“Il blu e il rosso” è una silloge poetica scritta a quattro mani. Chiara Rantini e Barbara Gabriella Renzi, due poete con diversi registri stilistici, ma con lo stesso sentire, hanno dato vita a un riuscito esperimento poetico giocato sull’unione di colori ed emozioni. Colori basilari come il blu e il rosso, che evocano una diversa gamma di emozioni che si inseguono nei versi di Barbara e Chiara.
Non è necessario aggiungere altre parole, basta lasciarsi portare dalle parole delle autrici a scandagliare l’umanità.
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Dalla prefazione di Barbara Gabriella Renzi: “Le emozioni sono colori. A volte ci prendono alla sprovvista, ci assalgono partendo dallo stomaco e andando come corrente fino alla testa. Mi sento corrente in questo caso perché le emozioni, proprio quelle, le intrappolo fra le parole e poi le dono. Tra le righe di una poesia i colori ci scuotono e si fanno guardare. Li assaporiamo con gli occhi e con l’anima, il loro suono ci penetra nelle vene, la loro voce ci accarezza o elettrizza i pensieri. Il blu è cristallino e il rosso è potente come la voce di un tuono. In questo modo le emozioni non sono altro da noi, non ci travolgono come una marea se non vogliamo, sono mie e vostre e sono la marea che accarezza la nostra pelle e ci infonde energia. Sono quella luce che scuote ma che non controlla e che noi dirigiamo per capire il mondo e illuminarne le parti buie”.
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Dalla prefazione di Chiara Rantini: “La materia spiritualizzata dai sensi del poeta (tramite lo sguardo, la voce, il ritmo del respiro e non per ultimo dalla scelta dei vocaboli) riflette come uno specchio un caleidoscopio di sensazioni e di rivelazioni sulla condizione esistenziale umana. In questa raccolta di poesie, scritta a quattro mani, ho voluto che la parola poetica si tingesse di due colori molto importanti nella storia della poesia e nell’animo umano. Nel “blu” vibrano le emozioni legate alla lontananza, alle altezze irraggiungibili del cielo, a tutto ciò che è stato perso, al passato e alla nostalgia di qualcosa che noi stessi non conosciamo. Nel “rosso” invece predomina la sensazione del calore, di una vicinanza anche solo desiderata, un’esplosione di sentimenti che talvolta è incontrollata, quasi improvvisa”.
Dalla parte prima: BLU
di BARBARA GABRIELLA RENZI
Il mare
Il mare raccoglie le parole di carestia.
Raccoglie un vecchio.
Raccoglie la risacca.
Il mare
Raccoglie la paura
Senza dritte e confini certi
Il mare
Mi raccoglie.
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Oltre
Oltre i gradini
il cemento
I cancelli
le mura
oltre,
un uomo.
Oltre i gradini
il cemento e le mura
oltre i cancelli
il pensiero in gradini, in cemento e in mura,
un uomo.
Un pensiero di sabbia, cielo e mare
per un uomo
cielo, mare e sabbia in pensiero
per un uomo.
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La marina
Resta
la latta e il blu e il verde.
Resta l’azzurro
oro rumoroso.
Sgocciolare di bufera.
Manca
l’arcobaleno,
la meraviglia.
Sento perle di pioggia.
Vedo fili di rondini e giri di foglie
muri di mare in ricci di marmo.
Resta l’amore mancato.
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Fra me e te
Geografie prosciugate
In piogge di ricordi.
Blu opaco di marmo.
Respiri in virgole.
Sussulti.
Respiro raschiante romito
Si rannicchia
In ombre di cera.
