Francesca Del Moro, Gli obbedienti, Cicorivolta Edizioni, 2016 – recensione di Luigi Cannillo

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“La vita esatta. / La corsa della cavia / dentro la gabbia”. Già da questi primi versi, Gli obbedienti di Francesca Del Moro si presenta come una proposta coraggiosa sia per la tematica in sé che per la scelta di scriverne in poesia. Il mondo del lavoro, inteso come luogo del non esistere, dell’annullamento e dell’alienazione, è stato argomento di narrativa, o di studi socioeconomici, ma più raramente di poesia. Come a escludere, considerandolo impoetico, un ambito invece così fondamentale, se non totalizzante, del nostro esistere. Già da Elio Pagliarani a Giancarlo Majorino a Luigi Di Ruscio la poesia del secondo dopoguerra italiano, in particolare quella nata negli anni ’50 e ’60, ha tracciato un solco dal quale lo sviluppo successivo delle condizioni di lavoro e anche le più recenti scelte legislative a riguardo possono trarre alimento e offrire spunti di scrittura. Ma considerare Gli obbedienti soltanto secondo un’impostazione strettamente economicistica sarebbe molto riduttivo: nei versi di Francesca Del Moro si rispecchia la povertà non solo economica delle esistenze, ma, a partire da questa, la rinuncia alla dignità personale e collettiva, l’impoverimento emotivo, la mancanza di prospettive anche per le generazioni future, l’appiattimento del Personale sotto l’Aziendale: “[…] // Si sta alla scrivania come / in trincea, ma si spara / a chi sta accanto, perché / si prende meglio la mira / e poi si fa prima // È il lavoro, bellezza, / non c’è nulla di personale, /  questione di sopravvivenza.” La raccolta offre una grande mobilità tematica, e una osservazione a 360 gradi dei fenomeni, dei Soggetti/Oggetto della poesia. Non a caso i riferimenti esplicitati nelle Note finali della stessa Del Moro riguardano non solo poeti, ma narratori, saggisti, musicisti, registi, a esemplificare con opere specifiche la gamma degli interessi e dei campi di intervento dell’autrice. A quei riferimenti ognuno potrebbe aggiungere le suggestioni evocate dai versi, da Ferruccio Brugnaro a Fritz Lang, da Charlie Chaplin a Franz Kafka a Mario Sironi. Il tono della raccolta è severo e spietato, ma qualche volta anche ironico, più spesso sarcastico, in scene o ritratti tragici, anche neoespressionisti o neorealisti. Accenti particolarmente efficaci si ritrovano in immagini e definizioni nelle quali “gli obbedienti” vengono storicizzati in figure di sorprendente attualità come ne Gli ovini di Adenauer: “[…] sono il risultato / di una mutazione / incredibile / sono pecore / pecore carnivore.” Nell’acuta postfazione Anna Maria Curci osserva: “Si rischia l’osso del collo, nell’era del precario e dell’abnorme, a trattare una materia sfuggente, scivolosa, la sabbia mobile della grande illusione della libertà di espressione e la smisurata menzogna della flessibilità, e a tenere, al contempo, il punto della “norma” metrica, a procedere sulle righe di un pentagramma […].” Rispetto alla mobilità della materia Francesca Del Moro si muove in modo altrettanto dinamico, dispiegando forme testuali e stilistiche diverse, ciascuna finalizzata a una tonalità, a una misura particolare, dall’haiku alla citazione, dalla filastrocca all’imitazione, dall’epigramma all’allegoria, tra cui particolarmente efficaci risultano alcuni testi essenziali e densi, nei quali lo sguardo critico trafigge spietato ma non scoraggiato, comunque irriducibile, lo stato e lo svolgersi dei fenomeni: “Il saldatore appena assunto / e il muratore in pensione / discutevano in treno / di dignità e lavoro, / di giustizia e rispetto. // Ed era tutto un proliferare / di prime persone, / plurale il vecchio / e singolare il giovane.” Nella disposizione grafica tutti i testi sono allineati al centro, si diramano quindi verso il bordo del foglio rifiutando ogni forma di margine e limitazione grafica, verso l’esterno, con effetto centrifugo ma compattamente attorno a un perno tematico ed emotivo. I luoghi di lavoro e la legge dell’Obbedienza e della Rinuncia si espandono a comprendere la vita privata, la famiglia, il tempo libero, la comunicazione attraverso i social e l’ipocrisia del linguaggio quotidiano, con le sue deformazioni e i suoi silenzi. Contrapponendo però a questa realtà l’aspirazione e il compito impegnativo per la poesia suggeriti dalla citazione iniziale, dai versi di Christian Tito: “Non importa se voi non leggete le poesie / perché sarà la poesia a leggervi tutti.”

