Diramazioni (Ensemble aprile 2021) di Bartolomeo Bellanova

Diramazioni_Copertina

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Dalla Prefazione: Spiccare il volo

 “La nuova raccolta di testi poetici di Bartolomeo Bellanova riconduce al quadro dei suoi interessi civili, con i quali tenta una riflessione penetrante e attenta a dinamiche sociali inclini a incertezza, sospensione e disagio, che paiono sollecitare, forse più della politica, le notazioni dense degli intellettuali. È stato così a proposito di narrazioni e raccolte precedenti, nelle quali con una tastiera articolata di risorse e tonalità ha costruito un progetto letterario teso a richiamare il lettore a una doverosa coerenza ai cardini fondamentali dell’esistenza associata, quali libertà, dignità e rispetto, che alimentano istanze profonde, emozionali e sensibili, di ciascun essere umano.

L’impianto permane anche in questo frangente, sino dal titolo: Diramazioni che rinvia all’intrico di punti di repere che paiono ovunque offrirsi a una navigazione intralciata da mappe funzionali a un mondo sempre più sorvegliato e campionato. Il che alimenta il disorientamento fra universo immateriale e reale, ove risulta difficoltoso riconoscere tracce utili all’avanzare, luoghi acconci al distacco, posizioni utili al riparo riflessivo. Incertezze e dubbi che anche derivano da una globalizzazione che crea pulviscoli di spazi residuali e di margine, oltre i quali a fatica sopravvivono tracce e linee che intrecciano flussi naturali ed esigenze delle civiltà.

Quello del poeta non è mai attraversamento cieco e insensibile, spinto a reazioni non facili che contestualizzano gesti e sentire attraverso angolature personali, capaci di traguardare con maggior rilievo la visione mai scontata e superficiale del reale, che si sforza altresì di collocare Nel tempo, con l’ultimo nucleo della raccolta. Non un tempo totalmente umano, che prevarica in una scansione omogenea e lineare sui cicli naturali; pertanto soccorrono i richiami reattivi a figure naturali, come i Merli, o il recupero di curvature tutte interiori, a ricostruire le stagioni della giovinezza e il loro emozionale trascorrere. Ne sono parte essenziale le figure dei genitori, che fanno Nascondino fra le tessere della memoria, e la connettono al vissuto nella dimensione pubblica e storica di momenti sofferti ed esaltanti quali la Liberazione (In tua memoria, padre).

Eppure non c’è pretesa di esibire l’eccezione di una voce lirica e introversa, manifestando tonalità equilibrate e misure contenute (che solo si allargano nell’ultima sezione, dove il gioco dei piani temporali si riflette nell’alternarsi dei tratti recitativi e grafici) che evitano all’espressione di procedere con illuminazioni criptiche, per utilizzare piuttosto immagini dense nei rimbalzi analogici e figurali. Il ritmo scandito dei versi si modella sulla tradizione (con novenari o endecasillabi inframmezzati ai versi liberi), nel richiamo a un retroterra denso di letture, suggestioni e citazioni, da Ungaretti a Hajdari, da Alex Langer a Battiato.

Bellanova rifiuta di adeguarsi alla routine dell’esistere nel contesto dato, e perciò ricorre a una risorsa basale dell’essere umano, all’archetipa forza del narrare e del versificare. Essi incanalano e danno forma alla potenza distintiva del logos, ancora oggi indispensabile per costruire quadri condivisi con intenzione di definire un pensiero complesso, a contrasto coi messaggi frammentati da una tecnologia direzionata sull’individuale, che nega riconoscimento al dialogo e alla riflessione quali fondamentali risorse per connettere in una rete scambievole, viva e reciproca le persone. È questa l’intenzione proclamata nell’emistichio scelto a titolo di queste semplici pagine, che esorta allo sforzo di ciascuno, in un abbraccio comune, perché si possa «spiccare il volo» (Trecce), rinnegando quanto di greve, egoistico, avaro, non generoso, il presente ci carica come densa zavorra, riuscendo finalmente a

 

scrollarsi di dosso

gli schizzi di fango.

