Il Galleriere
di Julio Monteiro Martins
ATTO UNICO
I personaggi
Il galleriere
Arturo
Secondo uomo
Arturo arriva camminando verso il galleriere, barcollante, ansimante, con le lacrime agli occhi, mezzo asfissiato. Usando il rumore delle auto che passano ad alta velocità e lo smog ricreato sul palcoscenico, l’ambiente deve assomigliare all’interno di una grande galleria urbana. Il galleriere è seduto osservando le auto che gli passano davanti, fino a che si accorge della presenza di Arturo. Il galleriere si alza dalla sua sedia e sorregge Arturo facendolo sedere al suo posto.
Inizi XXI sec.
IL GALLERIERE Cos’è successo? Ti serve aiuto?
ARTURO Mi si è fermata la macchina, là in mezzo alla galleria. Qui dentro non c’è neanche una colonnina SOS: ho da farmela a piedi. Solo che questa galleria è molto lunga…
IL GALLERIERE Eh, sono otto chilometri…
ARTURO Eh si. Ho fatto proprio una cavolata. Non ce la faccio neanche a respirare. Ci ho gli occhi che mi bruciano e il rumore… il rumore è da impazzire!
IL GALLERIERE Calma, compagno. Siediti qui e cerca di calmarti.
ARTURO Ma io devo uscire di qui.
IL GALLERIERE Caaalma. Adesso non ci pensare…
ARTURO Ma chi sei?
IL GALLERIERE Io sono quello che si occupa di questa galleria da un sacco di anni. Sono il galleriere di qui.
ARTURO Galleriere?!… Ma lavori per l’ANAS? Non ho mai sentito parlare di gallerieri…
IL GALLERIERE Eh si… Ci conoscono in pochi. Non è che siamo molto popolari. Viviamo rintanati dentro le gallerie, così la gente come può conoscerci, o no?
ARTURO E cosa ci fai dentro questa galleria?
IL GALLERIERE Ah be’, faccio un po’ di tutto… Aiuto le persone come te, dò le indicazione a chi si perde, raccolgo tutto quello che buttano dalle auto e dai pullman, cambio le lampade bruciate: insomma, un po’ di tutto…
ARTURO Ma come fai a vivere in mezzo a tutto questo fumo?
IL GALLERIERE Eh caro mio, la gente si abitua… La gente si abitua a tutto nella vita.
ARTURO (Guardandosi in torno, spaventato) Qui sembra un inferno… Da dentro la macchina, mentre vai, non ci si rende conto…
IL GALLERIERE No, no, questo è un bel posto. Non ci sono rapine, non ci sono file, non piove mai… e il capo non ti viene a rompere le scatole. Si sta bene qui. Ci si può fare anche un grappino, ogni tanto… (Il galleriere tira fuori dalla tasca una fiaschetta e beve un sorso. Offre da bere anche ad Arturo) Fatti un sorso. Ti farà bene.
ARTURO (Beve un sorso che gli va di traverso) Orca! È forte!
IL GALLERIERE Eh sì, questa è di quella buona… (Beve un’altro sorso e rinfila la fiaschetta nella tasca)
ARTURO Bene, adesso devo uscire da qui. Ci capisci di motori?
IL GALLERIERE Molto poco. Forse dovrei, eh? Senti, in verità i gallerieri che davvero ci capiscono qualcosa sono molto pochi…
ARTURO Va bene. Almeno conosci qualche meccanico?
IL GALLERIERE Eh, ne conosco un sacco…
ARTURO Bravo, allora chiamane uno…
IL GALLERIERE Non posso. Nessuno di quelli che conosco lavora qui vicino. Tra l’altro, a nessun meccanico gli piace tanto venire a riparare auto qui dentro.
ARTURO Lo credo bene… Allora, come facciamo adesso? La colonnina non c’è, il meccanico non viene e io non ce la faccio mica ad arrivare fino in fondo alla galleria…
IL GALLERIERE Senti, ma… Dimmi un po’ una cosa… Ma dove vuoi andare?
