Il cerchio è la figura geometrica più generosa, da “Viaggiatori” poesie di Aritra Sanyal

Simbala pyramids

Viaggiatori

1

Era ancora in procinto di divenire

da allora nessuna salvezza dalla memoria

Anche se il tutto dovesse crollare

sopravviverà un inquietante senso

di esserci vissuto qui, mattone

per mattone.

 

Questa familiarità con te

è una vita − quasi  ergastolana

Nessun mistero laggiù

a controllare la mia esperienza

mi  minaccia di cadere preda a me stesso, a rischio.

 

 

Vedo sempre un uomo contorcersi dal dolore

si sforza di dimenticare qualcosa, come un sole che tramonta

 

Penso che sulla terra ora stia soffiando una brezza leggera, ed è blu

 

 

2

 

Il vento affannato per qualcuno che non prende parte

Vedo un silenzio senza luna che s’accanisce su una nota sottile

come se stesse su un filo steso dallo stato attuale del cuore

a

lo stato del cuore

 

Nell’ammollarsi al sole, un’estasi, una malinconia, entrambe egualmente bianche

E come un vento pulito, la sferzata distante del tuo sorriso li gonfia

La scoperta non è altro che trovare un cerchio

o almeno un punto da cui iniziare il viaggio di ritorno

Il cerchio è la figura geometrica più generosa

Mi ricorda del tuo paio di menti stanche e arruffate

Il nome della mia caverna è Silenzio

Esiste un pianeta chiamato Resistenza

E ho restituito Cuore Spezzato

Preso in prestito Esistenza

Esiste un pianeta che si chiama Io stesso

 

 

3

 

Conoscendo le ombre che innervosiscono le acque, mi annego in

qualcosa che essenzialmente manca

per sentire il fluire della vita in un pesce

Salvezza, amica mia, sbrigati

da un punto lontano

le tue emozioni sono visibili, piegate

sulle persone che conoscono il desiderio umano

che sanno come la nausea diventi un dono del tuo io interiore

che finora non hanno mancato di capire il filo del pensiero,

sanno che i sassi e le pietre – in realtà sono fiumi

gelati nel tempo

in cui il poeta è in letargo nell’impotenza

La salvezza, una volta tornata,

è nelle radici e nei minerali

Le ombre si irritano per la solitudine

 

4

 

Una musica quasi impercettibile da lontano rassomiglia a un bel rudere. Come se la Relazione fosse una città antica, che con noncuranza srotola un tramonto alle ombre e al sottobosco, che come tutti sappiamo sono le proprie tangibilità a cui è stato tosato il corpo.

 

Adesso immagino qualcosa su una Carestia. Qualcosa terra terra, paziente. Come, dare origine all’orizzonte, addormentata si è girata a destra, libera come uccelli nell’indifferenza a colori pastello e la Vita, che non si è ancora alzata, sembra un avanzo di qualcosa, tipo la vita vista da un treno che si allontana veloce.

Credimi posso sentire le ali di un paesaggio giallo, un fiume leggero, la mezza felicità di una ragazza

 

Gli essenziali del viaggio come  – le memorie d’infanzia, un pezzo di vetro, e l’arco a forma a punto esclamativo delle tue sopracciglia –  dovrebbero comprendere un certo distacco per cui perfino dopo aver visto i nostri figli nascere alla ricerca del brutto, del bello e del cattivo nei detriti delle favole, noi da alieni veraci possiamo mantenerci il cuore con l’aria condizionata.

 

Proprio qui, alcuni secoli fa  hanno visto un vecchio con una fiaccola alla luce del giorno cercare qualche crepa nella logica. Dall’aeroporto delle mosche coperte di un profumo floreale la terra decolla per un posto in cui l’amore non abbia ancora esercitato il suo peso sulla vita.


 

It was still in the making
And no deliverance from memory ever since.
Even if the whole crumbles
A disturbing sense
Of having lived here, brick by brick,
Will survive

Such an acquaintance with you
Is a life – almost sentenced.
No mystery down there,
Controlling my experience
Makes me a threat falling prey to myself, endangered.

I always see a man wriggle in pain
Striving to forget something the way a sun sets

I think a light breeze is blowing now on earth, blue

2

The wheezing wind for someone who is not taking part
Seeing a no-moon silence sticking to a subtle chord
As if, on a string stretched from the current state of heart
To
The state of heart
There in sun soak an ecstasy, a melancholy, both white, equally
And a distant gush of your smile like clean wind swells them up
Discovery is nothing but finding a circle
Or at least a point to start a journey back
A circle is the most generous geometric figure
It reminds me of the couple of your shaggy, weary minds
My cave’s name is Silence
There is a planet called Endurance
And I checked in Heartbreak
I checked out Existence
There is a planet called Myself

3

Knowing the shadows that make the water restless, I drown myself in
Something essentially missing,
To feel the fluency of life in a fish.
Deliverance, my friend, hurry up,
From a distant spot
Your emotions are visible, bent over
People who know human want
Who know how nausea becomes an offering from within,
Who have never failed to understand the line of thoughts so far,
Know that the pebbles and the stones – are actually rivers
Frozen during the time
A poet hibernates in helplessness.
Deliverance, once you’re back,
In roots and in ores
The shadows bristle at loneliness

 

4.

From afar, a faint music resembles a beautiful ruin. As if Relationship is like an old city, it has rolled a sunset down carelessly to the underbelly and shadows, we all know, are your tangibilities shorn of bodies

Now I imagine something about a Famine. Something very homely, patient. Like, siring the horizon, he has turned to his right sleeping, free like birds in light colored indifference and Life, who is not up yet, looks like a leftover of something like life, seen from a speeding train,
Believe me I can feel the wings of a yellow landscape, a light river, a girl’s half-happiness

Travel essentials like- childhood memories, a piece of glass, and the exclamatory arch of your eye brows- should include a certain detachment so that even after seeing our children being born to search a good, a bad and an ugly in the debris of a fairytale, we, like the trueborn aliens can keep our hearts air-conditioned.

An old man who holds a torch in broad daylight was seen looking for some cracks in logic some centuries ago, right here. From the airport of flies covered with floral scent the earth takes off for somewhere love has not yet weighed on life.

 

Per gentile concessione dell’autore.

 

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Aritra Sanyal è poeta, traduttore, ricercatore e critico letterario. Ex giornalista sportivo, attualmente insegna inglese nelle scuole del Bengala occidentale. Fa parte del programma di dottorato dell’università di Assam  e concentra la sua ricerca sui romanzi di Amitav Gosh. In precedenza ha collaborato  a un grosso progetto di ricerca  sull’impatto della Francia sulla letteratura del Bengala nel 19esimo e 20esimo secolo. E’ autore di tre raccolte di poesia.

 

 

 

Foto dell’autore a cura di Aritra Sanyal.

Immagine in evidenza: Foto di Simbala Desilles.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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