Trevino L. Brings Plenty
Portland NordEst
Vedo una donna piangere sulla porta di casa
i figli persi, di nuovo
affidati ai servizi sociali
e conoscendo la dura strada
che avrà ancora da percorrere, nel mio cervello la cartografia del disastro.
Il mio cervello vede già i suoi figli
farsi strada nel meccanismo
e i suoi nipoti
venirne fagocitati; nel mio cervello la cartografia del disastro.
Questa è la seconda volta per questa madre,
in questo stato, che i suoi figli le vengano tolti.
Là c’è la sua riserva originaria dove pure
gli altri suoi figli sono altrove ricollocati.
Muore dal desiderio di tornare a casa. Un po’ di sicurezza.
Suo padre abita là; nel mio cervello la cartografia del disastro.
Posso offrirle solo qualche parola
di incoraggiamento e supporto,
consigliarle di consultare il medico per qualche cambio di terapia;
fissare gli appuntamenti necessari e delle visite sorvegliate,
cercare di non abbattersi.
La mia mente vaga
verso un’amica a rischio
di esclusione dalla propria tribù.
Penso ad un’identità liquida
che scotenni l’annientamento: nel mio cervello la cartografia del disastro.
Torno alla mia auto. Accendo il motore
e anche la radio – le interferenze mi
danno conforto. Guido nella città, vedo tempeste
nelle famiglie. Riesco ad identificare le tracce
che il dolore della gente lascia lungo le strade,
la sequenza di espropriazioni ed allontanamenti:
condizioni socio-economiche, razziali, stati
di salute mentale e generazionali. Nel mio cervello la cartografia del disastro.
In seeing a woman weep on her doorstep
the loss of her children
to child welfare for a second time
and knowing the difficult road
yet to navigate, my brain maps crisis.
My brain foretells her children
penetrating deep into the system
and her grandchildren
entering the system; my brain maps crisis.
This is the second time for this mother,
in this state, that her children were removed.
There is her home rez where
her other children are placed elsewhere.
She pines returning home. Some safety.
Her father lives there; my brain maps crisis.
I can only offer a few words
of encouragement and support,
suggest consult her doctor for med adjustments;
make required appointments and supervised visits,
try not to break down.
My brain wanders elsewhere
to a friend on the borderline
of disenrollment from her tribe.
I think liquid identity
scalping extermination: my brain maps crisis.
I return to my car. Start the engine,
power on the radio – the static feels
comforting. I drive this city, see tornadoes
in households. I can point out
people’s pain traced across streets,
the many histories of removal:
socio-economic, racial, generational
mental health states. My brain maps crisis.
Trevino L. Brings Plenty è nato nella Riserva Sioux del Lago Cheyenne nel South Dakota. di origine Minneconjou Lakota è cresciuto nella Bay Area di San Francisco ed a Portland (Oregon, dove risiede. È cineasta, musicista ed è un assistente sociale, insegnante al college e si occupa di diritti delle famiglie e degli studenti nativi americani. Real Indian Junk Jewlry (2912) è la sua prima raccolta di poesia, cui ha fatto seguito Wakpa Wanagi Ghost River (2015).
Sy Hoahwah
Prima di venire mangiati
Prima di venire mangiati,
il procione-strega-monaco-cannibale canta per noi,
mostrando file e file di denti.
Le canzoni sono tutte sulla ragazza Arapaho
i cui genitori sono Pazzoide Bianco e Pena
e di come lei offra l’ultimo dito in sacrificio.
Dopo di che il monaco cannibale si inchina,
indossando il proprio gigantesco scroto come tonaca.
Al centro del centro del centro delle cose
tiene noi. Il suo stomaco è una piccola camera da letto
con un vecchio materasso e il pavimento di legno
pieno di vecchi giornali
e barattoli di caffè pieni di cherosene
per gli scorpioni che vengono a deriderci.
Before we are eaten
Before we are eaten,
the raccoon-witch-cannibal-monk sings to us,
showing rolls upon rolls of teeth.
The songs are always about the Arapaho girl
whose parents’ names are White Crazy and Grief
and how she offers her last finger as a sacrifice.
Then the cannibal monk takes a bow,
wearing his own gigantic scrotum as a robe.
At the center of the center of the center of things,
he keeps us. His stomach is a small bedroom
with an old mattress and a wooden floor
lined with old newspapers
and coffee cans full of kerosene
for the scorpions that come out to mock.
Sy Hoahwah è di origini Yappithuka Comanche e Southern Arapahoe. Ha vissuto nell’Oklahoma e negli stati del sud. Ha un diploma in Scrittura Creativa all’Università dell’Arkansas ed una borsa di studio della National Endowment for the Arts Literature. La sua prima raccolta di poesia è Velroy and the Madischie Mafia (2009) cui ha fatto seguito la plaquette Night Cradle (2011). È in uscita la sua raccolta Ancestral Demon of a Grieving Bride.
