Il Mediterraneo al centro della Summer University di EMUI Euro Med University

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A Bologna, tre giorni di dibattiti, conferenze, presentazioni di opere e lavori per un confronto continuo sulle migrazioni nel merito del complesso tema delle identità culturali di Michela Zanarella

L’Emui – EuroMed University (www.emui.eu) è una realtà interuniversitaria dell’Unione europea molto particolare: ha la sede principale in Italia, presso il monastero degli Olivetani in Salento e un’altra in Spagna, a Madrid. La sua struttura innovativa, considerando che si tratta di una ‘piattaforma’ che include diverse istituzioni nell’area del Mediterraneo (l’Università del Salento; l’Università di Foggia; l’Università Complutense di Madrid; l’Università di Gerusalemme; l’Università di Rabat; l’Università del Cairo), mette al centro della formazione prima di tutto lo studente, il quale deve sentirsi completamente libero e motivato nelle sue scelte orientative. La programmazione generale, condivisa dai diversi atenei, è il punto di forza di questa rete, che mira a formare l’individuo nel rispetto delle identità, garantendo un dialogo come modello di equilibrio. Perché, quindi, il progetto ‘Summer University’ a Bologna? La ‘Dotta’, come viene soprannominata la città emiliana, ospita la più antica università del mondo occidentale, che risale al 1088. Ogni anno, essa richiama studenti da tutta Europa ed è una vera e propria ‘fucina’ della conoscenza. La scelta di Bologna ha dunque un significato che va oltre i luoghi: indica un ‘ponte culturale’ e sociale, spazio ideale di confronto e di crescita. Dal 25 al 29 settembre scorsi, alla Cineteca di Bologna, Emui ha realizzato una serie di incontri, patrocinati dal comune, con docenti e intellettuali, focalizzando l’attenzione proprio sul Mediterraneo: uno spazio ‘globalizzato’, che unisce Europa, Africa e Medio Oriente. “Uno scenario di scontro e incontro tra cristianesimo e islam, confine tra Nord e Sud del mondo, laboratorio per l’efficacia di ogni politica per la cooperazione”, come lo ha definito Attilio Pisanò, dell’Università del Salento, nel suo intervento: ‘Identità, flussi migratori, modelli di benessere’. Parlare di Mediterraneo significa, ovviamente, affrontare una tematica ampia e complessa, che vede nei flussi migratori una realtà sempre attuale, da monitorare costantemente. E’ proprio partendo da dati e statistiche che Antonio Ciniero, dell’Università del Salento, ha illustrato un cambiamento delle politiche migratorie, in seguito alla crescita notevole dei ‘movimenti’, in particolare di rifugiati e richiedenti asilo. L’incremento dei flussi migratori via mare ha portato i governi ad agire con forza sui controlli d’identità, intensificando la cooperazione in materia di sicurezza secondo le normative europee. La proiezione di un estratto del documentario ‘Il viaggio di Drissa’ ha permesso di ascoltare la testimonianza di un ragazzo che si è affidato al mare con la speranza di un mondo migliore. La sua esperienza toccante è comune a tanti giovani, che fuggono da guerra e disperazione. Mercoledì 