“il cipresso è il dolore dell’albero e non l’albero,
non ha un’ombra perché è l’ombra stessa dell’albero.”
Bassam Hajjar
Il cipresso si è spezzato come un minareto addormentandosi poi
nella strada sulla sua ombra screpolata, verde scuro
così com’è sempre stato. Non si fece male nessuno.
Veloci i veicoli oltrepassarono i suoi rami.
La polvere ricoprì i vetri… Il cipresso si è spezzato ma
la colomba non abbandonò il suo nido pubblico
nella casa adiacente. Sorvolando nei paraggi, due uccelli migratori
si scambiarono qualche simbolo.
Una donna disse alla sua vicina: dì, forse hai visto passare una tempesta?
L’altra rispose: no, e nemmeno una ruspa… E il cipresso
si è spezzato. I passanti sulle sue macerie dissero:
forse si è stancato di esser trascurato, forse è invecchiato presto
poiché lungo come una giraffa
e insignificante come un piumino per spolverare, incapace di dare ombra a due amanti.
Un bambino disse: lo disegnavo perfettamente,
perché la sua forma è facile. E una bambina disse:
il cielo è incompleto oggi
perché il cipresso si è spezzato.
Un fanciullo disse: ma il cielo è completo oggi
perché il cipresso si è spezzato. E io, dissi a me stesso:
nessun mistero e nessuna lampante verità,
il cipresso si è spezzato, tutto qua.
Il cipresso si è spezzato!
Traduzione dall’arabo di Sana Darghmouni.
Mahmud Darwish, scrittore palestinese considerato tra i maggiori poeti del mondo arabo, ha raccontato l’orrore della guerra, dell’oppressione, dell’esilio. Al-Birwa, suo villaggio natale, è stato distrutto dalle truppe israeliane durante la Nakba.