PATRIZIO CIGLIANO
FACCIA A FACCIA
Finalista Premio Enrico Maria Salerno 2002
Premio Speciale Giuria Popolare “Enrico Maria Salerno” 2002 3° Premio Vallecorsi 2003
Premio “Enrico Maria Salerno” per la Drammaturgia
VIII Edizione – 2002
“Faccia a Faccia”
di Patrizio Cigliano
Finalista Premio Enrico Maria Salerno 2002. Premio Speciale della Giuria Popolare.
MOTIVAZIONE
Interrogatorio in un bunker. Il riferimento geo-politico è certamente il Medio Oriente, ma Cigliano, anagrammando tutti i nomi di luoghi ed evitando riferimenti troppo circoscritti, allarga il tema a livello universale, metaforico. E il dramma diventa epico, eterno, contro ogni tipo di guerra, terrorismo e fanatismo. E troviamo due personaggi “tòpoi”. Opposti, ma identici. Da una parte, un anziano Generale, minaccioso e inflessibile; dall’altra, un giovane intellettuale e poeta, che resiste e protesta innocenza. Capo d’accusa: terrorismo. Potremmo trovarci di fronte al dramma di un Garcia Lorca (palestinese) affidato alla ferocia di un franchista-falangista (israeliano). Ma la bravura di Cigliano sta proprio nell’aver saputo evitare la trappola del dramma a tesi precostituita, e nell’aver costruito un testo in cui tutto è affidato allo scontro vitale delle emozioni e delle passioni dei personaggi, più che all’arida dialettica delle opposte convinzioni. Nel nostro presente storico, la contrapposizione dei popoli ha la cadenza cupa e grigia del bollettino di morte e il dramma che ne scaturisce può assurgere a dimensione di tragedia a due condizioni: che gli atti dei due popoli siano necessitati da un Destino che domina ogni singola scelta; e che, nel contempo, qualcuno – “l’eroe” – si ribelli e scelga la morte come rivolta contro il Destino, lo Stato o Dio (qualunque nome egli abbia). “Faccia a Faccia” si muove in questa direzione: il Generale rivela di sé, nel corso del dramma-interrogatorio, un lato inatteso: egli esige la verità e nel contempo combatte una personale battaglia per salvaguardare i diritti minimi dell’accusato, per imporre una regola di comportamento superiore a entrambi, inquisito e inquisitore. Carica su di sé l’onere della prova, vuole restituire dignità umana al presunto terrorista. Di fronte all’ineluttabilità della fine del prigioniero (innocente, colpevole, comunque sia da là dentro non si esce), soggiogato da un sistema di giustizia militare che tortura e uccide il sospettato, il Generale si ribella come un eroe tragico, testimonia con la sua morte il proprio “no” al comune, orribile disegno della contrapposizione violenta. Cigliano, poeticamente, amplifica quel “no” che per ora è sulla carta, ma che vorremmo sentir suonare sulla labbra, oggi serrate, di Generali e Kamikaze.
Roma, Teatro Valle, 28 Settembre 2002.
“Faccia a Faccia”
La storia.
