(immagine di copertina: dalla Fotogallery di Francesca Brà e Enrica Luceri)
Faraḥ Šammā, nata nel 1994 e cresciuta negli Emirati Arabi Uniti ha trascorso alcuni anni in Brasile durante l’adolescenza per poi trasferirsi a Londra per proseguire gli studi universitari. Šammā è una giovane poetessa che traspone la sua identità palestinese e la sua lingua nelle sue poesie. Scrive e recita in lingua araba, francese e inglese ma parla fluentemente anche il portoghese, il tedesco e lo spagnolo. Le poesie di Šammā possono essere a tutti gli effetti considerate performance nascendo dalla fusione di musica presenza scenica e prosa.
Nella poesia Ānā Falaṣṭīnī (sono palestinese) ci sono tanti aspetti culturali e sono difficili da tradurre senza che il testo perda qualcosa. Però, per Šammā è importante anche il fatto che il testo debba essere piacevole anche se non si capisce tutto, il suono e la musica devono essere piacevoli. La combinazione della musica e la lingua è molto importante.
Mīn al-Īamīn īla al-Šimāl (da destra a sinistra) invece, è dedicata alla lingua araba. Rappresenta la coscienza del colonialismo occidentale e dell’orientalismo nel Medio Oriente. Questa poesia rappresenta anche il fatto che gli arabi stanno perdendo la lingua araba classica e per i motivi molto chiari che stanno alla base di questi fenomeni.
Ānā Falaṣṭīnī (sono palestinese)
La mia Palestina continua a crescere | فلسطيني أنا بتضلها تكبر |
Perché la vedo nel seme di sesamo nello za‘tar[1] | لأنّي بشوفها في حبّة السمسم اللي في الزعتر |
La vedo nel sommacco[2] che cospargiamo sulle uova all’occhio di bue | بشوفها في السمّاق اللي بنرشه على بيض العيون |
La vedo nell’anice ben nascosto nella torta di datteri | بشوفها في اليانسون المتخبّي في كعك العجوة |
E nel cardamomo macinato nel caffè | وفي حبة الهيل اللي انطحنت في بن القهوة |
La vedo nella notte splendente sopra il Mar Morto | بشوفها في الليل الضاوي فوق البحر الميت |
E in tutto ciò che è morto che rimane vivo dentro di noi |
وفي كل شي ميت بضل عايش فينا
|
La vedo nei nostri nomi | بشوفها في أسامينا |
E negli occhi dei nostri genitori, pieni di storie mai raccontate | وفي عيون أهالينا المليانة قصص ما نحكتش |
La sento quando la gente di mardah[3] dice “non ti preoccupare”[4] | بسمعها لمّا أهل مرداه يقولوا ما تكلكش |
E quando Rūla di Ramallah mi manda il “saluto”[5] | ولمّا رلى من رام الله بتبعثلي سلام |
La mia Palestina non dorme | فلسطيني أنا ما بتنام |
È quella dentro, fuori, Gaza e la Cisgiordania | هي الداخل والخارج وغزّة والضفة |
È la pesantezza e la leggerezza | هي الثقل والخفة |
In una tazza di caffè è il fondo e la schiuma | هي التفل والوجه في فنجان القهوة |
Anzi, vi dico | ولا أقولكم |
È la rakūah[6] stessa | هي الركوة |
E il sapore della cannella nello saḥlab[7] | وطعم القرفة في السحلب |
E nei pinoli fritti in padella con i pomodori arrostiti | والصنوبر المقلي في قلاية البندورة |
Ed il maftūl,[8] arrotolato a mano | والمفتول اللي انفتل عالإيد |
Ed il cavolfiore nella maqlūbah[9] | والزهرة اللي في المقلوبة |
La mia Palestina è lutto e festa | فلسطيني أنا العزا والعيد |
È il vecchio ed il nuovo | هي القديم والجديد |
Voglio dire, dal‘ūna,[10] zarīf al-ṭūl[11] e Šab Ǧdīd[12] | يعني الدلعونة وظريف الطول وشب جديد |
È la storia più lunga del mondo | هي أطول قصة في العالم |
Ed è un breve estratto | وهي المختصر المفيد |
Continua a crescere perché è l’atomo | بتضلها تكبر لأنها هي الذرة |
È la mano che ancora oggi abbraccia Muḥammad al-Durrah[13] | هي الإيد اللي لليوم حاضنة محمد الدرّة |
È la storia d’amore e il cordone ombelicale | هي قصة الحب وحبل السرّة |
È il momento dell’esplosione e il momento della scissione | هي لحظة الانفجار ولحظة الانشطار |
Quindi, è tutto o altro, o niente affatto | يعني هي كل إشي أو ولا إشي بالمرة |
Mīn al-Īamīn īla al-Šimāl (da destra a sinistra)
Ho scritto le tue lettere sul palmo della mia mano, da destra a sinistra | كتبت حروفك على راحة يدي، من اليمين إلى الشمال |
Quando ho visto la mia lingua sospesa tra la vecchia gloria e l’occupazione | عندما رأيت لساني معلقاً بين برزخ: ما بين مجد غابر واحتلال |
Ho scritto le tue lettere sul palmo della mia mano, da destra a sinistra | كتبت حروفك على راحة يدي، من اليمين إلى الشمال |
Dopo che ti ho lasciato per gli orientalisti, abbandonata sui miei scaffali | بعد ما تركت على الرفوف هباء للمستشرقين |
Dopo che ti ho visto scritta da sinistra a destra, ti ho abbandonato tra le mura | بعدما رأيتك تكتبين من الشمال إلى اليمين: هجرتك ما بين الجدران |
