(Foto: dalla fotogallery di en nico)
I NOMI DELLA STORIA
I nomi della storia non sono quelli dei vincitori,
il tempo si mangiò i carri da guerra del faraone
le insegne di Cesare le armate di Napoleone
i cosacchi dello zar la matematica delittuosa di Hitler
– tutto fu sepolto e rinominato-
solo i nomi dei vinti restano nelle opere anonime
del contadino del fabbro del vignaiuolo
nella lavagna del maestro nel sestante del marinaio
nelle piccole cose umane che minano
i grandi palazzi i templi di dei potenti,
nomi che nessuno ricorda hanno edificato città
coltivato giardini acceso fiaccole nel buio
nomi che nessuno ricorda sono scolpiti
sul fianco della vita e la sostengono,
sono i nomi dei vinti i misteriosi alfabeti di una giustizia
che si misura con la bilancia dell’eterno
fonti irrigando i cicli del grano
stelle capovolte per dare senso al mondo.
I nomi della storia non sono quelli dei vincitori
sono le lance anonime conficcate nel campo
sono le grida anonime dal fondo del pozzo
che fanno impallidire la luna
sono le ferite anonime delle vittime
portando in giudizio i carnefici
sono tutti gli uccelli in libero volo
le mani che piegano il ferro di solidi cancelli
e le bocche le bocche anonime dove s’installa
la parola la volontà il cammino,
i nomi della storia non sono quelli dei distruttori
i nomi della storia sono i nomi dei vinti
vene segrete della terra costruendo piano
senza trionfi e allori un sogno d’avvenire.
UCCIDERE STREGHE
Ritorna ad essere abituale uccidere streghe
senza neppure la scusa della magia
dei raduni nei boschi sotto la luna
delle erbe segrete che curano,
le streghe oggi sono solo donne
casalinghe impiegate professioniste
strangolate accoltellate sfigurate
hanno sogni nelle carni dubbi nell’anima
corpi che cantano l’invisibile il quotidiano
la dignità la speranza.
Per questo soltanto, le uccidono.
I GIUSTI E LA MENZOGNA
Non temiamo la menzogna
il tempo la dissolve
e là dove stava insediata
nell’oro dei troni
tra gli incensi degli altari
nella protervia del superbo
nell’inganno del potente
la raggiunge il canto della verità
e ciò che fu nascosto si rivela
lame di luce lacerano l’antro oscuro
dove nacquero mostri
il mare bacia la terra con le sue labbra
di sale azzurro e sulla riva
gli uomini giusti van sedendosi
nella pace di un tramonto perfetto.
LA GENTE STRANA
La gente strana
scavalca i cancelli senza aprirli
non si porta via niente
dai sentieri che percorre
dice una parola inaspettata
rompendo l’acqua dello stagno
gente che fa notte
per guardare la luna
ballare un tango
ricordare un amore
gente di percorsi impervi
di difficili scelte
di viaggi al confine del mondo
scalate nei cuori e nelle abitudini
segreti condivisi doni senza ragione
gente che si specchia nell’altro
che tende la mano senza pretese
che si pone domande libera arcobaleni
gente che conosce il mondo
eppure sogna imprevedibili futuri
gente che possiede il canto le storie
che legge in biblioteche senza fine
che parla con gli sconosciuti
gli scomparsi i vinti gli dei
gente strana che quando muore
lascia il suo profumo nel mondo.
MEDITERRANEO AMARO
Mediterraneo amaro da cantare
eroi del quotidiano crocefissi
su rotte d’agonia
altre genti venute d’altre rive
storie memorie pianti litanie
un mare ostile esausto a celebrare
odissee del delirio e della pena
un dolore aggrumato che si ostina
a sognare un progetto di speranza
stracci di braccia e mani
bocche mute che le parole
più non sanno dire,
tacciono i pesci il peso dell’orrore
i corpi che la spiaggia riconsegna
a una pietà distorta senza colpa
son tracce appena di storie dissolte,
niente si muove dentro la marina
forse un telo scarlatto che il vento
porta sopra la battigia
forse un gioco di legno intagliato
che la sabbia trattiene per un poco
una borsa slabbrata
lettere di una lingua scolorita
le memorie di vetro che la fuga
ha consegnato al tempo del rigore,
sono fantasmi i morti come i vivi
nera rabbia che schiuma sulle onde.