“Faccia a Faccia” non è una storia politica. Un carceriere di lunga esperienza riceve in affidamento un prigioniero. E’ ritenuto un terrorista. Non “militante” ma “intellettuale”. Si ritiene sia un poeta che con le sue poesie pubblicate in Internet, ha creato una fitta rete di pensiero e di sostegno non armato al proprio ideale. Il prigioniero nega. Ma il colonnello si dimostra speciale: non è un violento, e ha intenzione di non sopprimere la corrente di pensiero ormai affermata, ma di utilizzarla – previi i compromessi del caso – per un tentativo “moderato” di cambiare le cose. La sua buonafede spinge il prigioniero ad ammettere di essere effettivamente quel poeta, ma nega ogni coinvolgimento con la guerriglia. Il colonnello ci crede. Tra i due nasce una “sospettosa” fiducia reciproca. Si scoprono molto affini, seppure diversissimi politicamente. Uniti dalla passione per la poesia e la cultura in genere. Si incrociano a recitare in metrica passi dell’Iliade, ognuno vedendoli con gli occhi del suo popolo. L’ipotesi di collaborazione sembra non così remota. Ma i metodi morbidi del colonnello non piacciono ai gerarchi che lo allontanano per qualche giorno, torturano il prigioniero e uccidono sua moglie. Il colonnello non crede ai suoi occhi, s’infuria col responsabile di quel massacro, perora la sua tesi “moderata”, difende il giovane poeta. Ma contro ogni sospetto, il prigioniero, ormai morente, gli vomita addosso tutto il suo rancore e il suo odio, supponendo che dietro quello scempio ci sia l’approvazione del colonnello. In un delirio di rivendicazioni e spasimi, ammette la sua appartenenza alla guerriglia, sputtanando il passato tutt’altro che moderato del colonnello. Muore.
Il testo ha due finali tra cui scegliere per l’allestimento:
nel primo, il colonnello non ha scelta. Il tentativo più nobile di contribuire alla pace è fallito, così come la sua posizione militare (e umana) è seriamente compromessa. I gerarchi del terrore potranno bearsi del suo fallimento e perpetrare altri massacri. Non c’è più scampo. Per tutto. Prende la sua pistola d’ordinanza, se la punta in bocca e preme il grilletto. Due “estremi” uguali anche nell’Epilogo Epico, eroico.
Nel secondo finale, il Colonnello si scrolla velocemente di dosso il bruciante fallimento e torna alla sua vita militare consapevole del fatto che, nell’impossibilità di cambiare le cose, tanto vale far finta di niente. La routine della Morte.
“Faccia a Faccia” non è una storia politica. E non è neanche un testo “ideologicamente schierato”. E il ricorso ai nomi anagrammati o inventati vuole rifarsi alla metafora già utilizzata da Chaplin nel “Grande Dittatore”. Certamente non sarà difficile risalire alla realtà cui il testo si aggancia, ma forse permetterà di parlare di Guerra in maniera più ampia e assoluta, avulsa dal quotidiano e storico. “Faccia a Faccia” è forse quello che vorremmo accadesse davvero, su grande scala. E’ un incontro di “diversi”. Diversi non per “scelta” ma per “tradizione”: perché cresciuti in mezzo all’odio, alla guerra, alla cieca mancanza di tolleranza, comprensione e dialogo. In mezzo a una guerra che ormai non ci stupisce più perché è di (ormai indifferente) compagnia in tutti i telegiornali, tutti i tabloid, tutti i possibili approfondimenti, e che sentiamo negligentemente lontana, indipendentemente dalla parte del mondo in cui si sta svolgendo. Ho pensato a come far entrare in comunicazione due personaggi così scottanti. E ho trovato rassicurante appiglio nella cultura, l’arte, la poesia, la sensibilità… insomma il cuore, le emozioni! “Faccia a Faccia” vuole raccontare e raggiungere l’emozione, ma senza trovare necessariamente un “buono e un cattivo”. Per questo, ho voluto che si incontrassero due caratteri in fondo “analoghi” anche se di opposte fazioni. Che scattasse in loro una complicità graduale, una fiducia reciproca “supposta”. Ho voluto, ad esempio, che si trovassero assolutamente identici nella passione per Omero e il Greco antico, e che si soffermassero a declamare a memoria versi dell’Iliade per trovarsi “uniti” in una dimensione “altra” e “alta” nello stesso tempo. Ma non ho voluto che fossero due “buoni”. Ho cercato di equipararli anche per gli elementi negativi: sarebbe troppo facile far soccombere un povero innocente prigioniero sotto le grinfie di un carceriere spietato! Così Salèm e Shayk non sono né buoni né cattivi. Fondamentalmente sono uguali. Ognuno con i suoi scheletri nell’armadio, perché non ho ritenuto giusto “salvarne” uno solo e non ho voluto prendere una posizione precisa. Mi interessavano le loro anime, i loro cuori e non i loro colori politici. Sono due “diversi identici”, due ossimori, che si incontrano e che forse potrebbero davvero unirsi. Ma la loro unione darebbe una visione “conclusiva”, e se non riesce a darla la Storia, di certo non saprei farlo io.
