La storia della letteratura mondiale, fuori dalle oligarchie dominanti, è un’estensione infinita di periferie culturali, a volte dall’estensione di continenti, stati, regioni, e di conseguenza caratterizzate da differenze etniche, dermiche, sociali, generi, età etc.. Questo per dire che tolto quel centinaio (o forse più) di nomi, canonizzati, la letteratura – per selezione culturale- vive della forza tellurica o stagnante, della letteratura altra, ovvero quella arroccata in piccole riserve, ghetti, palazzotti e in alcuni casi borghi. In genere questi piccoli feudi della resistenza- o volontà di esistere esprimendosi- si riconoscono contro il fantasma della cultura dominante (solitamente, è quella che fatica a riconoscere la diversità del presente, salvo poi canonizzare a tempo debito la diversità addomesticata); e dentro questa vasta minoranza letteraria, c’è, ad esempio, anche la poesia, e dentro la poesia c’è, ad esempio, la poesia dei negri, e dentro la poesia dei negri, c’è, ad esempio, quella degli omosessuali, e dentro quella dei poeti omosessuali, c’è, ad esempio, quella dei malati di Hiv/Aids e qui, la smolecolarizzazione finisce e porta in causa la voce interessante di Essex Hemphill (1957-1994). Poeta, oratore, e militante per i diritti civili, che ha cantato e raccontato la differenza in cui si riconosceva, parlando con urbano furore di ciò che conosceva. E quindi negro era negro (con tutto il suo peso storico), crack era crack (con la sua diramazione socio-esistenziale), cazzo era cazzo (nella crudezza di una voracità coatta), frocio era frocio (con l’aggiunta della metafisica dispregiativa che per secoli il termine ha avuto), e poi famiglia non poteva essere la famiglia, con i suoi falsi miti, e la sua tautologica legislazione dell’unica dignità umana ravvisabile, e il sentimento tra due esseri umani non poteva ridursi ad una metafisica impersonale dell’altrui partner ma, invece essere terrestremente carne, sangue, sudore, pelle e condivisione. Così dopo tre sole raccolte in vita, Earth Life (1985), Conditions (1986), Ceremonies: prose ed poetry (1992), ma anche la partecipazione ad antesignane antologie, documentari e film LGBT quali Freedom in this village: twenty-five years of black gay men’s writing (1979) e Gay and lesbian poetry in our time (1986), Looking for Langston (1989, film), Black is … black ain’t (1994, documentario), Essex Hemphill, morto per Aids, ci ha lasciato una preziosa testimonianza umana. Ora, la storia non esiste se non viene raccontata e dunque ricordata e questo è ciò che ho tentato di fare scegliendo la sua intima riflessione sul suo rapporto col padre.
Prima traduzione apparsa in Italia a cura di Reginaldo Cerolini.
i
We are not always
the bravest sons
our fathers dream.
Nor do they always
dream of us.
We don’t always
recognize him
if we have never
seen his face.
We are suspicious
of strangers.
Question:
is he the one?
Non siamo sempre
i piu’ coraggiosi figli
che sognano i nostri padri.
Non sempre loro ci sognano.
Non sempre lo riconosciamo
se mai abbiamo visto la sua faccia.
Ci insospettiscono
i volti degli sconosciuti.
La domanda:
sarà lui?
ii
I stand waist deep
in the decadence of forgetting.
The vain act of looking the other way.
Insisting there can be peace
and fecundity without confrontation.
The nagging question of blood hounds me.
How do I honor it?
Sto immerso profondamente fino alla cintola
nella decadenza della dimenticanza.
Il vano gesto di guardare dall’altra parte.
Insistendo che possa esserci pace
E fecondità senza scontro.
Mi bracca l’assillante questione del sangue.
Come posso onorarla io?
iii
I don’t understand
our choice of angers,
your domestic violence,
my flaring temper.
I wanted tenderness
to belong to us
more than food or money.
The ghost of my wants
is many things:
lover, guardian angel,
key to our secrets,
the dogs we let sleep.
The rhythm of silence
we do not disturb.
Non copisco
Le nostre rispettive scelte di rabbia,
la tua violenza in famiglia
e il mio umore infiammabile.
Volevo che la tenerezza
ci appartenesse
più del cibo e dei soldi.
Lo spettro dei miei bisogni
molte cose è:
amante, angelo custode,
chiave dei nostri segreti
e i cani che lasciamo dormire.
Il ritmo del silenzio
che non possiamo disturbare.
iv
I circle questions of blood.
I give a fierce fire dance.
The flames call me.
It is safe. I leap
unprepared to be brave. I surrender
more frightened of being alone.