TI REGALERÒ ISOLE DI LUCE
Ti regalerò isole di luce
perché vi nasconda la tua ombra
e la voce del vento per solcare
l’oceano della lontananza
i gigli bianchi nati sulla riva
per ricordarti di quanta
innocente bellezza
può vestirsi il mondo
metterò il tappeto dell’accoglienza
sulla soglia della tua casa
ti lascerò sul tavolo un libro aperto
per cercarvi la nostra storia
e un pane profumato di olive
che ha l’impronta delle mie mani.
Siamo l’intervallo umano
tra la Natura e il Divino
e solo le cose semplici ci rispondono
interrogando il mistero che la vita
innamorandoci
ci ha mostrato nel tempo.
GRIDO
Stasera uscirò per scagliare
sull’asfalto della strada
le parole mai dette
i grumi neri del cuore,
nuda scalza spettinata,
non come un’erinni una baccante
una folle scappata dalla sua prigione
ma come una donna stanca del silenzio
ferita dalla quiete perseguitata
dai sogni degli altri
libera mostrando le vene sotto la pelle
il morso abbagliante dei denti
la stretta possente delle cosce scure
mostrandosi come logos
come volta del tempio
come creatore di mondi
come umano e divino
ospitando nel ventre tutte le terre
e tutte le voci nel seno
contando passi stelle ambizioni
senza coltelli né spade
solo lame di luce per conquistare
il cammino solo sorellanze
come bussola e le tante storie ascoltate
e la mia costruita passo passo
oltrepassando confini tabù simmetrie,
stasera a piedi nudi incurante
degli sguardi arroganti delle ipocrisie
delle ottuse leggi del mondo
diventerò GRIDO.
GRAZIA FRESU È nata a La Maddalena, in Sardegna. È dottore in Lettere e Filosofia all’ Università “La Sapienza” di Roma, specializzata in Storia del teatro e dello spettacolo. A Roma ha lavorato per molti anni come docente e ha sviluppato la sua attività di drammaturga, regista e attrice e dal 1998, inviata dal Ministero degli Affari Esteri, si è trasferita in Argentina, prima a Buenos Aires e attualmente a Mendoza, dove insegna lingua, cultura e letteratura italiana nel Profesorado de lengua y cultura italiana, Facoltà di Lettere e Filosofia, della Università Nazionale di Cuyo. È poetessa, con quattro raccolte poetiche edite: “Canto di Sheherazade”, Ed. Il giornale dei poeti, ROMA 1996, presentato alla Fiera del libro di Torino del 1997; “Dal mio cuore al mio tempo” che ha vinto in Italia nel 2009 il primo premio nazionale “L’Autore”, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Maremmi- Firenze Libri; “Come ti canto, vita?”, Ed. Bastogi, Roma 2013; “L’amore addosso”, Ed. Bastogi, Roma 2016. Ha partecipato a vari congressi con conferenze su temi di letteratura e problematiche culturali, educative e sociali e pubblicato i suoi saggi critici in atti congressuali e riviste specializzate. Ha inoltre realizzato molti eventi di narrazione e messo in scena i suoi testi teatrali con la sua e altrui regia. Collabora con la rivista online “L’Ideale” curando la rubrica di cultura e società “Sguardi d’altrove” e con il magazine “Cinque colonne” nella Terza Pagina con articoli di letteratura, arte, società. Le sue poesie “Deserto, inconsapevole esilio”, “Le terre dell’esilio”, “Mi sei mancata più di tutte le mancanze”, “Passano”, “Quando partivi, padre” fanno parte dell’antologia “Molti nomi ha l’esilio” di nostra prossima pubblicazione.