Patrizio Cigliano
“FACCIA A FACCIA”
Tutti i nomi di luoghi sono anagrammati o inventati:
PALESTINA: ISRAELE: ALGERIA: SIRIA: KUWEIT: BEIRUT: TULKAREM: NÀBLUS: SHEKHEM: JAFFA: ITALIA: GERMANIA:
SAPALÈNTI LERÈSIA GELARÌA RÌSIA TIEVÙK TÙRIEB LÀMTUREK SALBÙN MEHKÈSH FAJÀF BATÀLIA TOMÀNIA
PERSONAGGI:
SHAYK Prigioniero Sapalentése. SALÈM Colonnello Leresiàno.
Il materiale poetico è stato tratto da diversi Siti Internet. ALCUNE PRONUNCE:
Sapalènti; Lerèsia; Shaìk; Salèm; Al-Adèl; Atràsh; Farìd; Menoràh; Tiewùk; Gelarìa; Riàsi; Batàlia; Tomània; Sàfia; Fajàf; Dàrwish; Kalèd; Kàlef.
“FACCIA A FACCIA”
SCENA 1
Buio. Silenzio assoluto. Assolve il battito di un cuore. Cresce un brusio incomprensibile, bisbigliato, tenue, sui fiati. Sale una luce debole che illumina il prigioniero in piedi, col fiatone, occhi sbarrati, tremante di paura. Ascolta i bisbiglii. La luce sfuma fino al buio. Ma risale immediatamente: nella stessa posizione e con lo stesso atteggiamento del prigioniero, c’è ora il colonnello. La luce sfuma. Ma si rialza ancora: i due sono in piedi, immobili, si guardano. Battito del cuore. Bisbiglii soffocati sempre più presenti. Lontano si sente un lamento di donna. Lenta dissolvenza al buio.
Luce. Due sedie. Una lampadina pende dal soffitto. Un tavolino piccolissimo. Un armadietto di ferro, vecchio, arrugginito. Sul tavolino: una pistola, una bottiglia di whisky, un bicchiere, una Menorah a 7 bracci. Tutto si svolgerà in questo ambiente. La luce entra tagliata dalle fessure degli scuri semi-chiusi. Una porta di ferro, delimita l’entrata nella stanza-bunker. Shayk, il prigioniero, è ammanettato dietro la schiena. Seduto. In terra vicino a lui, il cappuccio che gli copriva il capo. I due si guardano, si studiano. Hanno il fiatone. Salèm, il Colonnello, beve un sorso di whisky e attacca con vigore. L’interrogatorio è fortissimo, brutale, violento e velocissimo.
SALÈM Nome.
SHAYK Shayk Shabab.
SALÈM Età.
SHAYK 30.
SALÈM Nazionalità?
SHAYK Sapalènti.
SALÈM Sei stato arrestato in un rastrellamento a Làmturek.
SHAYK Ma va?
SALÈM Eri armato.
SHAYK …Non è vero! … Che vuoi da me?
SALÈM Dammi del lei!
SHAYK Mi ucciderete?
SALÈM Le domande le faccio io!
Pausa. Salèm prende il candelabro a 7 bracci e lo avvicina al volto di Shayk che teme una qualche tortura col fuoco.
SALÈM Nome.
SHAYK Shayk Shabab.
SALÈM Età.
SHAYK 30.
SALÈM Da dove vieni?
SHAYK Làmturek.
SALÈM E prima?
SHAYK Ero nei “Paesi Ricchi”.
SALÈM Che facevi?
SHAYK …Impiegato.