Julian Talamantez Brolaski
Il Presagio della Civetta
A Inés Talamantez
Ho un’ora per leggere marcabruno ed innamorarmi
per studiare i medicamenti e mettere un sasso in ogni angolo della casa
e su di esso pregare con polline come il mio capo tribù aveva
raccomandato
per testare la mia straordinaria conoscenza
per chiedermi velocemente se fossi sotto un incantesimo
per scrivere la mia poesia sull’essere un meticcio
devo amare anche la volpe che intralcia il mio cammino &
buttare a mare la mia precedente direzione & ogni movimento
verso l’astrazione
& alla fine andare alla discarica + le ruote usate delle bici e le corna rotte e le vetrate rotte
di una nave che in precedenza
avr vlt difendere perché non amavo me stesso
ma lo scaffale rotto
nn ne voglio +
il meticcio da rissa e la rosa e il cowboy indiano quell’ottimista imboscato
& la presenza a me stesso e l’uccisione delle nostre famiglie, diversi e neri e marroni e nativi
alla strage di orlando simbolo della nostra chiusologia
il massacro ad aravaipa gashdla’á cho o’aa quello a big sycamore che è già tutto
bear river sand creek pulsa rosewood
& quando alla fine li ho beccati
& messo la tequila nel bidone giusto
& ho cercato di catturare il pony nella mia testa
han detto che gli ohlone erano qui come non
ci fossero più ohlone
eretto un finto tumulo di conchiglie e chiamata viale del tumulo di conchiglie
ai miei amici non piace
ai miei amici non piace quella merda
non è tipo come se dai via la formula segreta, mi ha fatto notar il mio tipo, a quello cui stai lanciando il malocchio
marcabruno usa la parola “mestissa” per descrivere la pastorella
che il suo narratore cazzone sta invano corteggiando
che paden si traduce come “mezzosangue” e pound come “di umili origini” e snodgrass
“ragazza” ma io voglio dire meticcio, mestiza
sanguemisto
melissima più mielosa suona meglio
come catullo chiamava gli occhi del suo ragazzo
miele il colore degli occhi del mio cane morto la pancia dell’ape
andrò a raccogliere polline dalle tife tra una settimana o due
e a pregare la pianta dicendole che prendo solo quel che mi serve
usando un appendino per agganciare quelle lontane dalla riva
e filtrare quattro volte con lo chiffon
cos’è l’amore
se non una costellazione di significati
altroché-come magia
los cavecs nos aüra come augurano il gufo
uno resta a bocca aperta di fronte a un quadro
l’altro aspetta mahana
As the Owl Augurs
For Inés Talamantez
I have an hour to read marcabru and fall in love
to study the medicines and put a rock in each corner of the house
and pray over it with pollen as my elder advised
to test my extraordinary knowledges
to briefly wonder whether I was actually under a spell
to write my poem about being a mongrel
I must love even the fox that impedes my path
n jettison my former ire n any gesture toward abstraction
n go to the dump finally w/ the disused bicycle tires and the broken antlers and the
cracked stained glass of a ship that formerly I wdve harbored because I did not love myself
but the broken shelf
I want namore of it
the jangle-mongrel and the rose and the ndn cowboy that layall closeted
along w/ my availability to my own mind and the killings of our familyes queer and black and brown and ndn
slaughter at orlando symbol of our hermitude
massacre at aravaipa gashdla’á cho o’aa big sycamore standing there
bear river sand creek tulsa rosewood
n when I finally sussed them out
n laid the tequila in its proper trash
n attempted to corral the pony of my mind
they say the ohlone were here as if
there were no more ohlone
erected a fake shellmound called it shellmound avenue
my friends dont like that
my friends dont like that excrement
it’s not like youd give away the algorithm, my bf pointed out,
to the one yr tryin to put a spell on
marcabru uses the word ‘mestissa’ to describe the shepherdess his dickish narrator is poorly courting
which paden translates ‘half-breed’ and pound ‘low-born’ and snodgrass ‘lassie’ but I want to say mongrel, mestiza, mixedbreed
melissima most honeyed most songful
what catullus called his boyfriend’s eyes
honey the color my dead dog’s eyes the stomach of the bee
I’m going to gather pollen from the cattails in a week or two
to pray to the plant tell it I’m only taking what I need
use a coathanger to hook the ones far from shore
filter it thru chiffon four times
what is love
but a constellation of significances
lyke-like magic
los cavecs nos aüra as the owl augurs
one gapes at a painting
the other waits for mahana
Julian Talamantez Brolaski, di origini Lipan e Mescalero Apache è autore e co-editore di NO GENDER: Reflections on the Life & Work of kari edwards (2009). Fa parte dei Bay Area American Indian Two Spirits, dei Juan & the Pines e dei Western Skyline. La sua prima raccolta di poesia è gowanus atropolis (2011) cui sono seguite Advice for Lovers (2012) e Of Mongrelitude (2017).
Immagine di copertina: Foto di Aritra Sanyal.