Ho perso la voce in uno sciame di tristezza: Poesie di Rafael Romero

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REFERENDUM SU VOCAZIONE E COSE

 

Mi vesto dell’abbondanza del mare per aspettare l’arrivo dell’amo
sono un’amaca immaginaria che oscilla con le tempeste
sono un’altalena che equivale al doppio mento della morte
se sopravvivo sarà per la freschezza delle larve che si perdono nella mia pancia
se sopravvivo sarà perché non inizio né finisco
sarà perché ho cancellato i confini e non appartengo più a nessuno
darò tempo all’inquietudine, al mondo, alle mie parole

 

 

 

BREVE ODE A WITTGENSTEIN

 

misura la solitudine
con il respiro di chi nasce
mentre tutto muore

misurala, parlane
come se facesse davvero male
e poi dopo, solo dopo
urla e apri la porta

 

 

FUGA DA ME STESSO

dimmi, o Dio del concreto spettrale
con la tua voce larvale e altisonante,
a che cosa è dovuto il mio pellegrinaggio,
da quale buco o fossa tarlata
viene l’anima che mi invade
e che prima si è impossessata di un altro uomo
perché questa lontananza acquosa
oh, grande furetto di malaugurio
perché questa epilessia è anche
nel tuo sterile palazzo della sclerosi
forse tutto si riduce a pubblicare il mio ruolo,
forse, ridimensionarlo, oh stronzo
essere, rene che salta e salta
come fosse un pesce recentemente tirato a riva

 

 

UN CANE

 

Ho perso la voce in uno sciame di tristezza
e ora fa tanto buio
e le strade sono state cancellate
e ci sono solo gufi impagliati che
dai campanili simulano strani salmi
Per strada c’è un ragazzo con tre cani
cosa dirgli se la mia voce
è solo un grido selvaggio?
Vorrei essere un cane,
farmi accarezzare, far germogliare i sentieri

 

 

PROPENSIONE AD ANDARE SOLO VERSO ME STESSO

alla risacca del mare nudo
e lo scrostarsi delle rovine della vita
la mia voce preferisce afferrare
la crosta della goffaggine degli anni
la consapevole incoerenza dell’amore
forgiare segreti, perfino deliri
la mia voce preferisce i labirinti

 

 

 

Corrispondenze

dentiere per forgiare le parole
rimodellare i suoni sputando stami
ricoprire il simbolo e l’idiozia del linguaggio

sento la sostanza di un dirupo
nelle stazioni dei treni svuotate dalla morte
sogno l’albero del silenzio

 

nel caso parlassi e volessi avvicinarti
prolungheresti la distanza, attiveresti l’assurdo
mie cornee di madreperla marcia: le mie parole

 

 

PALMIPEDI

 

smettete di volare e ascoltate, è troppo presto per diluire
la bussola a sospensione si vede nelle acacie
restate un attimo vicini, concordiamo su qualcosa di giusto
scoprire, piuttosto che supporre ciò che intoniamo
quando i rami si prostituiscono e ci nascondono
o quando respiriamo con fatica contro aria
o quando ci dondoliamo ridendo, da tanta tristezza.

 

ESTRANEO AL DIVENIRE

deduco, dalle pallide colombe che ricorrono alla sterile calma,
che vivere è questo
con l’interezza di un’eclissi senza fine, io, pontefice dell’ozio,

costruisco riflettori, mi pongo, come uno storpio, al livello dell’intelletto
e deduco, dalla mela che marcisce, canta e risuona
che vivere è
sbattere le ali e tornare, sbattere le ali, proteggersi dall’isteria

 

 

DATORE DI VITA

un giorno dimenticherò le mie voci immature
la discendenza che ho macchiato con il mio stridore
e mi farò strada attraverso il disordine e l’apostasia
tra la frescura di gentili giorni sotterranei
e morirò lentamente, come fece l’Uomo
e le statue erette dalle mie mani
getteranno meno candore e fanfara,
i loro angoli grideranno il mio nome
e manderò naufragi alle loro vite

 

Traduzione dallo spagnolo di Pina Piccolo, dalla raccolta Nadie advertió el rencor de las precipitaciones.

 

 

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RAFAEL ROMERO. (Guatemala, 1978). Ha pubblicato su riviste cartacee e digitali in Spagna e America Latina. La sua tesi Léxico, identidad e ideología guatemalteca en La Puerta del Cielo y otras puertas, de Luis de Lión, gli ha valso la laurea honoris causa cum laude. Ha studiato narrativa alla Scuola di Lettere di Madrid. Ideatore della rivista antologica di arte e letteratura Te prometo anarquía. Ha pubblicato Distensión del ansia (Alambique, 2011, poesia), Génesis y encierro (Cultura, 2011, racconto), la trilogia El elegido, Chichicaste, Zánganos (Alas de Barrilete, 2012-2014, romanzo) ed Entelequias (e/ X, 2015, racconti), così come le plaquette poetiche El convoy en el que habito se desplaza entre tinieblas (Ultramarina, 2013) e Orgánica palabra (Sin Tecomates, 2014). Attualmente risiede a Logroño, La Rioja.

 

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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