ARTURO Dove? Ma come “dove”… Prima di tutto, voglio uscire di qui.
IL GALLERIERE Si, va be’, ma … dove andresti dopo?
ARTURO Eh… Dall’altra parte della città, no? Dove abito…
IL GALLERIERE Non dire stupidaggini…
ARTURO Che “stupidaggini”?
IL GALLERIERE Tutti quelli che ci sono andati, stanno tornando indietro. Rimarresti deluso. Non c’è più “l’altra parte della città”… Non c’è più neanche la città… Se ci arrivi, lo vedi da solo: adesso è tutta un’altra città. Mooolto strana… La gente addirittura parla un’altra lingua. Tutto è cambiato troppo. Non ti sentiresti più bene lì.
ARTURO Ma cosa dici? È impossibile! Per andare a casa faccio questa galleria tutti i giorni. Ci sono stato anche ieri. Ci ho anche dormito. Perché oggi dovrebbe essere diverso?
IL GALLERIERE Ti si è fermata qui la macchina qualche altra volta?
ARTURO No, mai.
IL GALLERIERE Allora ti sei risposto da solo. Oggi è proprio un giorno diverso. È così: un bel giorno le cose cambiano. È sempre così. Gli ingenui si domandano sempre: Ma perché proprio oggi?
ARTURO Stammi a sentire, signor galleriere, io devo andare di là. (Indica la fine della galleria) Di LÀ, capito?
IL GALLERIERE No, tu di LÀ non ci devi andare. Non devi andare proprio da nessuna parte. Sai, una volta la pensavo anch’io come te. Guardavo la luce là in fondo alla galleria e mi dicevo: devo andare là. Che pretesa avevo… Orgoglio, vanità, era solo quello… Ma tutto passa, la gente mette la testa… Che è anche una buona scusa per invecchiare…
ARTURO Sì, ma non vorrai mica che rimanga qui tutta la vita, no?…
IL GALLERIERE Però! Non sei proprio male. Non mi dispiacerebbe se ti fermassi.
ARTURO Ah, bello! E a far che?
IL GALLERIERE Che ne so, magari la stessa cosa che faccio io… Dai un’occhiata alla galleria… Qualcuno queste gellerie le dovrà pur guardare, per far in modo che la gente passi di qui in traquillità… E se lo faccio io, lo puoi fare anche tu.
ARTURO Fammi capire bene: tu vuoi che anch’io diventi un galleriere?
IL GALLERIERE Certo. Tra l’altro, se ti guardo meglio mi sembra che saresti un galleriere mica male. E se ti fermi con me, potremmo stare insieme, e intanto ti insegnerei il mestiere. Guarda, non c’è nessun mistero… Una galleria è come una grande casa, lunga lunga e senza finestre, con gente nuova tutto il tempo. Le persone passano in fretta. Non si ferma mai nessuno a fare due chiacchiere o per un caffè… Tranne quando gli si ferma la macchina come a te. E non sempre se la sentono di lasciare la macchina in queste situazioni. Qualche volta se ne stanno chiusi dentro per ore, poveracci, senza saper bene cosa fare… Ma quello che mi da più fastidio è questo: non c’è mai nessuno con cui parlare. E, siccome qui sotto non c’è verso di prendere un canale della radio o della tivù, sento la mancanza di una bella chiacchierata ogni tanto.
ARTURO Basta!… Senti… Quando sono entrato in questa galleria, non avrei mai pensato che la macchina avrebbe potuto fermarsi proprio qui, e che ti avrei incontrato e che…
IL GALLERIERE (Interrompendo Arturo) Ah, ma avresti dovuto… Non dimenticartelo. La strada che passa da questa galleria l’hai scelta tu. Solo tu. E quando si entra in una galleria, non si ha mai la certezza di arrivare dall’altra parte. Di solito si arriva quasi sempre. Ma “quasi sempre” non è “sempre”… Quando sarai diventato un galleriere come me, lo saprai bene. È la Prima Legge della Galleria.
