Estratti dal libro inedito El caballo del malo – José Antonio Pérez-Robleda

Te Amo 1- Photo Credit Steve Weinik

Estratti dal libro inedito:

El caballo del malo (Il cavallo del cattivo)

 

 

 

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

Prefazione

DISSOLVENZA IN USCITA.

 

Si sente la musica di Morricone. FISCHI.

 

Un cavallo trotta attraverso il deserto.

 

Niente spari,

solo un certo profumo di terra

pronto a penetrare

e prenderti il naso,

un certo sapore di pietra,

la bellezza travolgente

di una landa desolata.

 

Il cavallo si allontana verso l’orizzonte

con la compostezza di chi conosce il proprio destino.

 

Senza fretta.

Sa di essere il cavallo del cattivo.

 

 

La musica di Morricone continua a suonare. FISCHI. 

Vengono visualizzati i titoli di testa.

 

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

Una dolce consapevolezza: Il Ranch di Fred

 

Per volere di Dio, l’uomo ha il diritto di appropriarsi di ogni acro di terra improduttivo

e, con ciò, ricade su di lui il dovere di farle produrre beni per l’umanità.

Hume, Trattato sulla natura umana.

 

Stia attento,

questa terra mi appartiene.

 

È mia

dai pioppi al fiume

dalla valle alle scogliere.
È concimata con i miei morti,

ed è per questo che posso

lasciarvi pascolare il mio bestiame

per questo posso seminarla con il mio sudore

e innaffiarla con il mio sangue.

 

Ecco perché posso circondarla, perforarla

infangarla e violentarla quando voglio.

 

Stia attento,

la mia pistola è impaziente

e, Le assicuro, non è stata caricata dal diavolo.

 

Non un passo più in là.

Non mi interessa se è di passaggio.

Si trova su proprietà privata:

questo pezzo di terra

è della mia famiglia da sempre

quando arrivò la ferrovia

ne avevamo diritto da tempo

quando arrivò la diligenza

il nostro cognome era già famoso

quando arrivarono ​​i gringos

eravamo già qui

quando i messicani se ne andarono

siamo rimasti qui

quando buttarono fuori gli spagnoli

l’abbiamo festeggiato da qui

 

[…]

 

Arrivammo ​​con i missionari

 

[…]

 

solo i selvaggi ci hanno preceduto.

Ma loro la terra non la possedevano,

e ciò era pericoloso,

ecco perché abbiamo dovuto ucciderli.

 

Proprio come ho intenzione di uccidere Lei

se fa un altro passo avanti.

 

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

Secondo intermezzo

 

DISSOLVENZA IN USCITA.

Paesaggio desolato.

Deserto roccioso.

La telecamera fa la panoramica a destra.

Poi si ferma.

Il cavallo occupa la parte destra della scena.

 

Rumore di zoccoli di cavallo.

 

Un altro cavallo entra da sinistra.

Non ha sella.

È un cavallo selvaggio.

Ora sono faccia a faccia e occupano l’intera scena.

Dilatano le narici.

 

Si riconoscono.

Hanno il presentimento dell’addio.

 

E del conteggio.

 

Proprio qui.

 

Dove il cavallo era ritornato ad essere selvaggio

e aveva fatto l’incontro con l’uomo

e aveva rivissuto la sua storia

ed era ritornato a morire

da entrambi i lati.

 

Rumore di zoccoli di cavallo.

 

Il cavallo selvaggio lascia la scena a sinistra.

Quello del cattivo fa due passi avanti.

Rimane al centro della scena.

Scava il terreno

senza fretta.

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

V

La roccia

non ha paura che il momento le sfugga

mentre si guarda dentro

fuori tutto muore

ecco perché è dura e solida

e in lei non alberga

alcun luogo dell’assenza.

 

 

VI

La memoria della roccia

è fatta di fenditure

quella liscia non ricorda

quali percorsi le abbiano dato la sua forma.

 

Il suo interesse non è che per sé stessa

perché nel suo mondo non vi è mistero alcuno.

 

Ma ecco che arriva una crepa

per sloggiare quel mondo:

attraverso la fessura si drena lentamente

qualcosa

potrebbero essere quattro o cinque

una dopo

una prima

e tanti altri a venire

 

Ululato del cane

 

Auuuuu u u u u u u

— È l’ululato del cane che è premonizione di morte.

Diceva mia zia Eleonor mentre stendeva i panni.

E, al terzo bucato,
le campane
suonarono a morto.

Poi mi fece cenno di tacere.
Contava i rintocchi
come se leggesse un messaggio scritto nel cielo.