SALÈM Che genere d’impiego?
SHAYK Traduttore.
SALÈM Cosa traducevi?
SHAYK Brochure, corrispondenza.
SALÈM Per chi? Un ufficio governativo?
SHAYK (piano) No.
SALÈM Servizi segreti?
SHAYK (piano) No.
SALÈM Esercito? Alza la voce!
SHAYK (più forte) No.
SALÈM Per chi lavoravi?
SHAYK Una compagnia di assicurazioni.
SALÈM E che traducevi?
SHAYK … Polizze.
SALÈM Che polizze?
SHAYK …Di assicurazione! …Che volete da me?
SALÈM Qui le domande le faccio io!
SHAYK (piano) Cazzo.
SALÈM Che hai detto?
SHAYK (piano) Niente.
SALÈM Che hai detto??
SHAYK (piano) Niente.
SALÈM (forte) Che hai detto???
SHAYK Ho detto cazzo.
SALÈM Non lo puoi dire.
SHAYK Scusa.
SALÈM Dammi del lei.
SHAYK Scusi.
SALÈM Più forte.
SHAYK SCUSI.
SALÈM Nome.
SHAYK Shayk Shabab.
SALÈM Età.
SHAYK 30.
SALÈM Da dove vieni?
SHAYK Làmturek.
SALÈM Che lavoro fai?
SHAYK Traduttore.
SALÈM Di chi è questo quaderno?
SHAYK Mio.
SALÈM Sicuro?
SHAYK E’ mio.
SALÈM C’è scritto un altro nome.
SHAYK Lo so.
SALÈM Come ti chiami?
SHAYK Shayk Shabab.
SALÈM Di chi è questo quaderno?
SHAYK Mio.
SALÈM Di chi è questo nome?
SHAYK E’ di…
SALÈM Di chi è quest’indirizzo?
SHAYK (piano) Del droghiere di mia madre.
SALÈM Voce!
SHAYK Dove mia madre fa la spesa.
SALÈM …Non scherzare.
SHAYK No.
SALÈM Di chi sono questo nome e quest’indirizzo?
SHAYK Del droghiere dove mia madre fa la spesa.
SALÈM Come si chiama?
SHAYK Il droghiere?
SALÈM Come si chiama??
SHAYK Non mi ricordo.
SALÈM Non ti ricordi?
SHAYK Per questo l’ho appuntato.
SALÈM Perché l’hai appuntato?
SHAYK Perché mi indichi la casa di mia madre.
SALÈM Non conosci la casa di tua madre?
SHAYK No.
SALÈM Non la conosci?
SHAYK No.
SALÈM Non la conosci?
SHAYK Non la conosco.
SALÈM Perché?
SHAYK Sono un profugo!
Pausa. Sentiamo un respiro.
SALÈM Sei un terrorista?
SHAYK …No.
SALÈM Dove abita tua madre?
SHAYK Vicino al droghiere.
SALÈM Dove?
SHAYK Vicino all’indirizzo che c’è scritto.
SALÈM Non lo vuoi dire?
SHAYK Non lo so!
SALÈM Perché non lo sai?
SHAYK Sono partito per i “paesi ricchi” 5 anni fa. Mia madre si è trasferita lì dopo che mio padre è morto.
SALÈM Come è morto tuo padre?
SHAYK L’hanno ammazzato.
SALÈM Era un terrorista?
SHAYK No.
SALÈM Perché l’hanno ammazzato?
SHAYK Una mina anti-uomo.
SALÈM Dove si è trasferita tua madre?
SHAYK A Salbùn.
SALÈM A Mekhèsh.
SHAYK Salbùn.
SALÈM Mekhèsh.
SHAYK E’ la stessa cosa.
SALÈM No. Per la il Grande Libro è Mekhèsh.
SHAYK …Lo so.
SALÈM Perché tua madre si è trasferita a Mekhèsh?
SHAYK Salbùn le piace.
SALÈM Perché Mekhèsh le piace?
