È sporca di sangue la nebbia – Cinque poesie di Tongo Eisen-Martin, trad. Pina Piccolo

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Una buona Terra

Parlo dando le spalle ai morti
Mi sostituiscono con gli spiccioli che ho in tasca
Un centesimo ancora da inventare

Dicono: “Devi pur sapere tagliare la gola se sei in procinto di tagliarne una”

Dopo aver dormito sul materasso di due sacchi della spazzatura pieni di vestiti,
mi sono accontentato dei piccoli gesti di piantagioni date alle fiamme

Giocando con le ceneri del divano, mi sono reso conto di quanto sia strano l’universo. Esso
esiste in tanti luoghi. Innumerevoli sono i fenomeni casuali. Mi interrompe
quando cerco di sognare. Come la tua corrispondenza di argilla, oh, Signore

Per amor di trasparenza
Ho venti libri accanto a un proiettile
Come un vecchio che dà consigli all’inizio di una rivoluzione

L’ho fatta grossa, Signore. Ho sondato i borbottii della mia mente.
Esplorato cosa c’è lì in natura. E non ho trovato il lavaggio del cervello. Ho
trovato l’Africa, oh, Signore

Io ho un futuro
Si svolge nel Sud diasporico
Al mattino sono posseduto
Faccio militanza moderna
Intendo dire che ho finestre sul Sud
Camminerò su un missile pur di mangiare

Immagino che non vorrai fiori per alcuni anni, Signore

Sarò legato faccia a faccia con il paese che uccido?

Fonditi a noi,  oh, Signore

Il nostro vecchio metallo contro il nuovo
Il nostro vecchio metallo contro un insieme di sinuosi volti imperialisti
Una sorta di multiculturalismo

I morti mi sostituiscono con la cavità toracica di un comico
Invece che con una cavità toracica tenuta stretta

Mi ci vuole un intermediario violento per parlare con me stesso
Storie che viaggino attraverso le storie di altre persone
Una canzone su una canzone
Un emisfero su un emisfero
Storie che viaggino attraverso un poeta conquistato

Mia madre ricorda l’Africa, Signore
Ha ucciso per te,  oh, Signore

Per tutto l’inverno ho indossato un machete e nessuno mi ha chiesto che significasse
Ho letto mille libri davanti al mondo

Il mio mestiere è combattere poesie

E  addormentarmi nei decadenti circoli di preghiera di San Francisco

Guardare gente giocare per superfici associative post-operaie

O per ricostruzioni della scrivania di un governatore
L’ arte dell’utilità della classe dirigente
Giocare a “Trova il burocrate sociopatico”

Giorno che i bianchi si spaventano ancora più facilmente del solito
La TV in un cestino accanto a un bambino in ceramica
Con addosso un’armatura di ceramica
Progenie di moschetti che alimentano le loro fantasie con  l’arte dei poveri
I loro chiavistelli alla moda serrati davanti a Dio
L’arte nera braccata come un cane

Deh, oh Signore, consegna i miei amici,
Penso che morirò in guerra, Signore
Nella mia casetta, bianchi non eletti
Come una canzone blues senza  emozione spirituale o
Una bomba a idrogeno per una casa di bambola
Un siparietto accanto ai cadaveri
Matrimoni di successo sotto l’apartheid
Bianchi dell’apartheid che danno alla luce matematici
La continuità spirituale di caserme e commissariati
L’interpretazione chimica di una gita domenicale in chiesa
Profumi di chiesa nelle loro tasche
Un fiume scambiato per un fiume parlante
Nessuna autobiografia al di fuori di piccole vittorie personali di violenza
e uso di droghe

Fatti a immagine dei ninnoli di Dio

Ciò che gli abolizionisti bianchi confidavano ai loro figli
Rassicurazioni chimiche che
Sarebbero passati da artista nero ad artista bianco
Da Dio nero a Dio bianco
Da lavoratore nero a lavoratore bianco

Ti penso con cautela, Oh, Signore
Allo stesso modo in cui penso alla mia infanzia, Signore

Le serate di di Foxhole Fridays
La maggior parte della vita è muta

Il comico indica al prete il campo di una piantagione

Re canna da zucchero
Re cotone
Re rivoluzionario

La bottiglia è centrale
Visto che contiene tutte le modalità di introduzione superficiale
Presenta una classe di padroni di piantagione non in elenco
Che parla di febbre e bilanci
Rassicurando le masse
Che va anche bene scoprire solo più tardi chi sono i nostri padri

