“Il mondo si è indebolito” Poesie di Rao Jinhui e Ni Zhou, lavoratori migranti dalla quarantena rurale, a cura di Federico Picerni

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Sottraggo pochi secondi alla lettrice o al lettore per una breve nota, da conoscere prima di addentrarsi nella lettura di queste poesie. Entrambi gli autori sono lavoratori migranti: provengono dalle vaste aree rurali della Cina, ma passano gran parte dell’anno a lavorare in città come operai. Il capodanno lunare (impropriamente noto come “capodanno cinese”), che quest’anno cadeva il 25 gennaio, è una delle rarissime occasioni in cui chi si trova in questa condizione può tornare al luogo d’origine per riunirsi alla famiglia. Quest’anno, la tradizionale festività ha coinciso lo scoppio dell’epidemia. Tradizionalmente, per il capodanno lunare si trascorre una settimana a casa, “la settimana dorata”. Dopo l’annuncio dell’emergenza nazionale il 22 gennaio e l’isolamento della provincia dello Hubei, dove si trova Wuhan, il 23, le ferie sono state prima allungate di una settimana, poi fino a nuovo ordine. Molti sono rientrati in città non prima di metà marzo. È bene tenere presente questi fatti perché, come risulterà chiaro, i due elementi – il ritorno alla campagna natia, con tutto il suo portato nostalgico e contemplativo, e il virus che infuria – si incrociano, amalgamandosi con la soggettività creativa degli autori e producendo, in poesia, un incontro singolare e affascinante. – F.P.

 

Rao Jinhui 饶金辉

 

Lavoratore temporaneo

 

Sui passi del dodicesimo mese (*)

avvolgo e comprimo

l’amarezza di un anno

senza far rumore la ripongo nel cuore

nascosta in un angolo

con bei vestiti alla moda

sostituisco l’uniforme sempre uguale

la valigia che trascino con me

trabocca di frammenti di città

alla rinfusa

la gioia

che riporto a casa

aspetta apprensiva

la prossima partenza

 

6 gennaio 2020

 

(*) Ultimo mese dell’anno lunare.

 

劳务

踩着腊月的脚步

把一年的辛酸

捆紧 压实

悄悄藏在心上的

某个角落

用时尚的装扮

替换掉单调的工装

拉在手上的行李箱

塞满了城市的

零零碎碎

带着回家的

喜悦

忐忑着

下一个离别

2020.1.6

 

 

 

In campagna a scampare l’epidemia

 

Sulla viuzza di campagna

un vecchio bue si attarda a tornare

senza mascherine a ostacolarlo

mastica disinvolto

il tempo languido

il fumo dei camini al tramonto

come fuochi d’avvertimento

propaga

un antico segnale

come sempre sorge il sole

come prima sbocciano i fiori

e monti e fiumi

e vino e poesia

il panorama è d’incomparabile bellezza (*)

a parte il prolungamento del viaggio

non avverto proprio

molte anomalie

solo lo schiamazzo di madre e figlio

nostri vicini che litigano

per lanciare i petardi

inavvertitamente

squarcia il silenzio della campagna

 

19 febbraio 2020

 

(*) Verso citato da una poesia “paesaggistica” di Mao Zedong del 1934, “Huichang”.

 

 

乡间的小路

走着晚归的老牛

没有口罩的束缚

肆意嚼着

慵懒的时光

黄昏的炊烟

像示警的烽火

传递着

古老的信号

太阳照常升起

花儿照样开放

有山有水

有酒有诗

风景这边独好

除了推迟的行程

我并没有感觉到

太多的异样

只有邻居母子俩

为了要不要放鞭炮

而争吵的声音

不经意间

划破了乡间的寂静

2020.2.19

 

 

Un vecchio slogan sul muro del villaggio

 

“Diecimila anni!” (*)

alla fine si è rivelato solo un sublime

desiderio dell’umanità

ma chi pur vivendo

è potuto sfuggire a

vecchiaia

infermità

malattia

morte

coloro che un tempo

gridavano “diecimila anni”

marciando ben incolonnati

con devozione

se ne sono andati al seguito dei “diecimila anni”

soltanto un muro sporco

ancora trattiene

le tracce di ieri

già rosso scarlatto, oggi rosso sangue di maiale

lo slogan “diecimila anni”

chiaro come allora

 

24 febbraio 2020

 

(*) La locuzione wansui 万岁 traduce il nostro “evviva”, ma letteralmente significa “diecimila anni”: un tempo era l’appellativo augurale che si rivolgeva devotamente all’imperatore, ma a partire dal primo Novecento ha assunto un significato più “popolare”, scandito dai grandi movimenti di massa non come augurio per il sovrano, bensì come slogan. Durante la Rivoluzione culturale (1966-1976) era comune dipingere su facciate e interni, a caratteri cubitali rigorosamente rossi, questi “evviva” (o “diecimila anni”) al presidente Mao e al Partito comunista cinese. Ancora oggi nei villaggi di campagna, ma anche in alcune zone urbane, non è raro intravedere queste scritte, benché sbiadite dal tempo.

