REFERENDUM SU VOCAZIONE E COSE
Mi vesto dell’abbondanza del mare per aspettare l’arrivo dell’amo
sono un’amaca immaginaria che oscilla con le tempeste
sono un’altalena che equivale al doppio mento della morte
se sopravvivo sarà per la freschezza delle larve che si perdono nella mia pancia
se sopravvivo sarà perché non inizio né finisco
sarà perché ho cancellato i confini e non appartengo più a nessuno
darò tempo all’inquietudine, al mondo, alle mie parole
BREVE ODE A WITTGENSTEIN
misura la solitudine
con il respiro di chi nasce
mentre tutto muore
misurala, parlane
come se facesse davvero male
e poi dopo, solo dopo
urla e apri la porta
FUGA DA ME STESSO
dimmi, o Dio del concreto spettrale
con la tua voce larvale e altisonante,
a che cosa è dovuto il mio pellegrinaggio,
da quale buco o fossa tarlata
viene l’anima che mi invade
e che prima si è impossessata di un altro uomo
perché questa lontananza acquosa
oh, grande furetto di malaugurio
perché questa epilessia è anche
nel tuo sterile palazzo della sclerosi
forse tutto si riduce a pubblicare il mio ruolo,
forse, ridimensionarlo, oh stronzo
essere, rene che salta e salta
come fosse un pesce recentemente tirato a riva
UN CANE
Ho perso la voce in uno sciame di tristezza
e ora fa tanto buio
e le strade sono state cancellate
e ci sono solo gufi impagliati che
dai campanili simulano strani salmi
Per strada c’è un ragazzo con tre cani
cosa dirgli se la mia voce
è solo un grido selvaggio?
Vorrei essere un cane,
farmi accarezzare, far germogliare i sentieri
PROPENSIONE AD ANDARE SOLO VERSO ME STESSO
alla risacca del mare nudo
e lo scrostarsi delle rovine della vita
la mia voce preferisce afferrare
la crosta della goffaggine degli anni
la consapevole incoerenza dell’amore
forgiare segreti, perfino deliri
la mia voce preferisce i labirinti
Corrispondenze
dentiere per forgiare le parole
rimodellare i suoni sputando stami
ricoprire il simbolo e l’idiozia del linguaggio
sento la sostanza di un dirupo
nelle stazioni dei treni svuotate dalla morte
sogno l’albero del silenzio
nel caso parlassi e volessi avvicinarti
prolungheresti la distanza, attiveresti l’assurdo
mie cornee di madreperla marcia: le mie parole
PALMIPEDI
smettete di volare e ascoltate, è troppo presto per diluire
la bussola a sospensione si vede nelle acacie
restate un attimo vicini, concordiamo su qualcosa di giusto
scoprire, piuttosto che supporre ciò che intoniamo
quando i rami si prostituiscono e ci nascondono
o quando respiriamo con fatica contro aria
o quando ci dondoliamo ridendo, da tanta tristezza.
ESTRANEO AL DIVENIRE
deduco, dalle pallide colombe che ricorrono alla sterile calma,
che vivere è questo
con l’interezza di un’eclissi senza fine, io, pontefice dell’ozio,
costruisco riflettori, mi pongo, come uno storpio, al livello dell’intelletto
e deduco, dalla mela che marcisce, canta e risuona
che vivere è
sbattere le ali e tornare, sbattere le ali, proteggersi dall’isteria
DATORE DI VITA
un giorno dimenticherò le mie voci immature
la discendenza che ho macchiato con il mio stridore
e mi farò strada attraverso il disordine e l’apostasia
tra la frescura di gentili giorni sotterranei
e morirò lentamente, come fece l’Uomo
e le statue erette dalle mie mani
getteranno meno candore e fanfara,
i loro angoli grideranno il mio nome
e manderò naufragi alle loro vite
Traduzione dallo spagnolo di Pina Piccolo, dalla raccolta Nadie advertió el rencor de las precipitaciones.
RAFAEL ROMERO. (Guatemala, 1978). Ha pubblicato su riviste cartacee e digitali in Spagna e America Latina. La sua tesi Léxico, identidad e ideología guatemalteca en La Puerta del Cielo y otras puertas, de Luis de Lión, gli ha valso la laurea honoris causa cum laude. Ha studiato narrativa alla Scuola di Lettere di Madrid. Ideatore della rivista antologica di arte e letteratura Te prometo anarquía. Ha pubblicato Distensión del ansia (Alambique, 2011, poesia), Génesis y encierro (Cultura, 2011, racconto), la trilogia El elegido, Chichicaste, Zánganos (Alas de Barrilete, 2012-2014, romanzo) ed Entelequias (e/ X, 2015, racconti), così come le plaquette poetiche El convoy en el que habito se desplaza entre tinieblas (Ultramarina, 2013) e Orgánica palabra (Sin Tecomates, 2014). Attualmente risiede a Logroño, La Rioja.