Ho cercato di catturare il pony nella mia testa: Trevino L. Brings Plenty, Sy Hoahwah e Julian Talamantez Brolaski, tre poeti nativi americani tradotti da Alessandro Brusa

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Trevino L. Brings Plenty

Portland NordEst

 

Vedo una donna piangere sulla porta di casa

i figli persi, di nuovo

affidati ai servizi sociali

e conoscendo la dura strada

che avrà ancora da percorrere, nel mio cervello la cartografia del disastro.

 

Il mio cervello vede già i suoi figli

farsi strada nel meccanismo

e i suoi nipoti

venirne fagocitati; nel mio cervello la cartografia del disastro.

 

Questa è la seconda volta per questa madre,

in questo stato, che i suoi figli le vengano tolti.

Là c’è la sua riserva originaria dove pure

gli altri suoi figli sono altrove ricollocati.

Muore dal desiderio di tornare a casa. Un po’ di sicurezza.

Suo padre abita là; nel mio cervello la cartografia del disastro.

 

Posso offrirle solo qualche parola

di incoraggiamento e supporto,

consigliarle di consultare il medico per qualche cambio di terapia;

fissare gli appuntamenti necessari e delle visite sorvegliate,

cercare di non abbattersi.

La mia mente vaga

verso un’amica a rischio

di esclusione dalla propria tribù.

Penso ad un’identità liquida

che scotenni l’annientamento: nel mio cervello la cartografia del disastro.

 

Torno alla mia auto. Accendo il motore

e anche la radio – le interferenze mi

danno conforto. Guido nella città, vedo tempeste

nelle famiglie. Riesco ad identificare le tracce

che il dolore della gente lascia lungo le strade,

la sequenza di espropriazioni ed allontanamenti:

condizioni socio-economiche, razziali, stati

di salute mentale e generazionali. Nel mio cervello la cartografia del disastro.

 

 

In seeing a woman weep on her doorstep

the loss of her children

to child welfare for a second time

and knowing the difficult road

yet to navigate, my brain maps crisis.

 

My brain foretells her children

penetrating deep into the system

and her grandchildren

entering the system; my brain maps crisis.

 

This is the second time for this mother,

in this state, that her children were removed.

There is her home rez where

her other children are placed elsewhere.

She pines returning home. Some safety.

Her father lives there; my brain maps crisis.

 

I can only offer a few words

of encouragement and support,

suggest consult her doctor for med adjustments;

make required appointments and supervised visits,

try not to break down.

My brain wanders elsewhere

to a friend on the borderline

of disenrollment from her tribe.

I think liquid identity

scalping extermination: my brain maps crisis.

 

I return to my car. Start the engine,

power on the radio – the static feels

comforting. I drive this city, see tornadoes

in households. I can point out

people’s pain traced across streets,

the many histories of removal:

socio-economic, racial, generational

mental health states. My brain maps crisis.

 

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Trevino L. Brings Plenty è nato nella Riserva Sioux del Lago Cheyenne nel South Dakota. di origine Minneconjou Lakota è cresciuto nella Bay Area di San Francisco ed a Portland (Oregon, dove risiede. È cineasta, musicista ed è un assistente sociale, insegnante al college e si occupa di diritti delle famiglie e degli studenti nativi americani. Real Indian Junk Jewlry (2912) è la sua prima raccolta di poesia, cui ha fatto seguito Wakpa Wanagi Ghost River (2015).

 


Sy Hoahwah

 

Prima di venire mangiati

 

Prima di venire mangiati,

il procione-strega-monaco-cannibale canta per noi,

mostrando file e file di denti.

 

Le canzoni sono tutte sulla ragazza Arapaho

i cui genitori sono Pazzoide Bianco e Pena

e di come lei offra l’ultimo dito in sacrificio.

 

Dopo di che il monaco cannibale si inchina,

indossando il proprio gigantesco scroto come tonaca.

 

Al centro del centro del centro delle cose

tiene noi. Il suo stomaco è una piccola camera da letto

con un vecchio materasso e il pavimento di legno

 

pieno di vecchi giornali

e barattoli di caffè pieni di cherosene

per gli scorpioni che vengono a deriderci.

 

 

Before we are eaten

Before we are eaten,

the raccoon-witch-cannibal-monk sings to us,

showing rolls upon rolls of teeth.

 

The songs are always about the Arapaho girl

whose parents’ names are White Crazy and Grief

and how she offers her last finger as a sacrifice.

 

Then the cannibal monk takes a bow,

wearing his own gigantic scrotum as a robe.

 

At the center of the center of the center of things,

he keeps us. His stomach is a small bedroom

with an old mattress and a wooden floor

 

lined with old newspapers

and coffee cans full of kerosene

for the scorpions that come out to mock.

 

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Sy Hoahwah è di origini Yappithuka Comanche e Southern Arapahoe. Ha vissuto nell’Oklahoma e negli stati del sud. Ha un diploma in Scrittura Creativa all’Università dell’Arkansas ed una borsa di studio della National Endowment for the Arts Literature. La sua prima raccolta di poesia è Velroy and the Madischie Mafia (2009)  cui ha fatto seguito la plaquette Night Cradle (2011). È in uscita la sua raccolta Ancestral Demon of a Grieving Bride.