 

per gentile concessione dell’autore, Luigi Cannillo

 

 

 

V

Cani e porci

Alle nove attaccate

la catena al terminale

lunga quanto basta

per andare a pisciare.

Siete cani da cortile

a cui non serve più buttare

neanche un osso ogni tanto

e in questa Animal Farm

comandano sempre i porci

che, se li incontri fuori,

non ti guardano negli occhi.

 

IX

Gli ovini di Adenauer

Vanno insieme

senza guardarsi

con gli occhi torvi

volti in avanti

i dorsi sempre

proni ai bastoni

i denti stretti

il passo deciso

in un attimo

ciascuno diventa

predatore o preda

del proprio vicino

in un attimo

ciascuno può finire

divorato dal branco

sono il risultato

di una mutazione

incredibile

sono pecore

pecore carnivore.

 

XVII

Ha più di mille dipendenti

contando per comodità

le partite IVA a orario fisso in sede

a cui da casa dà ordini via WhatsApp

non li vede ma ha qualche paia

d’occhi che è come fossero i suoi

guarda film muti e poi sospira

e si lamenta che la gente non sorride

non ha ideali non sogna

spesso fa la voce grossa

e minaccia e licenzia

senza pensarci due volte

ha un passato da sindacalista

e poi nella cosiddetta estrema sinistra

crede nei diritti e nelle libertà

la sua azienda sostiene associazioni

umanitarie ed è ecologica e animalista

scriveranno un articolo chiamandolo

l’imprenditore comunista

a microfoni spenti dopo l’intervista

lancia un urlo alla sala ammutolita

e il giornalista chiede

se non sia in contraddizione

con la sua storia e le sue convinzioni

non rispettare i diritti e trattare così le persone

e lui fa un largo gesto della mano

in direzione delle schiene curve e dice:

“Lei queste le chiamerebbe persone?”

 

XXIX

“Schifosi portate le malattie

portate via il lavoro rubate

i nostri soldi siete dei mantenuti

siete illegali siete tutti clandestini

spacciatori puttane violentatori

di donne rapitori di bambini”

e poi posti una canzone.

Sono finiti i due minuti d’odio

sotto la foto dove il sole

accarezza l’ultimo caduto

per un pugno di euro

nel campo delle angurie.

 

XXXV

Soldatini d’argilla

fibrillano in piccole piccole

battaglie quotidiane

senza esclusione di colpi,

da quelli sotto la cintura

a quelli dati alle spalle.

Si sta alla scrivania come

in trincea, ma si spara

a chi sta accanto, perché

si prende meglio la mira

e poi si fa prima.

È il lavoro, bellezza,

non c’è nulla di personale,

questione di sopravvivenza.

 

XXXVIII

Urlò

lui così mite

così abituato a subire

d’un tratto urlò

non con l’apparato fonatorio

ma con tutto il corpo

assottigliato nello sforzo.

I pori della pelle

come bocche, l’urlo

si propagò ovunque,

rimbalzò sui muri,

sulle scrivanie, fece tremare

i vetri delle finestre

e gli schermi fece cadere

le penne e le matite come

un terremoto volare

i fogli come una raffica di vento.