27 settembre, l’incontro ‘La luce del Mediterraneo: Pasolini e Caravaggio’ ha visto invece l’intervento di Roberto Chiesi, noto critico cinematografico e responsabile del Centro Studi-Archivio ‘Pier Paolo Pasolini’ della Cineteca di Bologna. Lo studioso ha messo a confronto due personalità diverse, ma allo stesso tempo affini: il pittore lombardo e lo scrittore friulano. Entrambi hanno avuto esistenze segnate allo scandalo; entrambi si sono ispirati, nelle loro opere, gli ultimi, agli emarginati, agli umili; entrambi, infine, sono morti disperatamente, nel pieno della loro attività. Caravaggio frequentava il sottobosco delle osterie; Pasolini si aggirava, invece, nelle borgate romane. Due protagonisti che vivevano il mondo così come lo hanno descritto artisticamente. Sul pittore bergamasco, Pasolini scrisse, nel 1974, il saggio ‘La luce di Caravaggio’,dove l’intellettuale rivelò che tutto ciò che sapeva su Caravaggio lo doveva al professor Roberto Longhi, durante le sue lezioni di Storia dell’arte negli anni universitari a Bologna. Tra Pasolini e Caravaggio è insomma emersa una continua ricerca di salvezza all’interno della Storia, attraverso la natura e il mondo. La costante oscillazione tra luce e tenebra, dolore e miseria, fa parte di una particolare sensibilità, che sfocia in passione autentica per l’umanità. A chiudere la ‘tre giorni’ di lavori, l’incontro: ‘La voce delle donne nella letteratura’, in cui la docente dell’Università di Bologna, Sana Darghmouni, ha parlato di una delle autrici più conosciute nella letteratura araba contemporanea, in generale e in quella femminile: Sahar Khalifa. Attenta alle problematiche sociali e alla condizione delle donne, la scrittrice palestinese racconta non solo le tensioni del suo popolo, ma anche il complesso rapporto tra uomo e donna. ‘La svergognata: diario di una donna palestinese’ è il romanzo simbolo di una lotta per il rispetto della propria libertà di donna contro ogni forma di persecuzione. Altra intellettuale impegnata nel sociale è la scrittrice, poeta e giornalista libanese, Joumana Haddad, tradotta in diverse lingue, che scrive con le ‘unghie’, scavando e sfidando le censure e i tabù di ogni genere. La sua scrittura ha un forte richiamo al corpo, alla sensualità. E, per tali motivi, quest’intellettuale si è spesso ritrovata al centro di polemiche per la sua volontà di denunciare, attraverso la poesìa, i diritti umani violati in tutto il mondo. Significativo anche l’intervento dello scrittore e poeta bolognese, Bartolomeo Bellanova, che ha presentato l’antologia: ‘Muovi menti segnali da un mondo viandante’, edita da Terre d’Ulivi. Un progetto letterario ambizioso, che ha raccolto la voce di 46 autori provenienti da diverse parti del mondo, alcuni poeti, altri rifugiati e studenti. Il ricavato della vendita del libro viene devoluto all’associazione non profit ‘Amal for Education’, al fine di creare un ‘ponte ideale’ con i bambini siriani colpiti da cinque anni di guerra civile. “La storia umana è fatta di spostamenti”, ci ha detto a margine dell’evento Bartolomeo Bellanova, “ed è necessario non dimenticarlo”.