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di Chiara Rantini
Via di campagna
Finì oltre il ponte l’esilio
apparve la via da seguire
e la campagna era chiara
limpida come il ricordo
simile ad un sogno
l’estate fece doni azzurri
subito dispersi dalla pioggia
scivolarono lentamente
sulla via di campagna
e l’inverno indossò
la veste dell’eternità
dopo l’esilio
della bellezza
visse la fragilità
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Tanya
Sognavi la pace
per tre anni solo
la morte era con te
con un inchino salutavi
la signora nero truccata
perché avesse pietà
del tuo corpo giovane
fragile di bambina
erano duri e bianchi
i giorni come pane
raffermo nella madia
nel sonno di una notte
scomparvero tutti
e annotavi l’ora
perché non volassero
via come neri corvi
arrivarono i cavalli
zoccoli battevano
sul ghiaccio cobalto
non avevi più lacrime
dalla fame sconfitta
dal dolore incatenata
dormire e terre lontane
dimenticando Leningrado
lo sgomento della tomba
gli assedi e il marciume
il canto della Neva
non le bombe fecero
del tuo corpo polvere
ma il sole della dacia
vento steppa e nuvole
troppa luce improvvisa
nella memoria già buia
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Nebbia sotto la collina
Le sagome degli alberi
appaiono lente
in prati biancastri;
pozze distese riflettono il grigio
Ciò che resta nel vapore
è corpo inerte
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Libera di guardare il mondo
Era libera di guardare il mondo
con le mani poggiate al vetro dell’anima.
Sognava senza fantasmi,
elefanti in un negozio di cristalleria
ceramiche di Meissen, un viaggio a Schweina
la macchina del tempo
non ha funzionato
l’abbraccio nello specchio una illusione
i fantasmi sono tornati
le immagini degli avi nella sala
volti severi presidiano muti
tornato è l’odore della putredine
sangue raggrumato e medicine
Bambina felice sulle ginocchia del padre
credeva alla promessa
che la paternità fosse un gioco semplice
come esprimere un desiderio
e allestire una culla
Dalle macerie nessuna nascita
panchine abbandonate sepolte dalle ruspe
non poteva essere sempre felice
no, non poteva
non avendo più cibo per la speranza
la vittoria del passato
ride
sull’ombra di un angelo
che non ha mai
volato
una sola anima scissa in due ali
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Adèle
Lunghi rotoli di carta
non bastavano mai
dipanarsi di ricordi cerulei
memorie di vagabondaggi
in ospizi di mendicità
nessun abito in valigia
solo illusioni di filigrana
parole belle parole
ascoltate e ripetute
vuote stanze chiuse
rassicuranti sguardi
che non hanno padrone
appelli al buon senso
e dubbi sugli eroi
dubbi sugli eroi
di briciole raccolte
vivi se hai nel cuore
una fissa dimora
nel cuore una dimora
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Dalla parte seconda: ROSSO
di Chiara Rantini
Raggi – Il sorriso di un bambino
È una bocca che sorride
da un altro mondo.
Ma a guardare bene,
non è una bocca
né un sorriso.
È qualcosa
che nessuno sa
luce diffusa
in raggi
d’amore
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Stesi al sole
Se il sorriso nel volto di un anziano
fosse come l’acqua di una fonte
vedrei la purezza della vita
riflessa tra la rada del porto
le rocce e il verde dei pini
Forse perché l’innocenza
era con me non ebbi
timore delle rughe
del corpo disseccato
del gioco infantile della
tarda età sotto panni stinti
e asciugamani stesi al sole
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Tramonto atomico
Cade il sole nella sera
incendiando il cielo
deflagra luce scarlatta
che illumina la via
nel firmamento rovesciato
la pozzanghera è una torcia
nel fango di palude i fari
del treno occhi di drago
sotto la luce atomica
si disperde l’umanità
in frammenti di corpi
lo spirito è eco di vento
macchia del silenzio
passi privi di parole
arriveranno a notte
come amanti perduti
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di Barbara Gabriella Renzi
La Perdita
Universi in sguardi
In respiri
In pensieri
Sentenza dell’assenza
Solitudine sottaciuta
Coscienza soffocata.
Era una rosa di raggio di sole
Era vita.
S’arresta lo sguardo
Il respiro
Il pensiero
Ora.
S’arresta l’universo
ora.
Solo sordo rumore di forestiero tempo
Ora e dopo
Oggi e domani.