È una crisi, pensarono gli altri

ammutoliti. Loro risposero

civilmente e per iscritto

il giorno dopo, lui lesse

il messaggio distrattamente

mentre svuotava cassetti

sotto dieci paia d’occhi

e staccava le foto dal computer,

per ultima quella in cui

seppur tutti sorrisi

moglie e figli lo guardavano

incattiviti.

 

LXVI

Non le serve un sonnifero,

se non punta la sveglia

lei non si desta.

Tiene per mano il sonno,

si lascia proteggere

da braccia immaginarie.

Le sole cose da fare

sono quelle necessarie

e il tempo fa paura.

È come una malattia,

una voglia dolce di morire,

un prendersi cura.

 

per gentile concessione dell’autrice, Francesca del Moro, da “Gli Obbedienti”, cicorivolta 2016

 

 

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Francesca Del Moro è scrittrice, traduttrice, editor, performer e organizzatrice di eventi legati alla poesia. È nata a Livorno nel 1971 e vive a Bologna. È laureata in lingue e dottore di ricerca in Scienza della Traduzione. Ha pubblicato le raccolte di poesia Fuori Tempo (Giraldi, 2005), Non a sua immagine (Giraldi, 2007), Quella che resta (Giraldi, 2008), Gabbiani Ipotetici (Cicorivolta, 2013), Le conseguenze della musica (Cicorivolta, 2014) e Gli obbedienti (Cicorivolta, 2016). Nel 2014 LaRecherche.it in collaborazione con Poesia 2.0 le ha dedicato l’ebook antologico Interni, notte. Ha curato e tradotto numerosi volumi di saggistica e narrativa ed è autrice di una traduzione isometrica delle Fleurs du Mal di Baudelaire, pubblicata da Le Cáriti nel 2010. Ha contribuito come poeta, traduttrice e performer ai cataloghi, alle opere di videoarte e alle performance di presentazione delle mostre collettive di arte contemporanea Scorporo (2011), Into the Darkness (2012) e Look at Me! (2013), tutte curate da A. M. Soldini. Propone performance di musica e poesia insieme alle Memorie dal SottoSuono, con cui ha inciso due brani inclusi nelle compilation Leitmotiv 13 (2013) e Leitmotiv 14 (2014) prodotte da Fuzz Studio e ha partecipato alla realizzazione del primo album omonimo (2016). Nel 2013 ha pubblicato la biografia della rock band Placebo La rosa e la corda. Placebo 20 Years, edita da Sound and Vision. Dal 2007 organizza eventi in collaborazione con varie realtà bolognesi e fa parte del comitato organizzativo del festival multidisciplinare Bologna in Lettere. Cura la rubrica “Poemata. Versi Contemporanei” per la rivista ILLUSTRATI edita da Logoshttps://www.facebook.com/francesca.delmoro  https://www.facebook.com/Poemata.ILLUSTRATI

http://www.cicorivoltaedizioni.com/cicorivoltaedizioni_GLI_OBBEDIENTI.htm

 

 

 

 

!cid_49371B99-6DF6-45E1-B162-F1F20350B70C@stationLuigi Cannillo, poeta, saggista e traduttore, consulente editoriale, è nato e vive a Milano. Ha pubblicato, tra le sue raccolte di poesia più recenti, Cielo Privato, Ed. Joker, Novi L. (Al), 2005,  e Galleria del Vento, Ed. La Vita Felice, Milano, 2014. E’ presente, come poeta, curatore  o con interventi critici, in antologie e raccolte di saggi. Ha curato recentemente con S. Aglieco e N. Iacovella Passione Poesia -Letture di poesia contemporanea (1990-2015), Ed. CFR, Milano, 2016. E stato redattore della collana Sguardi dell’Editore “La Vita Felice” e codirettore della rivista La mosca di Milano. Collabora alla rivista internazionale “Gradiva”, Olschki Ed, New York/Firenze.

 

 

 

 

 

 

 

Foto in evidenza di Melina Piccolo.

Foto degli autori a cura di Francesca del Moro e Luigi Cannillo.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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