Per gentile concessione di www.periodicoitalianomagazine.it

Si riporta di seguito  l’intervento di Attilio Pisanò durante la giornata dedicata a “ Identità, Flussi Migratori, Modelli di Benessere” della Summer school University di EuroMed University – Bologna 26 settembre 2017

Interrogarsi sulla possibilità di considerare il Mediterraneo come un’area geopolitica significa porsi il problema del collante che unisce i popoli rivieraschi. Se è difficile ricondurre ad unitarietà sistemi sociali e politici distanti, è altrettanto vero, però, che il Mediterraneo è oggettivamente uno spazio segnato da interrelazioni che creano legami. I rapporti energetici, la questione migratoria, la pacificazione dell’area sono tutte tematiche che uniscono inesorabilmente Europa ed Africa, Africa e Medioriente, Medioriente ed Europa. Il Mediterraneo, infatti, è ‘spazio globalizzato’ per definizione che tende ad allargarsi sino ad includere Paesi geograficamente distanti, l’«altro mediterraneo», per evocare Braudel.

L’esistenza di un’interdipendenza economica, politica, fattuale, però, non significa comunanza culturale, capacità di unificare intorno ad elementi comuni o fondanti. È questo il punctum pruriens della questione mediterranea. Senza una minima comunanza assiologica, senza una visione politica d’insieme, senza un accordo sui princìpi fondanti è difficile individuare le norme regolative dei rapporti tra gli Stati rivieraschi e, in via più generale, è bene interrogarsi se ha senso parlare del Mediterraneo come Unità. Sul punto, fa specie pensare che l’Unione per il Mediterraneo sia nata senza una Carta mediterranea dei diritti. Senza, cioè, una Carta fondante capace di dare sostanza ad un incipiente processo costituente.

Andare oltre il paradigma statualistico è pressoché impensabile senza la determinazione di un piano assiologico metastatale. Saldare i legami tra attori che agiscono, razionalmente ed utilitaristicamente, perseguendo propri interessi specifici non significa creare una Unione, un Tutto organico. La letteratura giusfilosofica sei-settecentesca, che tese a delineare il processo genitoriale della società e dello Stato, attraverso un atto spontaneo di adesione, come il contratto, sarebbe ricca di esempi e metafore per comprendere come sia difficile superare la volontà di tutti per costituire una volontà generale. Da questo punto di vista la sfida sembra già persa. Il Mediterraneo non solo è crogiuolo di interessi politici ed economici globali e non solo mediterranei, ma è un’area sulla quale insistono organizzazioni internazionali diverse, per natura, scopi, efficacia. Il solco tra un mediterraneo europeo sviluppato economicamente, laico e laicistico, liberale, libertario e liberista e un Mediterraneo non europeo è sempre più evidente.

Il Mediterraneo è quindi archetipo per eccellenza: spazio globalizzato, scenario di scontro e incontro tra cristianesimo e islam, confine tra Nord e Sud del mondo, laboratorio per l’efficacia di ogni politica per la cooperazione. La capacità di dare una risposta alle questioni geopolitiche poste dal Mediterraneo, utilizzando i diritti come ponte tra popoli, culture, civiltà differenti, significa, trovare ricette capaci di essere utilizzate su scala universale. In ciò riposa la rilevanza dell’archetipo mediterraneo.

[per gentile concessione di NOMADS _ Mediterranean Perspectives – Critical Journal of Social and Juridical Sciences]

Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: Credo (2006), Risvegli (2008), Vita, infinito, paradisi (2009), Sensualità (2011), Meditazioni al femminile (2012), L’estetica dell’oltre (2013), Le identità del cielo (2013), Tragicamente rosso (2015). In Romania è uscita in edizione bilingue la raccolta Imensele coincidente (2015). È inclusa nell’antologia Diramazioni urbane (2016), a cura di Anna Maria Curci. Autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese. Ha ottenuto il Creativity Prize al Premio Internazionale Naji Naaman’s 2016. È ambasciatrice per la cultura e rappresenta l’Italia in Libano per la Fondazione Naji Naaman. È alla direzione di Writers Capital International Foundation. Socio corrispondente dell’Accademia Cosentina, fondata nel 1511 da Aulo Giano Parrasio.

Attilio Pisanò, PhD, è Prof. Associato di Filosofia del Diritto e Presidente del Corso di Laurea in Scienze politiche e delle Politiche Internazionali. Docente di Diritti Umani, Filosofia del Diritto e Bioetica, è Componente del Centro di Bioetica e Diritti umani, dell‘International Center of Interdisciplinary Studies on Migrations, della segreteria di redazione dell’Enciclopedia di Bioetica e Scienza giuridica, cui lavorano congiuntamente l’Università Cattolica di Roma e il Centro di Bioetica e Diritti umani dell’Università del Salento. E’ stato Visiting Professor presso la Universidad del Magdalena (Colombia); ha svolto attività didattica presso la University of Istanbul, la University of Tallin, la Universidad Rey Juan Carlos (Madrid), la Universidad San Pablo CEU (Madrid), la Universidad de Sevilla, la Universidad de Valencia, la Universidade de Beira Interior (Covilha, Portogallo).

 

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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