Un pastore prese mia madre alla leggera, Signore
In piedi di fronte alla congregazione che raccontava
Fantasie sull’arte nera
Sacerdote che legge con sicurezza
Prima che lo infrangessi
Rompendo il suo parallelo

Da oggi in poi, non sono mai stato prima un poeta

Un fratellino guarda gli amici del fratello maggiore
Appoggiano i fucili sui muri dei rifugi
Sono d’accordo con me e la chiamano letteratura

È una cosa semplice questa cosa chiamata rivoluzione
Non mentire davvero a nessuno
Non tenere niente che abbia un’aura divina

Scrivere una poesia a Dio

 

 

La  possibilità di essere una sola persona

Ho fatto questo sogno (nel bel mezzo di un giorno feriale) nel quale ero
ricoverato in ospedale. E a decine, le persone continuavano ad entrare nella mia stanza.
E ogni gruppo aveva strette di mano speciali
e  di tanto in tanto le mosse di danza più attuali.

E ogni tanto prendevano a calci il mio letto d’ospedale per farmi
sapere che avrebbero ballato da questa stanza fino alla
mia tomba. Strani passi di cha cha e shuffle di scarpe morbide. Giravolte da discoteca. Come
se stessero ballando per una meridiana bianca al ritmo del torpore dei loro
piedi-  rivolta razziale dei tamburi.

Ed ero pronto a morire, perché sai, chiedilo a un musicista
chiuso in una di quelle tombe che seguono al tribunale: è
l’ambiente a costituire l’uniforme.

. . . Ma non riuscivo proprio a visualizzare la mia contrapposizione a Dio.

Uno di loro come un direttore d’orchestra agitando le braccia sul
mio corpo, dirigeva il mio cuore a un battito sempre più debole. Ordinava ai
tubi di far refluire i fluidi. E abbandonai coscienza mentre
un tonfo dopo l’altro sulle gambe del mio letto
si scatenavano in una danza sempre più selvaggia.

Bene, selvaggia ma umile. O artificialmente mite. Quasi che un pastore protestante artificiale
gli avesse detto come essere. Dovevo essere una proiezione o una specie di personaggio
da deporre ai loro piedi. “Oggi sei l’unico partecipante
alla rivoluzione”
mi dicevano deridendomi. Ed ero pronto ad andare perché, sai,
molti
sono i pianoforti che necessitano di una nuova anima. E
pensavo che dovevamo stare nella rivoluzione tutto il tempo necessario.
Quindi ora potete anche  prendermi a pugni. Sono comunque nato con
un piede in una cava di calce.

Ma, guarda, nessuno si è preso la briga di chiedere al dottore se fossi davvero
morto. Troppo impegnati a pavoneggiarsi. Troppo impegnati a sbaciucchiarsi. E mi sbiadivo e
sbiadivo sempre di più. Con solo sufficiente respiro e dolce consapevolezza per contare i
loro sorrisi. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. E poi ho sentito una voce.
Un sussurro. E contava con me. Sei, abbiamo detto. Sette, dicevamo.

Otto . . . e poi un altro si unì a noi. Nove. Dieci. Poi un altro ancora.

Non mangio, mamma.
è da un po’ che sono in trance.
Non dormo.
Del porto di Charleston me ne lavo le mani.

La nebbia è sporca di sangue.

 

Promesse che faccio prima di sognare

Niente madri cremate e non reclamate quest’anno
Né pelle bianca collaterale

 

Nessuna madre che pieghi i panni al ritmo di un preambolo di parco aziendale
Nessun figlio che canti sotto le luci accecanti di un deposito di legname

Reaganomica quantistica e i passaggi del rubinetto per accendere un amico

Parti del trofeo New York tra

le membra di persone perbene

Essere un artista furioso è come

entrare in una stanza e non sapere di quale droga sballarsi

I miei simboli formativi / La mia educazione che vola alle orecchie di un agente

Tanto vale essere un attivista

Ho chiamato la mia ragazza e le ho descritto
tutte le bottiglie che i segregazionisti mi avevano lanciato quel giorno

Ho descritto siti web blues recenti e i rassicuranti procedimenti giudiziari

Che temo per la mia poesia

Ogni tanto devi fare arte

Anche in compagnia di artisti svenduti

Libri contabili all’ingrosso deificato

O mentre aspetti una donna sotto un lampadario moderno

 

O nella tua ultima hall da vagabondo

La prigione gareggia nella corsa con il museo

Il mio strumento finisce

Voglio dire, cos’è un calendario per lo schiavo?

