I baffi di Frida Kahlo – Poesia di Ashraf Fayadh

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I baffi di Frida Kahlo

 

Ignorerò l’odore del fango, il rimprovero della pioggia

E l’angoscia Stabilitasi da lungo tempo nel mio petto

E cercherò una consolazione che si addice alla mia situazione che non mi permette di descrivere le tue labbra come desidero
o di rimuovere gocce di rugiada dai tuoi petali rossastri,
né di placare l’enorme ansia che mi tormenta ogni volta che mi rendo conto che non sei al mio fianco, ora,
e che non ci sarai neppure quando dovrò giustificare la mia condizione al silenzio…quel silenzio con cui la notte mi punisce!
fingi che la terra è silenziosa così come la vediamo da lontano, e che tutto ciò che è accaduto tra noi non era altro che uno scherzo di cattivo gusto; che non doveva arrivare a questo punto!

Cosa pensi dei miei giorni che mi sono abituato a trascorrere senza di te?
Delle mie parole che svanivano in fretta,
del mio dolore pesante,
dei nodi sedimentati nel mio petto come alghe secche?
Ho dimenticato di dirti che mi sono abituato alla tua assenza, dal punto di vista pratico
che i desideri hanno smarrito la loro strada verso di te,
che anche la mia memoria ha cominciato a consumarsi!
e che continuo ad inseguire la luce ma non per desiderio di vedere…ma perché le tenebre rimangono spaventose
anche se ad esse ci si abitua!

Ti bastano le mie scuse? per tutto ciò che accadeva mentre tentavo di trovare giustificazioni adatte a te
ogni volta che la gelosia si agitava in qualche angolo dentro il mio petto,
ogni volta che la delusione distruggeva un nuovo giorno della mia triste vita,
ogni volta che ti ripetevo che la giustizia avrebbe continuato a soffrire dei dolori mestruali,
e che l’amore è un uomo arretrato nell’autunno della vita e soffre un problema di erezione…

Sarò costretto ad ingannare i ricordi
e fingere di dormire bene.
Strapperò tutto ciò che resta delle domande…
quelle domande che cercano un alibi per ottenere risposte convincenti,
dopo che tutta l’abituale punteggiatura è stata fatta crollare
per motivi strettamente personali!

Lascia che lo specchio ti spieghi quanto sei bella!
rimuovi le mie parole ammassate come polvere,
respira profondamente, e ricorda quanto ti ho amata…
e come ora la nostra storia si è trasformata in un semplice contatto elettrico
che stava per causare un incendio enorme… in un magazzino vuoto!

 

Traduzione dall’arabo di Sana Darghmouni, testo tratto dalla seconda raccolta del poeta.

Immagini di copertina e nell’articolo a cura di Manuela Muse e Mario Eleno.

Riguardo il macchinista

Sana Darghmouni

Sana Darghmouni, Dottore di ricerca in Letterature Comparate presso l'Università di Bologna, dove ha conseguito anche una laurea in lingue e letterature straniere. E' stata docente di lingua araba presso l'Università per Stranieri di Perugia ed è attualmente tutor didattico presso la scuola di Lingue e letterature, Traduzione e Interpretazione all'Università di Bologna.

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