Estratti dal libro inedito:
El caballo del malo (Il cavallo del cattivo)
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
Prefazione
DISSOLVENZA IN USCITA.
Si sente la musica di Morricone. FISCHI.
Un cavallo trotta attraverso il deserto.
Niente spari,
solo un certo profumo di terra
pronto a penetrare
e prenderti il naso,
un certo sapore di pietra,
la bellezza travolgente
di una landa desolata.
Il cavallo si allontana verso l’orizzonte
con la compostezza di chi conosce il proprio destino.
Senza fretta.
Sa di essere il cavallo del cattivo.
La musica di Morricone continua a suonare. FISCHI.
Vengono visualizzati i titoli di testa.
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
Una dolce consapevolezza: Il Ranch di Fred
Per volere di Dio, l’uomo ha il diritto di appropriarsi di ogni acro di terra improduttivo
e, con ciò, ricade su di lui il dovere di farle produrre beni per l’umanità.
Hume, Trattato sulla natura umana.
Stia attento,
questa terra mi appartiene.
È mia
dai pioppi al fiume
dalla valle alle scogliere.
È concimata con i miei morti,
ed è per questo che posso
lasciarvi pascolare il mio bestiame
per questo posso seminarla con il mio sudore
e innaffiarla con il mio sangue.
Ecco perché posso circondarla, perforarla
infangarla e violentarla quando voglio.
Stia attento,
la mia pistola è impaziente
e, Le assicuro, non è stata caricata dal diavolo.
Non un passo più in là.
Non mi interessa se è di passaggio.
Si trova su proprietà privata:
questo pezzo di terra
è della mia famiglia da sempre
quando arrivò la ferrovia
ne avevamo diritto da tempo
quando arrivò la diligenza
il nostro cognome era già famoso
quando arrivarono i gringos
eravamo già qui
quando i messicani se ne andarono
siamo rimasti qui
quando buttarono fuori gli spagnoli
l’abbiamo festeggiato da qui
[…]
Arrivammo con i missionari
[…]
solo i selvaggi ci hanno preceduto.
Ma loro la terra non la possedevano,
e ciò era pericoloso,
ecco perché abbiamo dovuto ucciderli.
Proprio come ho intenzione di uccidere Lei
se fa un altro passo avanti.
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
Secondo intermezzo
DISSOLVENZA IN USCITA.
Paesaggio desolato.
Deserto roccioso.
La telecamera fa la panoramica a destra.
Poi si ferma.
Il cavallo occupa la parte destra della scena.
Rumore di zoccoli di cavallo.
Un altro cavallo entra da sinistra.
Non ha sella.
È un cavallo selvaggio.
Ora sono faccia a faccia e occupano l’intera scena.
Dilatano le narici.
Si riconoscono.
Hanno il presentimento dell’addio.
E del conteggio.
Proprio qui.
Dove il cavallo era ritornato ad essere selvaggio
e aveva fatto l’incontro con l’uomo
e aveva rivissuto la sua storia
ed era ritornato a morire
da entrambi i lati.
Rumore di zoccoli di cavallo.
Il cavallo selvaggio lascia la scena a sinistra.
Quello del cattivo fa due passi avanti.
Rimane al centro della scena.
Scava il terreno
senza fretta.
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
V
La roccia
non ha paura che il momento le sfugga
mentre si guarda dentro
fuori tutto muore
ecco perché è dura e solida
e in lei non alberga
alcun luogo dell’assenza.
VI
La memoria della roccia
è fatta di fenditure
quella liscia non ricorda
quali percorsi le abbiano dato la sua forma.
Il suo interesse non è che per sé stessa
perché nel suo mondo non vi è mistero alcuno.
Ma ecco che arriva una crepa
per sloggiare quel mondo:
attraverso la fessura si drena lentamente
qualcosa
potrebbero essere quattro o cinque
una dopo
una prima
e tanti altri a venire
Ululato del cane
Auuuuu u u u u u u
— È l’ululato del cane che è premonizione di morte.
Diceva mia zia Eleonor mentre stendeva i panni.
E, al terzo bucato,
le campane
suonarono a morto.
Poi mi fece cenno di tacere.
Contava i rintocchi
come se leggesse un messaggio scritto nel cielo.
