Estate corsara è la seconda silloge di Alessandra Corbetta che abbiamo avuto tra gli autori di LMS nel numero 21 (aprile 2021) con il suo lavoro di esordio, Corpo della gioventù (Puntoacapo Editrice 2019), dalla quale emerge l’evoluzione della scrittura poetica e la ricerca effettuata e in corso da parte della poeta.
L’estate di Alessandra è una stagione che si ripete ciclicamente coi riti della giovinezza, sono le sue personali estati dei vent’anni; non è un tempo fisico che coincide con le stagioni dei calendari. Il sostantivo “estate” assume qui un significato più ampio di serenità e innamoramenti, delusioni e atroci pugni allo stomaco dati dal ronzio di mille scelte fatte o non fatte, dove i luoghi (Firenze, Siena, Livorno, Pietrasanta, Monteriggioni ecc …) sono un fondale che partecipa alle vicende personali della poeta.
Corsara, non pirata, è questo tempo sospeso in cui ci si dedica al rapido consumo degli incontri e degli amori, non senza, però, una trama di fondo, un ordine interiore che traspare dai versi. Non si tratta, quindi, di scorribande piratesche nelle vite proprie e altrui, senza regola alcuna, da ciò, credo, la soppesata scelta dell’aggettivo da parte di Alessandra.
Il vissuto della nostra è ancora vivo e brulicante, eppure sono percepiti lontani la spensieratezza dei vent’anni e l’illusione di credersi felici. Sotto la cenere covava già un rimpianto indefinibile. Lo sguardo della poeta non è una distaccata melanconia di sottofondo, è una profonda insoddisfazione: Nel pompelmo acre e rosa / c’era l’esatta inclinazione delle cose, una /sottrazione di sillabe a parole /
custodite nella teca dei vent’anni.
Nei suoi versi il passato coesiste col presente, lo sguardo sulle estati passate e sugli amori finiti si salda con il presente a formare gli anelli di un’unica catena, pesante da sopportare al collo nel quotidiano esistere.
PRIMA
Sunny-side
Il lato migliore del sole
somiglia a un occhio di bue
intatto, a una parola
in buona traduzione.
Del resto l’incomprensione
si annida sul rialzo
tra un gradino e l’altro
nell’incombenza di fare
in fretta a fare niente
come quando salta
il grilletto o la polvere
assale le mensole.
Me ne resto un po’ in disparte
dove posso riavere
vent’anni di meno, in quella
parte di emisfero dove
il sole tramonta tardi
e non fa pegno avere detto
sì senza saperne il senso,
sbagliando il significato
GIORNI DI LUGLIO
Venticinque
Nel pompelmo acre e rosa
c’era l’esatta inclinazione delle cose, una
sottrazione di sillabe a parole
custodite nella teca dei vent’anni
Dove abiti? l’ho chiesto per segnare il territorio,
per provare a contenerti dentro un luogo ma
l’incontro era già un volo, un palloncino
rubato dalle mani. E mentre ti spiegavo
la nascita del faro, il mare richiamava il tuo segreto:
un occhio chiuso e l’altro cieco, la mia colpa
di stare nella luce
DURANTE
San Giovanni
A San Giovanni era novembre.
Qualche luce indorava la sera:
dentro la locanda della strega giocavamo
a fare i grandi. Quanti inverni
dureranno questi abbagli, questi luoghi
dispersi dentro i luoghi dove andranno?
Tra i passi leggeri dei vent’anni
mi lasciavi come il pesce aperta
di stupore, varcavi la soglia del plurale
sorridendo, non chiedendo se condanna
o redenzione
Monteriggioni
Da dentro la chiesetta la Madonna ci osserva:
credere o non credere è una ragione
che non possiamo dare.
Alla luce accesa per uno scambio equo
il blu divampa
fa’ che abbia le sue mani
è un petalo di margherita che cade
o magari una preghiera antica.
La camminata a Monteriggioni resterà
l’unico parto: dire l’indicibile con convinzione
è stato mettere al mondo qualcosa
DOPO
Millenovecentonovantotto
L’attaccatura dei capelli dice
che i trent’anni non sai se siano
numero o formula per mischiare peli
a qualche ala di pipistrello. Per questo
spezzi in due la croce di ferro,
separi il tempo dal tempo e l’amore
seppellisci nudo sotto la terra di agosto.
Una volta la parola distingueva le stagioni
e questa l’avremmo chiamata estate se
nel sostantivo per noi fosse rimasto
spazio.
I corpi però non si ritraggono:
fanno tutto quello che occorre
mentre i grilli friniscono
e qualcuno capita lì per caso,
scatta una foto, lascia fare
pipì al cane
Tardi
È arrivata da dietro l’estate, sei passi
e poi un colpo alle spalle. Ci ha chiamati
con nomi più corti, non ci siamo girati:
eravamo già altri o l’una per l’altro
un tu
invertito da assolvere.
Chinare il capo è
la follia dei girasoli, ricorda
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ALESSANDRA CORBETTA (Erba, 1988) è dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e dei Media, lavora come Adjunct Professor e Teaching Assistant presso l’università LIUC-Carlo Cattaneo e collabora con l’azienda informatica TTY CREO. Ha fondato e dirige il blog Alma Poesia (www.almapoesia.it), con il quale ha anche curato la pubblicazione del volume Distanze obliterate. Generazioni di poesie sulla Rete (Puntoacapo Editrice 2021). Collabora con il blog spagnolo di letteratura e poesia Vuela Palabra, scrive per il giornale online Gli Stati Generali e per UniversoPoesia – StrisciaRossa; per Rete55 conduce la rubrica Poetando sul sofà, dedicata a grandi autori della poesia italiana. Per Puntoacapo Editrice dirige la collana di poesia per opere prime Controcorrente. Sue poesie sono presenti in diverse antologie e tradotte anche su riviste straniere. In versi ha pubblicato, oltre alla presente raccolta, anche Corpo della gioventù (Puntoacapo Editrice 2019). È autrice anche del saggio Corpi in rete. Rappresentazioni del sé tra visualità e racconto (Libreria Universitaria 2021).