I have to do this
to stay alive.
To be acknowledged.
Fire calls. I slither
to the flames
to become birth.
Giro intorno a domande di sangue.
Eseguo una feroce danza del fuoco.
Mi invocano fiamme.
Non c’è pericolo. Inadatto al coraggio
salto. Mi arrendo
più per la paura della solitudine.
Per rimanere vivo
devo farlo.
Per essere riconosciuto.
Richiami di fuoco. Striscio
verso le fiamme
per essere vita che nasce.
v
A black hole, gaseous,
blisters around its edge,
swallows our estranged years.
They will never return
except as frightening remembrances
when we are locked in closets
and cannot breathe or scream.
I want to be free, daddy,
of the black hole between us.
The typical black hole.
If we let it be
it will widen enough
to swallow us.
Won’t it?
Un buco nero, fetido,
vesciche attorno ai bordi,
ingoia i nostri anni di separazione.
Non torneranno mai
se non come spaventati ricordi
quando siamo chiusi dentro armadi
senza poter urlare e respirare.
Voglio essere libero, papà,
dal buco nero in mezzo a noi.
Il solito buco nero.
Se lo lasciamo fare
si allargherà tanto
da risucchiarci.
Non è così che sarà?
vi
In my loneliest gestures
learning to live
with less is less.
I forestalled my destiny.
I never wanted
to be your son.
You never
made the choice
to be my father.
What we have learned
from no text book:
is how to live without
one another.
How to evade the stainless truth.
Drug pain bleary-eyed.
Harmless.
Store our waste in tombs
beneath the heart,
knowing at any moment
it could leak out.
And do we expect to survive?
What are we prepared for?
Trenched off.
Communications down.
Angry in alien tongues.
We use extreme weapons
to ward off one another.
Some nights, our opposing reports
are heard as we dream.
Silence is the deadliest weapon.
We both use it.
Precisely. Often.
Nei miei gesti più solitari
imparare a vivere
con meno è effettivamente meno.
Ho anticipato il mio destino.
Non ho mai voluto
essere tuo figlio.
Tu non hai mai
scelto
di essere mio padre.
Quello che abbiamo imparato
da nessun libro di testo:
è come vivere
l’uno senza l’altro.
Come sfuggire
all’immacolata verità.
Droga dolore occhi annebbiati.
Inoffensivi.
Conserviamo i nostri rifiuti in tombe
sotto Il cuore,
certi che in qualsiasi momento
potrebbero traspirare.
Pensiamo davvero di poter sopravvivere?
A cosa siamo pronti?
Trincerati fuori.
Comunicazione interrotta
Rabbiosi in lingue aliene.
Usiamo armi potenti
Per tenerci lontani l’un l’altro.
Certe notti, i nostri bollettini divergenti
li sentiamo mentre sogniamo.
Il silenzio è l’arma più letale.
Entrambi la usiamo.
Sovente. Con precisione.
Traduzione di Reginaldo Cerolini
“The Father, Son and Unholy Ghosts” © 1996, 2002 by Essex Hemphill
Queste poesie sono state pubblicate nella prima edizione del libro Untied: Poems by Dirg Aaab-Richards, Craig G. Harris, Essex Hemphill, Isaac Jackson, Assotto Sainte (London: GMP, 1987). Ripubblicato con l’autorizzazione dell’autore; la Frances Goldin Literary Agency;e la famiglia Hemphill.
Immagine in evidenza, per gentile concessione dell’American Academy of Poets.
Poeta, redattore e attivista, Essex Hemphill, nacque nel 1957 a Chicago, nello stato dell’Illinois. Crebbe poi a Washington dove a quattordici anni iniziò a scrivere poesie e in seguito frequentò l’Università di Maryland. I suoi primi libri di poesia furono le plaquette autopubblicate Earth Life (1985) e Conditions (1986). Salì alla ribalta nazionale quando i suoi scritti apparvero nell’antologia In the Life (1986), una pietra miliare nella scrittura afroamericana gay. Nel 1989 le sue poesie vennero lette in 2 documentari di grande risonanza Tongues Untied e Looking for Langston. Nel 1991, il libro Writings by Black Gay Men a cura di Hemphill vinse il Lambda Literary Award. Nel 1992 pubblicò Ceremonies: Prose and Poetry che vinse il premio per nuovi autori gay, lesbiche e bisessuali indetto dalla National Library Association. I suoi scritti furono pubblicati anche in numerose antologie tra cui Gay and Lesbian Poetry in Our Time (1986) eL ife Sentences: Writers, Artists and AIDS (1993). Hempill morì di AIDS nel 1995.