mutato
in aria.
Bologna, marzo 2019
***
Cantarono gli Dei delle forme splendide del Paradiso; ne cantarono con il cuore colmo di gioia, gli occhi pieni di vita.
Forse è così che son nati gli uomini: Dei assuefatti dalla bellezza di questo nostro mondo, tanto da privarsi dell’Olimpo per poter essere umani, per sentire la terra fra le mani, la luce del sole sulla pelle e respirare l’aria degli alberi.
Forse è/era questo il Paradiso e forse la società ne è l’Inferno.
Bologna, giugno 2019
***
Mediterraneo
In terra d’oltre mare
ho udito cantare
di uomini stanchi
di non ascoltare
di chi si fa massacrare
nell’acque d’un mare
che ci fa annegare
nel falso ideale
di ciò che giusto è fare.
****
I silenzi della mia mente
si strappano tra le angosce
stridule di suoni
che martellano ritmi
soffocanti in cui
l’anima mi si corrode
e piango lacrime di sale amaro;
il mio corpo è morto
sformato in forma
che non amo
che mi priva della mia virtù
rassegnandomi al mare
unico a svestirmi
ad amarmi tra le acque in tempesta;
(Oh mare) fammi annegare
cullandomi fra le irose tue onde
sradicandomi come fece Tempesta
soffio tedioso
caos afoso.
Psiche malata uccide
mente perisce
in me essere finito
animo infinito e volerò
libera come i gabbiani:
Taci, odi, respira
salsedine nei polmoni,
vola,
l’aria spinge sotto le ali,
le dita sfiorano l’acqua
il sole riscalda la pelle,
natura simbiotica
equilibrio divino.
Casta bianca
vergine puttana,
seno turgido,
spalle aperte
e ti respiro come la neve
pelli nude attaccate:
natura alla natura
corpo al corpo,
e il vino scorre come il sangue
della tua erezione,
scorre in noi tra le gole secche,
le labbra rosse,
le vene gonfie
e ci inebria
ci libera
lo senti il piacere?
Arance innevate
trascinatemi tra le onde
del mio mare
tra la cantilena del mio dialetto
Respiro i limoni
campagne verdi
erba secca
acqua tiepida.
Lava secca mutata in pietra
nel mio cuore
le parole
nei miei sogni
l’illusione.
Isola lontana,
isola massacrata
fimmina cammurriusa
macci affettuosa
cullami ancora
uccidimi come già hai fatto
abbandonami all’insulso
mio ideale di libertà
e trascinami nel tuo ventre
sudicio d’omertà
tra il tuo vento
di malignità.
La morte non esiste,
la morte siamo noi, silenti
anime squarciate dai rami
secchi dell’inverno,
accecati dalla luce bianca del cielo
e vedo nebbia
e vedo neve
e vedo te,
tra la nebbia, i versi, i sensi
tra la libreria impolverata.
Tormentata anima
bugiarda, irosa,
tiranna scontrosa.
Bologna, febbraio 2018
***
Ultimo giorno d’esilio
È finito il nostro tempo,
è trascorso impavido e arrogante questo tempo
ed è andato via lasciandoci qui, lasciandoti qui.
– Sei morta estate,
morta nell’esilio di questa
terra d’oltre mare. –
Catania, 11 settembre 2018, h 1:10
***
ATTO I
O Luna,
tu non m’ami!
– osservo il Narciso suo specchiarsi
in Mare. –
O Luna,
tu, così indigente d’animo,
non m’ami!
– osservo il riflesso suo
ma senza Mare. –
ATTO II
Mare mi accoglie,
mi protegge,
e mi sradica
contro le sue più massicce
antiche rocce,
mi frantuma
mi ricompone.
O Luna,
che osservi invana
me annegare;
O Luna,
che scruti impassibile
il corpo del tuo amore
sprofondare
fra le intemperie di Mare.
O Luna,
che ti specchi
invano
di tanto fallace dolore,
Or ch’in me si muore
io non odo alcun rumore [silenzio dello sprofondo]
e tu non vedi ancor questo mio dolore.
[più nessun colore]
– Si svela il Narciso tuo specchiarti:
Inganno di Mare. –
O Mare,
lasciami mostrare come appare
dal fondo del tuo (a)mare
che bisogna prima sprofondare
per riuscir poi a colorare
tutto questo, profondo, te guardare
me sprofondare.
Bologna,
24 ottobre 2018, in un pomeriggio caldo d’autunno
***
Se il mare avesse i tuoi occhi
liberi,
sconfinati,
profondi.
Se l’alba avesse di te la forma
calda,
sicura come
il rifugio più isolato di questo mondo,
forse a guardalo
potremmo riuscire
ad amarlo,
questo nostro mondo,
che di tutto ci priva
che d’ogni emozione
ci confina
nell’assurdo pensare
che non basta solo
l’amare.
Bologna, marzo 2019
***
Penso e ripenso
fra palazzi di cemento
che forse sto mentendo
a questo mondo che non riesce più a comprare del povero frumento;
non lo sento il ricompenso
di un lavoro
semi onesto,
non vedo
il senso
di questo morir di fame
senza un compenso
che sia allo stesso tempo
un giogo del mal contento primordiale,
la fame.
È ora l’ora di smettere di sognare
una società che non vuole ammazzare
questo nostro senso popolare.
Fermo, (Marche) aprile 2019
***
X Agosto
Isolati nell’universo
contempliamo
stelle ormai spente,
luci di un mondo
scialbo,
soffocato dal
tedio di uomini
esausti.
Catania, 10 agosto 2016, h23:45
Foto nell’articolo di Viviana Annio
Nata d’inverno
cullata dal mare
fra i fichi d’india, i campi di grano
e il funesto vulcano.
Ora, fuori porta San Vitale,
vivo d’un abissale
sognare.
Note biografiche di Valentina Lombardo:
Mi chiamo Valentina, ho 24 anni e studio a Bologna dal 2016, quando decisi di intraprendere la carriera universitaria, all’Alma Mater Studiorum, in Lettere moderne. Ad oggi, dopo aver effettuato un passaggio di corso, studio Antropologia, religioni e civiltà orientali.