ARTURO E qual’è la seconda?
IL GALLERIERE La Seconda Legge della Galleria: Quando esci da una galleria, non sai mai cosa ti aspetta. Sempre che ce la fai ad arrivarci.
ARTURO Hum… Non ci avevo mai pensato…
IL GALLERIERE Ma avresti dovuto… Quando esci da una galleria, puoi trovare quello che ti aspetti, ma anche cose completamente diverse.
ARTURO Ma quasi sempre…
IL GALLERIERE (Interrompendolo) Legge Numero Uno: Quasi sempre non è sempre.
ARTURO È vero…
IL GALLERIERE E allora? Chi te lo fa fare di correre stò rischio? Ne hai corsi abbastanza per oggi. Stai qui… è più sicuro. Qui compagno, non ci sono delusioni, anche perché non ci sono sorprese… Una galleria è sempre uguale. Delle volte c’è più traffico, delle volte meno, ma in somma, è sempre lo stesso…
ARTURO Ma, signor galleriere, te lo devo proprio dire… Io non ci ho nessun motivo per fermarmi qui e diventare un galleriere, come te…
IL GALLERIERE Sì, ma non c’è neanche nessun motivo per non fermarti, o no? E poi il galleriere è un mestiere come un altro. E là fuori, lo sai no? Le cose non si sono messe tanto bene. Basta uscire dalla galleria e tutto si complica un’altra volta… Il mondo là fuori non ha la stabilità del nostro mondo, qui dentro.
ARTURO Si, va be’, e la mia macchina?
IL GALLERIERE È già… La macchina… È vero. Dai, facciamo così: tu stai qui al mio posto un momentino e io vado a vedere come è messa la macchina.
ARTURO Ma vai a ripararla?
IL GALLERIERE No, vado solo a vedere come è messa. Voglio dire, vado a darle un’occhiata… Non ti so dire… tanto non fa differenza… Non ti servirà più a niente… Aspettami qui. Ti ho detto che vado a vedere com’è messa…
ARTURO (Preoccupato) Senti, per favore, vedi di tornare in fretta. Non è che ci sto tanto bene qui…
IL GALLERIERE Per ora… Stai tranquillo. Non ci metterò tanto… stai qui seduto e guarda le macchine che vanno avanti e indietro. Non c’è nessun mistero. Tieni, prendi questa fiaschetta. (Gli porge la fiaschetta con il liquore) Ne puoi bere quanto ne vuoi. Torno subito. Intanto, prenditi cura della nostra “casa”, va bene, “galleriere”?…. Ha! Ha! (Ride e si allontana, uscendo di scena. Arturo rimane seduto, con il viso corrugato, tentando di capire cosa stia succedendo. Dopo circa un minuto un altro signore arriva camminando verso di lui, barcollante, ansimante, con le lacrime agli occhi e mezzo asfissiato. Arturo lo vede, si alza e lo sorregge)
ARTURO (Preoccupato) Cos’è successo? Ti serve aiuto? (Lo fa sedere sulla sedia)
SECONDO UOMO
Mi si è fermata la macchina e ho deciso di farmi la galleria a piedi…
ARTURO Che stupidata! Questa galleria è lunghissima. Sono più di otto chilometri.
SECONDO UOMO Lo so… Ma tu chi sei? Cosa ci fai qua?
ARTURO Io?… Non lo so. Mi sembra… Sono… be’, sono il nuovo galleriere.
SECONDO UOMO Nuovo che? Galleriere?
ARTURO (Guarda il Secondo Uomo seduto sulla sedia del galleriere e un pensierino gli attraversa la mente. Dà la fiaschetta all’uomo seduto) Tienila un momento… (Fa un passo indietro per guardarlo meglio) Hum, hum…. (Dopo si avvicina nuovamente) Adesso stai attento che ti spiego perbene cosa fa un galleriere…
FINE
Atto unico inedito, per gentile concessione degli eredi.
Immagine di copertina: foto di Marvin Collins.
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