Due rose bianche galleggiano in mare, posate dolcemente sulle onde di un mare calmo in memoria della madre e della nonna del protagonista, Julio, perché “il mare è il miglior postino degli spiriti”[1]. Questa immagine rappresenta con dolcezza l’omaggio della fidanzata Mariana e simboleggia con delicata bellezza l’argomento del libro “L’ultima pelle”: la morte di una persona cara e i cambiamenti che produce nella vita e nell’animo di chi resta. Scritto in Brasile in lingua portoghese nell’ottobre del 1989, nove mesi dopo la morte della nonna materna, tradotto in italiano da Antonello Piana, con la collaborazione dello stesso autore, che si era nel frattempo trasferito in Italia, approda ora in libreria, grazie all’impegno dei famigliari e degli amici dell’autore.
Si tratta di un libro complesso, che si presta a varie chiavi di lettura: “un diario della maturità incipiente”[2] come lo definisce lo stesso autore nella postfazione del 2008; un testo di riflessione profonda sul rapporto con il tempo e con il senso della propria vita e di quella degli altri; il diario di un giovane che vive l’esperienza dolorosa della morte della nonna, che era stata per lui e il fratello una mamma, dopo la morte di quest’ultima; un libro con varie domande aperte su temi ancora attuali come le decisioni sul fine vita; un racconto di trasformazioni personali con uno spaccato del Brasile degli anni 80, dilaniato dall’inflazione; la storia di un’esperienza che purtroppo accomuna tutti, la morte di una persona cara e i cambiamenti interiori e esterni che ne conseguono; “Il lungo apprendistato del congedo”[3]; un libro con inquietanti interrogativi sul suicidio e la vecchiaia; una saga familiare, di un padre ritrovato troppo tardi, di una sorella conosciuta da adulta; la storia di una nonna leggendaria, con facoltà paranormali, un invito alla felicità e a valorizzare la propria unicità imperfetta, come il Filottete di Sofocle; una meditazione sulla morte e l’elaborazione del lutto, una magistrale lezione di letteratura[4] … E si potrebbe continuare …
Il diario della malattia e della morte della nonna è intervallato da riflessioni sull’esperienza del dolore e fornisce uno stimolo prezioso: “Cercarne l’essenza con gli strumenti dell’arte”[5] è il ruolo dello scrittore, secondo il quale “il dolore è una finestra aperta su un paesaggio nuovo che può essere conosciuto solo attraverso di essa”.[6]
Recensire il testo, già letto 20 anni fa per la disponibilità dell’autore che aveva chiesto consigli e giudizi a noi studenti – dopo la morte del suo autore, rende ancora più fecondo il percorso di elaborazione del lutto in esso narrato. L’amore per la vita – nonostante le cicatrici- mi sembra alla fine l’insegnamento più prezioso di Julio. L’amore in tutte le sue forme, platoniche e sensuali, l’amore per una causa ideale o per un animale o per la propria porzione di mondo.
L’amore sempre presente nelle opere di Monteiro “…perché l’amore, pienamente compiuto o conflittuale, è sempre presente nei miei racconti e nei miei romanzi”[7].