Rumore senza tempo.
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Preghiera
Guerra
Abbraccio mio figlio
E ringrazio il Dio a cui non credo
Di esserne lontana
Accarezzo i suoi capelli e
Guardo lontano le lacrime in fiume,
e prego con labbra silenti
il Dio a cui non credo
ma di cui spero in un abbraccio.
M’immagino il giorno in cui lo incontro
guardarlo nel bianco delle nuvole
e scusandomi.
“Avevo solo parole in tasche bucate
Bruciate e bagnate
Solo lacrime sotto la tua pioggia
Usata come scudo per nasconderle.”
“Cosa hai fatto?
Quando il giusto ha ucciso il giusto?
Quando la donna ha pianto il suo bimbo?
Cosa hai fatto tu donna?”
“Avevo solo parole in tasche bucate
Parole bagnate e bruciate.”
Qui protetta dalla bombe esplosive
E squarciata dalle parole di violenza
Che vedono dolore contro dolore
“Cosa hai fatto?”
Tu mi chiedi
Mi scuso
Avevo solo parole in tasche bucate
Parole bruciate e baciate d’odio
Oh Dio a cui non credo
Mi scuso
Ho perso le parole in lacrime e in fuoco di rabbia
Dovevo cucire le tasche e le persone con le parole e
lasciare il loro fuoco bruciare le bandiere.
Ma forse non sono ancora Donna,
Dio a cui non credo.
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Crisantemi
Hai portato crisantemi alla mente
E uno a uno
Hai strappato loro i petali.
Si scansa lento il tempo.
Hai portato crisantemi alla mente
E uno a uno
Mi hai strappato i petali.
Passa lento il tempo
E s’arriccia la sera
D’amore e di pensiero.
Ieri di oggi e di domani.
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Biografie:
Mi chiamo Barbara Gabriella Renzi e adoro scrivere. Ho scritto fin da quando ero una bimba. La mia prima storia s’intitolava “Marzietto e Marzieto: i due fratelli stellari”. Avevo sette anni.
Ci sono periodi della mia vita in cui scrivo solo poesie. I versi mi rincorrono dovunque vada e permeano le mie giornate. Sono un alter ego che mi spiega la vita. In altri periodi scrivo storie brevi, soprattutto per bimbi. Adoro anche dipingere e dipingo le mie emozioni lasciando ai colori dettare la forma delle mondo. Ho studiato filosofia e psicologia. Sono una terapista cognitivo comportamentale e di tipo integrativo. Ho articoli e libri pubblicati a livello internazionale.
Mi piace vivere vicino al mare, perché la sua canzone mi culla e mi calma.
Ho pubblicato sia storie brevi sia poesie: “Scaglie di Sapone” e “Storie di Donne” (PAV edizioni), “Storie Stellari” (Ensemble), “Donna. Filari d’alberi in voci” (Edda edizioni), “Voci di Stelle” (CTL edizioni), “Parole Migranti” (PAV edizioni). Ho racconti e poesie in varie antologie. E’ in uscita con Gpm Edizioni “Le porte delle parole: microcosmo d’anime”, brevi racconti psicoanalitici.
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A Chiara Rantini è sempre piaciuto scrivere, camminare, perdersi nella natura. Quando si è stufata di scrivere per sé, ha pubblicato poesie e racconti in varie antologie, quindi nel 2018, un romanzo La resa delle ombre, Alcheringa edizioni e una silloge poetica Un paradiso per Icaro, Ensemble ed.
Ha curato l’antologia poetica Sulla soglia della lontananza pubblicata nel dicembre 2020 da CTL editore.
Fa parte del collettivo poetico di Affluenti Nuova Poesia Fiorentina https://www.facebook.com/groups/193854841071021
Cura un blog Come la pioggia di letteratura e cultura https://comelapioggia.net/
Gestisce un sito personale: http://www.chiararantini.it/wp/
e le pagine fb relative ai suoi due libri:
https://www.facebook.com/paradisopericaro/ ,
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