Inediti di Eleonora Negrisoli – dalla quinta edizione di Muri di Versi Via Fondazza 29 e 30 giugno 2019 selezione di Bartolomeo Bellanova

Bozzetti

Arco

Questo non è un manifesto politico,

è un invito all’Umanità.

È una preghiera gridata

a un cielo impazzito.

 

Menti incapaci di conoscere il confronto,

di comprendere l’alterità.

Corpi adagiati sopra materassi di convenzione

corpi crogiolati sotto il sole nero dell’odio.

Architetti di confini,

muratori di superfici,

operai di contorni:

lavoratori del male

dentro case blindate.

Ma devo

devi

dobbiamo

bussare alle porte di quelle fragili abitazioni,

chiedere con educazione: posso entrare?

Se è necessario, sfondare la soglia.

Varcare la frontiera coatta

posta tra noi e gli altri,

e poi aprire le finestre

per trasformarle in varchi infiniti.

Costruire un intento condiviso, una destinazione comune.

Ridere e urlare che:

l’alterità è l’alternativa!

ai sommersi e ai salvati,

alle minoranze oppresse

ai pellegrini di terra e di mare

ai demoliti, scappati e poi, nuovamente distrutti

alle anime belle anime itineranti

frantumate

dal Turismo della Morte.

 

C’è bisogno di luce di un briciolo di luce – di uno squarcio di cielo non impazzito,

ma limpido e candido come certi occhi la mattina.

E c’è bisogno di campi coltivati, con cura dolce e maniacale

non più terra incarcerata / strozzata / soffocata: le radici devono crescere libere!

espandersi verso l’Altro!

E c’è bisogno di un nuovo consumismo, quello delle piccole cose

e di scogliere l’acido – farlo diventare miele

e di immagini sacre ma non sante – cucite addosso ai nostri organi.

E c’è bisogno di ribellarsi a questa lenta agonia,

di opporsi al crepuscolo dell’Umanità.

E c’è bisogno di ridere e urlare che:

l’alterità è l’alternativa!

 

Io ancora credo nella diversità che stravolge,

nell’incanto irruento dell’incontro.

Non dare per scontata la bellezza sottile delle mani che s’incrociano.

Io voglio un luogo di matasse di dita, di nodi di corpi

perché ci vogliono compromessi e mani pronte anche se son rotte:

è un orario di lavoro costante, quello dell’Empatia.

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Bicicletta

Delle strade del vento

non c’è più traccia.

I fumi tossici hanno deviato il percorso,

sentieri sotterrati

da voci di anidride carbonica.

 

Abbiamo smarrito

la lingua del frumento

le parole delle onde

le frasi della torba

gli aggettivi delle conchiglie.

 

<< il tempo delle case di terra

è ormai lontano,

l’ultima casa costruita con questa tecnica

risale al 1920, poi

travolta dal mattone e dal cemento.>>

 

E io, io

che non ho mai conosciuto

questo sacro codice antico

conservo soltanto

la nostalgia delle cose perdute.

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Migro da me stessa

per farmi giudice spietato,

ergermi dio intransigente.

Guido le mie ginocchia

a terra

lì dove le induco a strisciare

su pietre minuscole e roventi.

Smembrare la carne – così ridotta

a osso sfatto.

 

[ pupille dilatate – bulbi strabuzzati

risata isterica – parole di scherno ]

 

Sono io,

sono io il grottesco giullare

della mia corte decadente.

Presa di coscienza:

abbracciare il danno

la colpa

la beffa

dimenticare la pena

il processo

l’ergastolo.

 

Come è dolce poi,

quel lento

riconfluire

dentro me stessa.

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Ruota

Sul ginocchio sinistro avevo una crosta,

una ferita spalancata

dalla mia indole di bisturi.

Mi bruciava, eppure

non riuscivo a non volerle bene:

era il mio male abortito,

dovevo prendermene cura

secondo una delicata teoria del flagello.

 

E sono andata nella città dei gatti

gli inquilini del porto

e ho visto enormi pance grasse

fare saluti ai pesci

e c’erano strette strade di selva

per scivolare giù,

in rantoli contenti.

Poi, il mare – quel dio sconosciuto

ha amplificato il respiro,

sciolto il sangue e il pensiero.

 

Sul ginocchio sinistro avevo una crosta,

si è rammollita la scorza.

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Bozzetti

da dove vieni,

da dove vieni Inquietudine?

mi trascini via,

mi conduci sconcentrata

concentrata nel luogo dei morti / nel giorno dei morti.

nostalgia di ceri funebri.

l’eco di un inno solenne

mi riempie il volto;

lumi cattolici,

preghiere di solitudini altrui,

chissà che assolvano la mia colpa / la vostra colpa.

mento ai miei vortici interni

accarezzandomi – sussurrandomi

che il canto degli altri basti a redimermi.

cielo catturato da oscurità liquida,

bambini di maschere maschere di bambini

inciampano nella notte dei morti-viventi,

un tossico

mi scruta

si avvicina

mi parla

non mi spaventa

ma mi grida scusa!

dal centro della piazza.

riflessi gialli di fanali impazienti

rossi di occhi disattenti / deviati / nevrotici.

r u u m O o o O O r e E E E E E e e .

tocco l’assenza,

di sottofondo un coro

sacro come le cose strazianti.

 

Foto nell’articolo di Viviana Annio

dav

 

Nota biografica:

Eleonora Negrisoli ha 23 anni e proviene da un paesino sperduto nella pianura padana. Da ormai tre anni è trapiantata in quella che considera la sua vera terra, Bologna. Qui studia lettere moderne, da sempre infatti la letteratura è la sua più grande passione. Soffre di un particolare debole per la Poesia. Leggerla e scriverla è il suo modo di sconnettersi / connettersi a sé e al mondo. Si dedica con anima e corpo al lavoro di squadra all’interno del collettivo Muri di Versi per la realizzazione degli eventi poetici e di strada che si stanno caratterizzando per qualità  e coinvolgimento di tanti giovani e … meno giovani.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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