IL CONFINE IDEALE DI QUESTO NUOVO POPOLO – Roberta d’Aquino

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Dalla raccolta “Il senso sparuto del vuoto” (Terra d’ulivi edizioni)

A quello che di buono
la guerra non ha potuto estinguere

1.

improvvisamente, gli occhi hanno preso
a brillare di pianto, proprio come
un aborto di bomba
era l’aver ricordato che di tanti
non ho più nonni. ne avevo sette
e sono caduti uno ad uno come non fecero
durante la guerra
era l’aver ricordato il sabato fascista
e quel dannato tedesco che strappò
la foglia all’albero, perché vibrava
controvento
lei
è caduta per quarta. ci ha pensato
il cancro che in agosto miete il grano
maturo. e poi sono caduti tutti
e mi hanno lasciato i campi spogli

2.

torna. (r)accogli la mia rabbia
sasso dopo sasso, tutta
e quando sarà finita
frantumiamola in polvere
rendiamoci leggeri

3.

così ti chiamo a vuoto – a volte
nell’urlo muto che forse arriva come vibrazione
ti trema l’occhio forse
o hai una piccola ceduta alle ginocchia
se sapessi
, se sapessi come si scompone
il tuo
nome nel cielo compatto di questo strano mese
sfilacciato
– tessuto liso dal tempo
che resta a brandelli –
trasparente quasi

e invece di proteggere denuda

____

Inediti

4.

Venivo da un paese lontano
sotto il confine ideale di questo
nuovo popolo, coi suoi pensieri di nebbia
con la lentezza dei fiumi, la dolcezza
dei campi. A me parvero ispidi, di primo
acchitto, nel troppo giallo di pannocchie
per porci, nel troppo verde delle viti.
Ebbra la parlata incomprensibile
affogata nella canzone di troppe vocali.
Inaccessibili e murati
-loro– come le città.
Venivo e mi sentivo straniera
inascoltata

5.

Quello che non ti ho detto
è che andando mi hai scavato
profondissima la miseria in corpo
l’hai
pittata blu come la nostalgia
l’hai fatta sembrare il mare
che non vedo più quando mi affaccio

e ora che ho girato la lingua dal lato
della nascita, sento le parole
come parlate volgari spuntare da una nassa

Non c’è felicità più grande
che tornare ad assaggiarti

6.

resi immortale nelle foglie gialle
e così resti: nella neve, nei ciliegi in fiore,
nelle cipree che conservano
il rumore del mare.

Roberta D'Aquino_fotoRoberta D’Aquino  è nata a Napoli e vive a Treviso per lavoro. Ha pubblicato nel 2016 per Terra d’ulivi la raccolta “Il senso sparuto del vuoto” già semifinalista al Premio Rimini per la poesia giovane nel 2015 e nel 2016 e poi menzionata su “Poesia” di Crocetti e sul Blog RAI “Poesia” di Luigia Sorrentino. La sua poesia “Amorèunalinguachegraffia” ha vinto il primo premio nella sezione Poesia di Coop for words 2016. Ha coordinato e frequentato siti e forum di diffusione poetica. Suoi versi sono presenti in diverse riviste on line e cartacee. Attualmente attiva tra i volontari di Cartacarbone festival (festival letterario trevigiano), amante dell’ambiente. Si dedica al teatro e alla fotografia.

Immagine di copertina: Collage realizzato da Giacomo Cuttone.

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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