 

 

Fulvio Pezzarossa

Docente di Sociologia della Letteratura presso l’Università di Bologna”

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Dalla Sezione I – Nei corpi

 Prospektiva

 

La tramontana gioca alle montagne russe

sotto gli archi del porticato;

disegna curve ellittiche,

avvolge i capitelli

che dissertano di buon’ora

di risvegli, saracinesche,

lune cadenti

e crepuscolari nostalgie.

 

 

Si passa lenti

dal portone al forno,

con gli spiccioli contati

per il pangrattato

 

con l’aroma della moka

impregnato nella pelliccia

anni cinquanta.

 

 

Si passa veloci a occhi bassi

in attesa, dalle budelle di facebook,

di responsi ai tanti affanni

 

esercito di codardi

che non fa prigionieri.

 

 

La prospettiva è nuda,

non si vede la fine della retta

ma c’è, dopo l’ultima colonna.

***

Dalla Sezione II – In te

Trecce

 

Abbiamo fatto una treccia di tendini

muscoli e capelli

lunga cinquant’anni.

 

Abbiamo visto la doppia elica

del nostro genoma srotolarsi

e svolazzare in estasi sul soffitto.

 

 

Abbiamo recitato a memoria

la sequela dell’alba:

impasto, cura, spiccare il volo,

 

scrollarsi di dosso

gli schizzi di fango.

 

 

Abbiamo svuotato la mente

dall’ansia di prestazione del tempo,

 

dal peso del sangue che ristagna

nelle caviglie gonfie di memorie.

 

 

Ci siamo fatti tana e corazza,

concimati con parole

e petali di marzapane.

***

Dalla Sezione III – Negli spazi

  

La sciabola  

 

Sotto al portico dei Servi

una sciabolata di luce

è in agguato dietro alle colonne magre.

 

All’improvviso mi mozza un orecchio,

pulsa forte la cicatrice di sole.

 

 

Cento, mille fasci di luce fusi

pattinano sul marmo e spandono

pepite d’oro tra piedi ciechi;

i passanti continuano

ad ammirarsi la punta del naso.

 

 

L’aria disegna bambagia

di filigrane antiche e fiori di ciliegio.

***

 

Dalla Sezione IV – Nel tempo

 

Merli

 

Adoro le smargiassate volanti

di questi uccelli guasconi,

moschettieri dal mantello nero

col becco sguainato e i fischi.

 

In singolar tenzone con i fiori di pesco

offrono il petto alle cancellate appuntite

e perdono il senno soavemente

tra gli accoppiamenti e le gemme.

 

 

Ritorna sullo schermo

socchiuso degli occhi

il film in bianco e nero

della domenica mattina,

 

le matinée dei ragazzini

nutriti a cappa e spada;

l’incessante gracchiare dei pop-corn

ai tempi dell’austerity

e dei governi Andreotti e Fanfani.

 

 

Merli miei impavidi,

sogni dolceamari di chi

ha perso l’uso delle ali

 

atrofizzate come gli animali impagliati

nelle ville di yankee pedofili.

***

Nascondino

 

Oggi i miei morti

– i morti che hanno tessuto i miei capillari –

mi osservano nascosti dietro agli alti fusti,

più alti dei condomini a bare intorno.

 

Una bolla di sapone esce all’improvviso

dal tronco di un pino, si alza al fiato delle loro voci

– un tempo rifugio e ora straniere –

 

 

Ci sono i collant smagliati della mamma

rappezzati con lo smalto da unghie

e la grisaglia di mio padre che fruscia lentamente

 

mentre 90° minuto diffonde euforiche vittorie

o ignominiose sconfitte.

 

 

Sono venuti a braccetto per un saluto

e per curare al primo sole di primavera

l’osteoporosi della solitudine.

 

 

Tra i miei piedi resta solo una cartolina

saluti da Montecatini Terme

impregnata dal tanfo della fonte Tamerici,

saluti appiccicati con le briciole di brioche

 

il mio spleen goffo inseguendo Baudelaire;

il suo albatro e i suoi fleurs

e un ago di pino che porto ancora

conficcato ben dentro al cuore.

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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