“Che emozione quando saltava l’energia elettrica e mia nonna prendeva una candela accesa e la inclinava appena sopra una foto di giornale, che sceglievo io. La cera gocciolava lentamente e noi aspettavamo che si indurisse. Poi, eccitati, la staccavamo dalla carta per vedere l’impronta lasciata dall’inchiostro della foto sulla cera calda, una copia perfetta. E quando la luce tornava, mettevo le mie “foto”dentro la scatola dei dolci tonda, bianca e azzurra, con il disegno della cattedrale. Lì dentro c’eri tu, mondo mio, quel poco che di te riuscivo a catturare con la cera calda. Ora capisco quanto già allora ero innamorato di te, e che matrimonio felice è stato il nostro”.[8]
“Oh mondo del sole sulla braccia salate, mondo delle lampadine da sessanta watt, mondo degli Antenati. Oh mondo del bolero, del gelato alla stracciatella, del computer nuovo, dell’edicola dell’aeroporto. Oh mondo delle ragazze che ridono con gli occhi…Oh, mondo della granita sulla spiaggia, dei cubetti di ghiaccio, della brezza che arriva quando è già quasi buio…Oh mondo, spettacolo immenso. Gli sguardi più belli se ne vanno, mentre altri ancor più belli si presentano.”[9]
Si cambia pelle tante volte, nel corso della vita, le cicatrici e le metamorfosi si succedono, ma è fondamentale avere una guida per attraversare i passaggi esistenziali. “Tra un colpo e l’altro, tuttavia, sarà possibile riconoscere i segnali di ciò che siamo soliti chiamare felicità e per puro senso dell’armonia dobbiamo farli nostri per poterli poi inoltrare, trasformati, ad altri uomini che non riescono a decifrarli”[10]. Una dichiarazione di intenti suggestiva, che attraversa tutta l’opera, in cui affiorano molti dei temi fondamentali della poetica di Monteiro: il rapporto con il tempo e con sé stessi, il significato che ognuno attribuisce al tempo, ”I giorni vuoti, quelli della luna di miele con sé stessi”,[11] l’amore per la musica “é affascinante come la musica trattenga le emozioni, gli stati d’animo più sottili. La musica è capace di far riesplodere la stessa emozione venti o trent’anni dopo”. L’ascolto della musica è una costante, come l’amore per Mozart, e la passione per il jazz, riportato nella vita dello scrittore da Mariana. “Con Mariana il jazz entrò nuovamente nella mia vita. Il jazz è l’allegria dello strumento e trasmette una joie de vivre…Il jazz possiede un’ironia, un sarcasmo nei confronti di tutto”.[12]
L’ironia, il gusto del paradosso sono un’altra costante nell’opera di Monteiro che affiora nelle descrizioni degli incontri con la fidanzata tedesca, che sta per uscire di scena e che non riesce a comprendere la dedizione del nipote per la nonna morente. L’esilio a Resede, nella fattoria dei nonni, la sofferta lontananza dalla città e le sue attrattive, preludio dell’esilio doloroso dal Brasile che gli segnerà la vita in maniera irreversibile, fino a diventare una condizione esistenziale, linguistica, politica e poetica. La passione per la lettura, compagna di vita, descritta nella gioia di ricevere pacchi di libri e riviste dalla madre rimasta in città per lavoro, nelle notti di lettura con la torcia elettrica sotto le lenzuola per non farsi scoprire dai nonni, la scoperta di Schopenhauer in edizione economica che da un senso alla tristezza del dodicenne .
La coscienza ecologica che lo spinge – dopo essere stato uno dei fondatori del Partito dei verdi ed essersene allontanato – a impegnarsi nella vicenda della spiaggia di Itaipuacu, la cui bellissima sabbia in grossi granuli ovali e traslucidi, veniva saccheggiata di notte da camion. Si riapre così nell’anima del narratore la porta della partecipazione pubblica; il suo impegno porterà alla costituzione di una lobby a tutela della spiaggia e a una riflessione preziosa, una perla di saggezza: per lottare per la conservazione del mondo…c’è bisogno non solo di interesse verso il mondo, ma anche di essere convinti che ne valga la pena…si tratta di un atteggiamento esistenziale che, a volte, la lucidità e il disincanto rendono alquanto precario”.[13]
Un testamento politico, umano, letterario su cui tutte e tutti dovremmo riflettere in questa epoca di partecipazioni incrinate e di rappresentanze tradite.
Franca Dumano
[1] Julio Monteiro Martins, L’ultima pelle, Roma, Lebeg, 2019, pag. 62
[2] Op. cit. pag 133.
[3] Op. cit. pag.131
[4] Op. cit, prefazione di Nei Duclòs.
[5] Op. cit. pag131.
[6] Op. cit. pag 131
[7] Op. cit. pag.
[8] Uno spettacolo immenso, in Racconti italiani, Besa edizioni, 2000
[9] Ibidem, pag. 222
[10] Op. cit. pag 131
[11] Op. cit. pag. 107
[12] Op. cit. pag. 108
[13] Op. cit. pag. 88.
Immagine in evidenza: Quadro intitolato “Janela da Dona Castorina” (la finestra di Donna Castorina) dipinto dal pittore brasiliano Jorge Eduardo, per gentile concessione di Alessandra Pescaglini.