E poi, cos’è per lui un prisma di cristallo?

“Ha comprato questo proiettile, ha
comprato il suo volo,
poi ne ha comprati altri due”

 

 

 

 

Timbrato il cartellino continuo a morire di fame

Visto che i miei soldi sono
La parte non violenta della rabbia
Una sorta di adorazione di cortesia
O il blues del sistema delle caste

I bossoli nel pettine
Ho imparato subito la loro lingua
Ho visto un animale esplodere in centinaia di bandiere

A giudicare dalle mie ferite,
il governo mi ha incluso nella conta

Faccia a faccia
Con la storia familiare di un poliziotto
Il mio aneddoto non è che l’inizio

 

E altri temi

Ho rimesso il disco

Un accordo di anime antiche

Le tue mani che inseguono per l’aria le linee del basso – ed è facile

Per te, tre lampioni alla finestra

Che portano regali – il resto della nostra vita

Il comò si piega (visto che è solo un’altra forma di luce)

Ho perso la tua chiamata

Perduto nella memoria dei tuoi residui – la mia mente potrebbe

In realtà diventare libera

Fuori dal corpo la sua stanza mi smuove

Ti spiacerebbe se stasera vivessi per te?

Poesie tratte da “Blood on the Fog” , City Lights, 2021. Traduzione dall’inglese di Pina Piccolo.


 

A Good Earth

I talk facing away from the dead
They replace me with the change in my pocket
A penny that has yet to be invented

They say, “You have to know how to cut a throat on the way to
cutting a throat”

After sleeping on a mattress made from two garbage bags of clothes
I became content with the small gestures of plantation fires

Playing with couch ashes, I realized how weird the universe was. It
exists in so many places. So many random things. It interrupts me
when I am trying to dream. Like your clay correspondence, Lord

To be transparent
I have twenty books next to a bullet
Like an old man giving advice at the beginning of a revolution

I’ve really done it, Lord. Explored the mumbles of my mind.
Explored what’s naturally there. And I found no brainwashing.
I found Africa, Lord

I have a future

It takes place in the diasporic South
I have morning possessions
Modern militancy
I mean windows to the South
I will walk on a missile for food

I guess you will not want flowers for a few years, Lord
Will I be tied face to face with the country I murder
Merge with us, Lord
Our old metal vs. the new metal
Our old metal vs. a pool of meandering imperialist faces
A multiculturalism of sorts

The dead replace me with a comedian’s chest cavity
Instead of a chest cavity held tight

It takes a violent middleman for me to talk to myself
Stories that travel through other people’s stories
A song about a song
A hemisphere about a hemisphere
Stories that travel through a conquered poet

My mother remembers Africa, Lord
She killed on behalf of you, Lord

I wore a machete all winter and no one asked me what it meant
I read one thousand books in front of the world

What I do is fight poems

And sleep through decadent San Francisco prayer circles

Watch people play for post-working-class associative surfaces

Or re-creations of a governor’s desk
Ruling-class art of utility
Playing find the sociopathic bureaucrat

A day white people scare even easier
TV in a basket next to a ceramic baby
Wearing ceramic armor
Musket progeny fantasizing through the art of the poor
Their trendy latches locked before God
Black art hunted down like a dog

Hand over my friends, Lord

Lord, I think that I am going to die in a war

Unelected white people in my small house
Like a blues song of no spiritual affect Or
dollhouse H-bomb
A pony show near dead bodies
Apartheid weddings that go right
Apartheid white people who give birth to mathematicians
The spiritual continuity of barracks and police stations
The chemical interpretation of a Sunday trip to church
Church smells in their pockets
A river mistaken for a talking river
No autobiography outside of small personal victories of violence

and drug use

Made in the image of God’s trinkets
What white abolitionists confided in their children about
Chemical assurances that
They will switch from Black artist to white artist
Black God to white God
Black worker to white worker

I think about you cautiously, Lord
In the same way I think about my childhood, Lord

Foxhole Friday nights
Most of life is  mute

Comedian points out a planter’s field to the priest

King sugar cane
King cotton
King revolutionary
The bottle is central
Containing all modes of shallow introduction
Introducing an unlisted planter class
Speaking about fever and balance sheets
And reassuring the masses
That we can figure out our fathers later

A priest took my mother lightly, Lord
Stood in front of the parishioners re-raveling
Fantasies about Black art
Priest reading confidently
Before I broke him
And broke his parallel

After today, I have never been a poet before

A little brother watches his big brother’s friends
They lean rifles on shelter walls
They agree with me and call it literature

It’s a simple matter this revolution thing
To really lie to no one
To keep nothing godlike

To write a poem for God

 

The Possibility of Being One Person

I had this dream (planted dead in a weekday) that I was laid up in
the hospital. And people kept coming into my room by the dozens.
And each dozen had special handshakes for each other
and occasionally current dance moves.