—28 anni, donna, sicuramente è Anne,

era molto malata.

Nel paese si conoscevano tutti.

—12 anni, quasi un bambino!

Dio mio! Il figlio del macellaio.

Poi,
tra l’ululato del cane
e i rintocchi della campana,
gli spari
si sono fatti sempre più
frequenti.

Ma mia zia continuava a contare i rintocchi come se niente fosse.

— Maschio, 18 anni,
certo è il figlio di mezzo dei Garcia.
Ora riposa! E  lascia riposare!

Non mi ha mai insegnato.
Quando suonarono per lei
non riuscii a leggere le campane.

E poi
ci fu solo l’ululato del cane
e gli spari
e il silenzio.
Fino a quando tutti si dimenticarono
delle campane.
Per sempre.

Auuuuu u u u u u u

È strano che il cane stia ululando ora.

Gli sarà arrivata la premonizione
della sua stessa morte.

 

 

 

I fiori di Santo Stefano

 

Quell’estate, per Santo Stefano,

le cime delle colline erano piene di nuvole.

Invece di dissiparsi

durarono per settimane.

 

Le nuvole scesero a valle.

L’umidità fece rinascere il deserto.

Il telegrafo diffuse la notizia.

Arrivò  gente da altre città.

 

Il giornale The Middle Town Post

scattò l’unica foto che ci rimane.

 

Battezzarono il fenomeno La pioggerellina di Santo Stefano.

 

I cattolici pensavano che fosse cosa della Vergine.

I protestanti che fosse cosa del diavolo;

ma solo chi conosceva

le antiche leggende

si mise in marcia verso Serpent Pass.

 

Gli insetti corsero a deporre le uova.

I conigli corsero a scavare tane.

I giovani corsero a sdraiarsi sull’erba.

 

[Fuori dalla valle,

ci furono un sacco di nascite:

i figli di Santo Stefano]

 

Quando iniziò a piovere

i visitatori se ne andarono.

 

All’inizio fu solo una piccola scintilla.

La gioia dei pozzi pieni

fece traboccare le speranze.

Poi si dovettero incanalare i ruscelli.

Poi l’acqua ruppe gli argini.

Fino a quando una notte

dopo un enorme ruggito,

una lingua di fango accarezzò la valle

seppellendo ogni traccia di progresso

 

Solo allora capirono

Il nome

dato dagli abitanti originari

a quel posto.

 

[…]

 

Sul fango fresco

crebbero fiori da cimitero.

 

[…]

 

In assenza di telegrafo

non venne più

nessun visitatore

né vi fu alcuna fotografia.

 

[…]

 

Nessuno poté dare al fenomeno il nome

“I fiori di Santo Stefano”.

 

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

Epilogo

DISSOLVENZA IN USCITA.

 

Si sente la musica di Morricone: ALTRI FISCHI.

 

Si intravede la silhouette di un cavallo all’orizzonte.

 

La musica raggiunge il suo culmine.

 

Scava.

Si ferma a mangiare un filo d’erba.

 

Senza fretta.

 

Il cavallo del cattivo sa che il suo destino

potrebbe coglierlo in qualsiasi momento.

 

DISSOLVENZA IN ENTRATA.

 

 

 

FINE

 

La musica di Morricone continua a suonare.

Titoli di coda.

 

 

 

DISSOLVENZA IN USCITA.

 

Per gentile concessione dell’autore. Traduzione dallo spagnolo di Pina Piccolo.

JosèAntoniounnamed-1-300x300José Antonio Pérez-Robleda (Sevilla, 1980) è un educatore e poeta spagnolo che vive da molti anni in Messico. Laureato in Filosofia presso l’Università di Siviglia (2006), ha vinto il Premio AMCO (Asociación Mexicana de Comunicadores Organizacionales AMCO, 2012) e si è classificato secondo al premio Adonais per giovani poeti ( España, Comité premio Adonais, 2014 ) che gli ha permesso di pubblicare la sua raccolta Mitología íntima (Rialp 2015). Ha partecipato al Cuenca, L.A. (2016). Septima antologia de Adonais. Ediciones Rialp e al libro collettivo Fakir Confinado (VVAA) El noticiero de poesía/Línea Imaginaria/Vallejo & Co, Ebook 2020). Attualmente è il fondatore della video-rivista el noticiero de poesía.

 

 

 

 

 

Immagine di copertina: Michelle Angela Ortiz, “Te Amo”/ Familias Separadas Project- Phase 1, 2018, Love Park, Philadelphia, PA, Photo Credit Steve Weinik.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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