SHAYK Perché a Salbùn ci sono molti parenti.
SALÈM Perché hai lasciato i “paesi ricchi” per andare a Mekhèsh?
SHAYK Sono andato a Salbùn perché mio padre è morto.
SALÈM Quando è morto? Parla forte.
SHAYK 2 anni fa.
SALÈM Perché hai aspettato 2 anni?
SHAYK (piano) Perché…
SALÈM Voce!
SHAYK Aspettavo il “ricongiungimento familiare”.
SALÈM Tua madre ha chiesto il “ricongiungimento familiare”?
SHAYK Sì.
SALÈM Perché?
SHAYK Perché è morto mio padre!
Pausa. Hanno il fiato corto, teso. Da lontano, urla incomprensibili di donna. Si guardano. Salèm beve altro whisky e riparte.
SALÈM Nome.
SHAYK …Shayk …
SALÈM Età.
SHAYK 30.
SALÈM Professione.
SHAYK Traduttore.
SALÈM Professione.
SHAYK Traduttore.
SALÈM Perché vuoi andare a Mekhèsh?
SHAYK Perché c’è mia madre, a Salbùn.
SALÈM Che volevi fare a Mekhèsh?
SHAYK A Salbùn volevo cercare un lavoro.
SALÈM Che lavoro?
SHAYK Uno qualsiasi.
SALÈM Sei un terrorista?
SHAYK …No.
SALÈM Sei mai stato un terrorista?
SHAYK No.
SALÈM Vuoi diventare un terrorista?
SHAYK No.
SALÈM Da quanto non vedi tua madre?
SHAYK 5 anni.
SALÈM Che hai fatto in questi 5 anni?
SHAYK Traducevo per una compagnia di assicurazioni. Ho i documenti per provarlo.
SALÈM Possono essere falsi.
SHAYK Non lo sono.
SALÈM Che hai fatto in questi 5 anni?
SHAYK Te l’ho appena detto!
SALÈM Dammi del lei!
Lo colpisce. Pausa.
SHAYK …Gliel’ho appena detto.
SALÈM Ripetilo.
SHAYK Il traduttore per…
SALÈM Sei stato in Gelarìa?
SHAYK … Sì. Perché? E’ vietato?
SALÈM Che hai detto?
SHAYK Niente.
SALÈM Che hai fatto in Gelarìa?
SHAYK Niente.
SALÈM Perché ci sei andato? Parla!
SHAYK Sono un profugo!
Pausa. Ancora il respiro.
SALÈM …Hai incontrato i terroristi Gelarìni?
SHAYK No.
SALÈM Hai lavorato per i servizi segreti Gelarìni?
SALÈM Perché sei andato in Gelarìa?
SHAYK Per visitarla.
SALÈM Non scherzare.
SHAYK Volevo vederla.
SALÈM Poi?
SHAYK Niente.
SALÈM Sei andato in Riàsi?
SHAYK Sì.
SALÈM Perché?
SHAYK Per visitarla.
SALÈM Non scherzare! …Perché sei andato in Riàsi?
SHAYK Sono un profugo.
SALÈM Quanto sei stato in Gelarìa?
SHAYK Un mese.
SALÈM Quanto sei stato in Riàsi?
SHAYK 3 mesi.
SALÈM Che hai fatto in Riàsi?
SHAYK Ho iniziato a preparare la tesi di laurea.
SALÈM Sei laureato?
SHAYK No. Manca la tesi.
SALÈM Nome.
SHAYK Shayk Shabab…
SALÈM Età.
SHAYK 30.
SALÈM Professione.
SHAYK Traduttore.
SALÈM Professione.
SHAYK Traduttore.
SALÈM Professione.
SHAYK Traduttore.
SALÈM Come hai fatto a lasciare il tuo lavoro per tre mesi?
SHAYK Mi hanno licenziato.
SALÈM Perché?
SHAYK Non lo so.
SALÈM Non lo sai?