And they would kick my hospital bed from time to time to let me
know that they would be dancing from this hospital room on out to
my grave. Strange cha cha’s and soft shoe shuffles. Disco spins. Like
they were dancing for a white sundial marking numbness in their
feet-drum-race-riot.

And I was ready to die, because you know, ask a musician
in the tombs after court:
Its the surroundings that is the uniform.

. . . But I just couldn’t bring myself to visualize against God.

One of them stood over me like a conductor waving their arms over
my body directing my heart to beat fainter and fainter. Directing the
tubes to turn the fluids back. And I faded from consciousness with
thud after thud on the legs of my bed as they
danced wilder and wilder.

Well wild but meek. Or artificially meek. Like an artificial pastor
told them to be. I was to be a projection or some kind of character
to be laid at their feet. “You are the only one participating in the
revolution today” they mocked. And I was ready to go because, you
know, there are plenty of pianos that could use a new soul. And I’m
thinking we were supposed to be in the revolution as long as it takes.
So you can punch me out now. I was born with one foot
in a lime pit anyway.

But, check it out, no one bothered to ask the doctor if I was really
dead. Too busy strutting. Too busy kissing. And I kept fading and
fading. With only enough breath and sweet consciousness to count
their smiles. One. Two. Three. Four. Five. And then I heard a voice.
A whisper. And it was counting with me. Six, we said. Seven, we said.

Eight . . . and then another joined us. Nine. Ten. Then another.

I haven’t been eating, momma.
I’ve been in a trance.
I haven’t been sleeping.
I’ve been washing my hands off of the Port of Charleston.

There is blood on the fog.

I Make Promises Before I Dream

No unclaimed, cremated mothers this year Nor collateral white skin

 

No mothers folding clothes to a corporate park preamble No sons singing under
the bright lights of a lumberyard

Quantum reaganomics and the tap steps of turning on a friend

 

New York trophy parts among

the limbs of decent people

Being an enraged artist is like

entering a room and not knowing what to get high off of

My formative symbols / My upbringing flying to an agent’s ears

I might as well be an activist

Called my girlfriend and described All the bottles

segregationists had thrown at me that day

Described recent blues sites and soothing prosecutions

I feared for my poetry

You have to make art every once in a while

While in the company of sell-outs

Accountant books in deified bulk

Or while waiting for a woman under a modern chandelier

 

Or in your last lobby as a wanderer

The prison foot races the museum

My instrument ends

I mean, what is a calendar to the slave? Also, what is a crystal prism?

“He bought this bullet,
bought its flight,
then bought two more”

 

Clocked In Still Starving

My money being
The nonviolent part of rage
A kind of courtesy worship
Or caste-system blues

Bullet casings in the comb
I learned their language immediately
I watched an animal explode into hundreds of flags

Judging by my wounds
The government has counted me in

Face to face With a police officer’s family history
My anecdote is only just beginning

And Other Themes

Started the record over

An agreement of old souls

Your hands chasing the bass line through air − and it’s easy going

For you three street lamps at the window

With gifts − the rest of our lives

The dresser bends (being just another form of light)

I missed our call

Lost in the memory of your waste − my mind might

Actually become free

Out of body her room moves me

Do you mind if I live for you tonight?

TongorawImage 

Tongo Eisen-Martin è nato a San Francisco e ha conseguito il Master’s alla Columbia University. E’ attualmente il Poet Laureate di San Francisco.  Oltre  a una lunga militanza di cifra rivoluzionaria nei vari movimenti contro il razzismo,  il sistema carcerario e le uccisioni di neri da parte della polizia, la guerra, la gentrificazione e i per i diritti degli immigrati è noto per la sua grande attività  per la diffusione della poesia e la scrittura dal basso.  Le sue tre raccolte  di poesia someone’s dead already (Bootstrap Press, 2015), Heaven Is All Goodbyes (City Lights, 2017 con la quale ha vinto l’American Book Award nel 2018), e la sua ultima dalla quale sono tratte le poesie riportate sopra Blood on the Fog,  (City Lights, The Pocket Poetry Series 62, 2021) hanno riscosso grandi consensi di pubblico e di critica.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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