Quindi torna da me, ritorna a me come le melodie dell’Oud e come il richiamo della preghiera | فعودي إلي، فعودي إلي: أنغام عود، عودي إلى أذني أذان |
Perché la mia lingua è terra occupata e tu sei il suo popolo esiliato, torna ora | فلساني أرض محتلة وأنتِ الشعب المنفي فعودي الآن |
Ho imparato la grammatica araba in una scuola americana | تعلمت الإعراب في مدرسة أمريكية |
Ho tradotto i testi in inglese per capirli | ترجمت النصوص للإنجليزية لأفهمها |
Sui banchi di scuola: bastano due ore a settimana | على المقاعد الخشبية: ساعتان في الأسبوع تكفيان |
Ti ho perso tra l’apprendimento della grammatica e la memorizzazione | أضعتك في القواعد وفي الحفظ |
Lontano dall’apprendimento della poesia e della prosa | بعيداً عن البديع والبيان |
Ti ho perso tra un modulo di domanda e un foglio d’esame | أضعتك بين ورقة تسجيل وورقة امتحان |
E quanto è paralizzata la mia penna | وكم يعجز قلمي عن الكتابة |
E quante volte mi balbetta la lingua: inciampano nella mia bocca versi di poesia e versi del Corano | وكم يتلعثم لساني: تتعثر في فمي أبيات الشعر وآيات القرآن |
Eppure, ripetiamo ancora: io sono il mare[14] e dentro di me si nascondono le perle | وما زلنا نردد: أنا البحر في أحشائه الدر كامن |
Nelle scuole che hanno importato il proprio curriculum dall’estero | في صفوف مدارس نستورد مناهج تعليمها |
Oh, mio mare, i tuoi tuffatori sono annegati ed i pirati hanno rubato le tue perle | يا بحراً، غرق غواصوك وسرق دررك القرصان |
Oh, mio mare, la storia ti ha messo a tacere, ti prego torna da me come un diluvio | يا بحراً، أهمده التاريخ فعودي إلي طوفان |
Così che io possa cavalcare le tue lettere come navi e navigare | لأركب حروفك سفناً وأبحر |
Così la poesia possa diventare memoria e oblio | فيصبح الشعر ذاكرة ونسيان |
Così che io possa cavalcare le tue lettere come navi e navigare | لأركب حروفك سفنا وأبحر |
E la poesia diventi la patria di tutte le nazioni | ويصبح الشعر وطناً لكل الأوطان |
Quindi torna da me, ritorna a me come le melodie dell’Oud e come il richiamo della preghiera | فعودي إلي، أنغام عود، عودي إلي أذني أذان |
Perché la mia lingua è una terra occupata | فلساني أرض محتلة |
E tu sei il suo popolo esiliato | وأنت الشعب المنفي |
Ti prego torna ora | فعودي الآن |
Così che le nostre righe possano essere scritte da destra a sinistra | لتكتب سطورنا من اليمين إلى الشمال، من اليمين إلى الشمال |
[1] Lo za‘tar è una miscela di spezie originaria del Medio Oriente. Il termine arabo za‘tar si riferisce ad alcune piante locali della famiglia delle piante lamiacee, tra le quali maggiorana, origano e timo.
[2] Detto anche “sommacco siciliano”, è una pianta appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae.
[3] Una città palestinese nella provincia di Nablus.
[4] La gente di Mardah pronuncia la lettera Q come K.
[5] A Ramallah si dice Salem invece di Salām, per dire ciao che letteralmente vuol dire “pace”.
[6] È una piccola caffettiera dal manico lungo con un labbro versatore progettata specificamente per fare il caffè arabo.
[7] Una bevanda cremosa a base di farina di orchidee e latte.
[8] Un piatto tipico palestinese che letteralmente vuol dire “arrotolato”. Contiene il Burgul che appunto viene arrotolato a mano.
[9] Un piatto tipico palestinese che contiene il riso e verdure fritte, tra le quale il cavolfiore.
[10] Una canzone composta e appropriata per le danze folcloristiche “dabkeh”
[11] Tra i canti più importanti della resistenza prima del 1948 che racconta una leggenda di un giovane resistente.
[12] È un rapper (‘Odaī ‘Abās) di Kafr ‘Aqab, Gerusalemme Est con sede a Ramallah, è diventato una figura influente nell’hip hop underground palestinese.
[13] I È il dodicenne che è stato ucciso tra le braccia di suo padre il 30 settembre 2000 (il secondo giorno della Seconda Intifaḍah) nella Striscia di Gaza durante le proteste e le rivolte diffuse nei territori palestinesi contro l’occupazione militare israeliana.
[14]Con la parola mare si intende la lingua araba.
Rabih Marì è nato a Nazareth nel 1993 e cresciuto in un paesino nelle alture del Golan. Per qualche anno vive fra Haifa e Tel Aviv lavorando e coltivando la passione per le lingue. Nel 2015 in seguito ad un viaggio decide di trasferirsi a Bologna dove ha conseguito una laurea triennale in Lingue, Culture e Mercati dell’Asia durante la quale trascorre un periodo in Germania per approfondire la sua conoscenza del tedesco. Prosegue gli studi con una laurea magistrale in Lingua e Cultura Italiane per Stranieri presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.