 

遗留在农村墙壁上的标语

 

“万岁”

终究只是人类

一个美好的愿望

生而为人

有谁能逃脱

那些曾经高呼

“万岁”的人

正排着队

虔诚地

追随“万岁”的脚步而去

只有斑驳的墙壁

还残留着

昨日的印迹

从鲜红到猪血红

“万岁”的标语

依旧清晰

2020.2.24

 

 

Rao Jinhui (1)

Rao Jinhui: Nato nel 1983, originario della provincia dello Hubei, nella Cina centrale, da anni lavora nelle zone ad alta industrializzazione del Sud del Paese. Appartiene a quello che definisce “lo strato più basso” della società cinese. Secondo le sue stesse parole, “di tanto in tanto” ama mettere in forma di parole i fatti di cui è testimone e le emozioni che gli inducono.

 

 

 

Ni Zhou 逆舟

 

Distanza dal coronavirus

 

un casuale colpo di tosse

fa sospettare

anche uno starnuto

fa sospettare

ieri il vicino aveva mal di gola

l’ha preso un’ansia da morire

basta sentire il minimo fastidio

per sospettare

quello stramaledetto virus

 

da un mese

sospettiamo che il virus si nasconda in un angolo buio

e possa coglierci indifesi

e ignari

 

与新冠病疫的距离

 

偶尔咳一声

就疑心

打一个喷嚏

也疑心

昨天邻居喉咙痛

紧张得要命

身体只要有一点点不适

总是疑心

那个该死的病疫
一个月以来

总疑心病毒躲在某个黑角

落我们手无寸铁

又毫不知情

 

Disinfestazione

 

a causa del nuovo coronavirus

il villaggio ha organizzato la disinfestazione

si disinfettano gli alberi

si disinfettano le piante

si disinfettano le case

si disinfetta l’aria

 

per la verità, nel nostro villaggio

non ci sono contagiati

ma poiché sul cellulare e in tv

si parla solo di nuovo coronavirus

ci sembra come se fosse già qui

nel villaggio

 

消毒

 

因为防控新冠肺炎

村里组织消毒

给树消毒

给草消毒

给房子消毒

给空气消毒
其实,我们村子没有

新冠肺炎患者

因为手机上、电视里

全都是新冠肺炎的消息

感觉那些病毒也来到了

村里

 

Changsha, oggi

 

oggi sono venuto a Changsha

e mi sono accorto che le strade

non sono quelle strade

le case non sono quelle case

nemmeno il cielo è quel cielo

e le persone non sono quelle persone

 

verso tutte queste cose e persone di cui non mi ero mai accorto

oggi mi ritrovo guardingo

e anche loro saranno guardinghe verso di me

ci teniamo d’occhio l’un l’altro

tratteniamo il respiro

come se ci fosse successo qualcosa

il mondo si è indebolito

 

 

此时,长沙

 

今天,我来到长沙
发现街道

不是那街道

房子不是那房子

天空也不是那样的天空

人群不只是人群
这些之前我从不注意的事物和人

此时,我对他们小心翼翼

他们对我应该也是小心翼翼

我们相互小心,屏住呼吸仿

佛经历了什么

世界变得脆弱

 

 

NiZhou (1)

Ni Zhou: Originario della provincia centro-meridionale dello Hunan, dove è nato nel 1973, si identifica con la vasta schiera di operai migranti che si spostano dalle campagne per lavorare in città. Da diversi anni lavora come edile a Changsha, capoluogo dello Hunan. Nel tempo libero dal lavoro, scrive “poesia operaia”.

 

 

Tutte le poesie qui tradotte sono state pubblicate per la prima volta sul blog Gongren shige (Poesia operaia). Traduzione italiana di Federico Picerni, per gentile concessione del traduttore. 

 

Immagine di copertina: Foto di Aritra Sanyal.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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