—28 anni, donna, sicuramente è Anne,
era molto malata.
Nel paese si conoscevano tutti.
—12 anni, quasi un bambino!
Dio mio! Il figlio del macellaio.
Poi,
tra l’ululato del cane
e i rintocchi della campana,
gli spari
si sono fatti sempre più
frequenti.
Ma mia zia continuava a contare i rintocchi come se niente fosse.
— Maschio, 18 anni,
certo è il figlio di mezzo dei Garcia.
Ora riposa! E lascia riposare!
Non mi ha mai insegnato.
Quando suonarono per lei
non riuscii a leggere le campane.
E poi
ci fu solo l’ululato del cane
e gli spari
e il silenzio.
Fino a quando tutti si dimenticarono
delle campane.
Per sempre.
Auuuuu u u u u u u
È strano che il cane stia ululando ora.
Gli sarà arrivata la premonizione
della sua stessa morte.
I fiori di Santo Stefano
Quell’estate, per Santo Stefano,
le cime delle colline erano piene di nuvole.
Invece di dissiparsi
durarono per settimane.
Le nuvole scesero a valle.
L’umidità fece rinascere il deserto.
Il telegrafo diffuse la notizia.
Arrivò gente da altre città.
Il giornale The Middle Town Post
scattò l’unica foto che ci rimane.
Battezzarono il fenomeno La pioggerellina di Santo Stefano.
I cattolici pensavano che fosse cosa della Vergine.
I protestanti che fosse cosa del diavolo;
ma solo chi conosceva
le antiche leggende
si mise in marcia verso Serpent Pass.
Gli insetti corsero a deporre le uova.
I conigli corsero a scavare tane.
I giovani corsero a sdraiarsi sull’erba.
[Fuori dalla valle,
ci furono un sacco di nascite:
i figli di Santo Stefano]
Quando iniziò a piovere
i visitatori se ne andarono.
All’inizio fu solo una piccola scintilla.
La gioia dei pozzi pieni
fece traboccare le speranze.
Poi si dovettero incanalare i ruscelli.
Poi l’acqua ruppe gli argini.
Fino a quando una notte
dopo un enorme ruggito,
una lingua di fango accarezzò la valle
seppellendo ogni traccia di progresso
Solo allora capirono
Il nome
dato dagli abitanti originari
a quel posto.
[…]
Sul fango fresco
crebbero fiori da cimitero.
[…]
In assenza di telegrafo
non venne più
nessun visitatore
né vi fu alcuna fotografia.
[…]
Nessuno poté dare al fenomeno il nome
“I fiori di Santo Stefano”.
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
Epilogo
DISSOLVENZA IN USCITA.
Si sente la musica di Morricone: ALTRI FISCHI.
Si intravede la silhouette di un cavallo all’orizzonte.
La musica raggiunge il suo culmine.
Scava.
Si ferma a mangiare un filo d’erba.
Senza fretta.
Il cavallo del cattivo sa che il suo destino
potrebbe coglierlo in qualsiasi momento.
DISSOLVENZA IN ENTRATA.
FINE
La musica di Morricone continua a suonare.
Titoli di coda.
DISSOLVENZA IN USCITA.
Per gentile concessione dell’autore. Traduzione dallo spagnolo di Pina Piccolo.
José Antonio Pérez-Robleda (Sevilla, 1980) è un educatore e poeta spagnolo che vive da molti anni in Messico. Laureato in Filosofia presso l’Università di Siviglia (2006), ha vinto il Premio AMCO (Asociación Mexicana de Comunicadores Organizacionales AMCO, 2012) e si è classificato secondo al premio Adonais per giovani poeti ( España, Comité premio Adonais, 2014 ) che gli ha permesso di pubblicare la sua raccolta Mitología íntima (Rialp 2015). Ha partecipato al Cuenca, L.A. (2016). Septima antologia de Adonais. Ediciones Rialp e al libro collettivo Fakir Confinado (VVAA) El noticiero de poesía/Línea Imaginaria/Vallejo & Co, Ebook 2020). Attualmente è il fondatore della video-rivista el noticiero de poesía.
Immagine di copertina: Michelle Angela Ortiz, “Te Amo”/ Familias Separadas Project- Phase 1, 2018, Love Park, Philadelphia, PA, Photo Credit Steve Weinik.