SHAYK (piano) Non lo so.
SALÈM Alza la voce! Perché ti hanno licenziato?
SHAYK NON LO SO!
SALÈM Perché ti hanno licenziato?
SHAYK Perché sono Sapalentese!!!
Pausa. I loro fiati, tesi, spezzati. Salèm si versa altro whisky. In lontananza, ancora le urla della donna. Stavolta più comprensibili: due voci femminili: “No. Lasciatemi!” – l’altra voce: “Apri le gambe. Apri le gambe, troia!” – La prima voce urla a squarciagola.
SALÈM Ti hanno licenziato perché hai abbandonato il lavoro per tre mesi per andare in Riàsi, vero?
SHAYK No. Ci sono andato dopo il licenziamento.
SALÈM Era la prima volta?
SHAYK No.
SALÈM …Eri già stato in Riàsi?
SHAYK Sì.
SALÈM Quando?
SHAYK 2 anni fa.
SALÈM Perché?
SHAYK Per vedere mia madre.
SALÈM Perché?
SHAYK Era appena morto mio padre.
SALÈM Quindi eri in Riàsi?
SHAYK No. Ero nei “Paesi Ricchi”. Mi ha spedito un telegramma e l’ho raggiunta.
SALÈM Perché in Riàsi?
SHAYK Stava da mio zio.
SALÈM Tuo zio è un terrorista?
SHAYK No. Ha una fabbrica di tappi di sughero.
SALÈM Tua madre è Riàsina?
SHAYK No. E’ Sapalentese. Come mio zio.
SALÈM Perché tuo zio è in Riàsi?
SHAYK Era un profugo. Si è stabilito lì.
SALÈM Quanto sei rimasto in Riàsi?
SHAYK 2 mesi.
SALÈM Prima hai detto 3.
SHAYK 3 mesi quando sono andato a visitarla la seconda volta.
SALÈM E la prima volta?
SHAYK 2 mesi.
SALÈM E il lavoro?
SHAYK Ho preso le ferie.
SALÈM 2 mesi di ferie?
SHAYK Sì.
SALÈM Non è possibile!
SHAYK Le ferie di due anni.
SALÈM Non ne avevi mai prese?
SHAYK No. Mi piaceva, il mio lavoro. Non mi pesava.
SALÈM Che hai fatto in quei 2 mesi?
SHAYK Sono stato con mia madre. Abbiamo deciso che avrebbe chiesto il “ricongiungimento familiare”.
SALÈM Perché?
SHAYK Per stare con lei!
SALÈM Dove?
SHAYK … Vicino al droghiere!
SALÈM (dopo una pausa, serissimo) Non scherzare!
Si fissano pericolosamente.
SALÈM …Volevi lasciare i “Paesi Ricchi”?
SHAYK Sì.
SALÈM Hai detto che ti piaceva il tuo lavoro.
SHAYK E’ così.
SALÈM Allora perché volevi andartene?
SHAYK Volevo vedere altri posti.
SALÈM Perché?
SHAYK Sono un profugo.
SALÈM Sei un terrorista?
SHAYK No.
SALÈM Ti piace il tuo capo?
…
SALÈM Ti piace il nostro?
…
SALÈM Chi ti piace?
SHAYK (con sfida) Achille!
SALÈM …Perché?
SHAYK Era un uomo di guerra!
SALÈM Ti piace la guerra?
SHAYK A te?
SALÈM Dammi del lei!
SHAYK A lei? …A lei piace la guerra?
SALÈM Sì.
SHAYK …Sì. (si guardano. pausa)
SALÈM No.
SHAYK . …No!
Sovrasta tutto, un altro fortissimo urlo di donna in lontananza. L’eco è lunga. Le luci sfumano lentamente. Resta il battito del cuore. Buio.
La parte finale dell’atto unico apparirà nel numero 18 de La Macchina Sognante, il primo maggio 2020.
Immagine in evidenza: Opera grafica di Irene De Matteis.