 

Julian Talamantez Brolaski

 

Il Presagio della Civetta

 

       A Inés Talamantez

 

Ho un’ora per leggere marcabruno ed innamorarmi

per studiare i medicamenti e mettere un sasso in ogni angolo della casa

e su di esso pregare con polline come il mio capo tribù aveva

raccomandato

per testare la mia straordinaria conoscenza

per chiedermi velocemente se fossi sotto un incantesimo

per scrivere la mia poesia sull’essere un meticcio

devo amare anche la volpe che intralcia il mio cammino &

buttare a mare la mia precedente direzione & ogni movimento

verso l’astrazione

& alla fine andare alla discarica + le ruote usate delle bici e le corna rotte e le vetrate rotte
di una nave che in precedenza

avr vlt difendere perché non amavo me stesso

ma lo scaffale rotto

nn ne voglio +

il meticcio da rissa e la rosa e il cowboy indiano quell’ottimista imboscato

& la presenza a me stesso e l’uccisione delle nostre famiglie, diversi e neri e marroni e nativi

alla strage di orlando simbolo della nostra chiusologia

il massacro ad aravaipa gashdla’á cho o’aa quello a big sycamore che è già tutto

bear river   sand creek   pulsa   rosewood

& quando alla fine li ho beccati

& messo la tequila nel bidone giusto

& ho cercato di catturare il pony nella mia testa

han detto che gli ohlone erano qui come non

ci fossero più ohlone

eretto un finto tumulo di conchiglie e chiamata viale del tumulo di conchiglie

ai miei amici non piace

ai miei amici non piace quella merda

non è tipo come se dai via la formula segreta, mi ha fatto notar il mio tipo, a quello cui stai lanciando il malocchio

marcabruno usa la parola “mestissa” per descrivere la pastorella

che il suo narratore cazzone sta invano corteggiando

che paden si traduce come “mezzosangue” e pound come “di umili origini” e snodgrass

“ragazza” ma io voglio dire meticcio, mestiza

sanguemisto

melissima più mielosa suona meglio

come catullo chiamava gli occhi del suo ragazzo

miele il colore degli occhi del mio cane morto la pancia dell’ape

andrò a raccogliere polline dalle tife tra una settimana o due

e a pregare la pianta dicendole che prendo solo quel che mi serve

usando un appendino per agganciare quelle lontane dalla riva

e filtrare quattro volte con lo chiffon

cos’è l’amore

se non una costellazione di significati

altroché-come magia

los cavecs nos aüra come augurano il gufo

uno resta a bocca aperta di fronte a un quadro

l’altro aspetta mahana

 

 

As the Owl Augurs

                   For Inés Talamantez

 

I have an hour to read marcabru and fall in love
to study the medicines and put a rock in each corner of the house
and pray over it with pollen as my elder advised
to test my extraordinary knowledges
to briefly wonder whether I was actually under a spell
to write my poem about being a mongrel
I must love even the fox that impedes my path
n jettison my former ire n any gesture toward abstraction
n go to the dump finally w/ the disused bicycle tires and the broken antlers and the
cracked stained glass of a ship that formerly I wdve harbored because I did not love myself
but the broken shelf
I want namore of it
the jangle-mongrel and the rose and the ndn cowboy that layall closeted
along w/ my availability to my own mind and the killings of our familyes queer and black and brown and ndn
slaughter at orlando symbol of our hermitude
massacre at aravaipa gashdla’á cho o’aa   big sycamore standing there
bear river  sand creek  tulsa  rosewood
n when I finally sussed them out
n laid the tequila in its proper trash
n attempted to corral the pony of my mind

they say the ohlone were here as if
there were no more ohlone

erected a fake shellmound called it shellmound avenue
my friends dont like that
my friends dont like that excrement
it’s not like youd give away the algorithm, my bf pointed out,
to the one yr tryin to put a spell on
marcabru uses the word ‘mestissa’ to describe the shepherdess his dickish narrator is poorly courting
which paden translates ‘half-breed’ and pound ‘low-born’ and snodgrass ‘lassie’ but I want to say mongrel, mestiza, mixedbreed
melissima most honeyed most songful
what catullus called his boyfriend’s eyes
honey the color my dead dog’s eyes the stomach of the bee
I’m going to gather pollen from the cattails in a week or two
to pray to the plant tell it I’m only taking what I need
use a coathanger to hook the ones far from shore
filter it thru chiffon four times
what is love
but a constellation of significances
lyke-like magic
los cavecs nos aüra  as the owl augurs
one gapes at a painting
the other waits for mahana

 

 

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Julian Talamantez Brolaski, di origini Lipan e Mescalero Apache è autore e co-editore di NO GENDER: Reflections on the Life & Work of kari edwards (2009). Fa parte dei Bay Area American Indian Two Spirits, dei Juan & the Pines e dei Western Skyline. La sua prima raccolta di poesia è gowanus atropolis (2011) cui sono seguite Advice for Lovers (2012) e Of Mongrelitude (2017).

 

 

Immagine di copertina: Foto di Aritra Sanyal.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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