EPM
(esperienze premortali)
I
Conforta, aiuta
come una trota al torrente
nel passaggio sul limo
il corpo che trema nel guizzo
additandoti fra i riflessi
e lo spruzzo dei piedi
rimasti indietro a scivolare
mentre scrivi salivando le parole
in punto di morte.
II
La mano che non risponde
pensa al suicidio
l’anticipa
la scossa di settimo grado
il soffio sugli occhi, l’ebete
sorriso nel mettersi a letto
nel dire buonanotte ai topi
allo sciroppo
al verde della mela.
ASP
(appunti sulle palpebre)
I
Dato che il dizionario multilingue
si spalma a valanga per più accurate sillabe è il caso
se ne faccia uso per nuove zoppìe del lessico e poi tutti in rete
per meno muti con qualche orrore in meno saltare scivolare
rapidamente giù sempre più giù dalla tastiera oltre l’orizzonte
nel far versi per internet sotto il nome d’Ofelia per un viaggio a Loreto
per amore dell’amore o per i peti dei poeti ammaestrati ad Elsinor
ancorati alla divina provvidenza, con senza sangue
tutti come forcine miracolate serpenti come capelli, lombrichi rosa-mattino
scie concordate d’orrori effervescenti
in cerca d’un buco sotto la crosta degli abissi
d’un tondo che inebrii tenga – e lasci parcheggiare fisso lo sguardo
oscillanti inanellati come bisce nel serpentario muti
su palloncini anelanti l’infinito.
II
Ma se li guardi un momento da vicino
sono alla frutta anche loro al distributore di benzina
uomini di marzapane voci senza lamenti
utenti d’un tutt’uno che ricevi dal futuro
vento luce lampi con scontrino più tasse in tempo reale
e il numero del Bancomat prossimo allo zenith
III
oh, macellare l’odiato nemico dopo un buon caffé
per un qualunque provvedere divino che trapassi
l’arco e il bersaglio e poi si fermi
al semaforo per strada di notte
potrebbe essere un’ottima partenza
cancellare a caso il nome da una lapide
più che organizzare complesso meticoloso
un piano troppo politico dopo una giornata di notizie
consumi guadagni umiliazioni perdite e insulti virtuali
meglio mozzare a caso la testa del vicino
amputargli le braccia, sfondargli il torace
col manubrio dei pesi in alto sfolgorare al sole.
IV
Per quale numero uscita rampa corsia autostradale
si può deliberare deviare da un ingorgo un incubo pazzesco
se il navigatore satellitare ormai non vede più
non sa che dire e o vede solo l’occhio nudo
giunto oltre le lenti nero fumo all’inciampo delle pupille
sbarrate sulla bolgia infernale sul muso del tir a bocca spalancata
slabbrata nell’interno con le lamiere intorcinate esempio
di barocco metallico post-moderno d’un incidente certo mortale
dopo ore di fila a passo d’uomo e grida di bambini
e gli anziani che non la tengono più e il fratello della moglie
che lui l’avrebbe preferita l’alta montagna
ma poi: anche quel grano laggiù che si vede e non si vede
mosso dal vento giallo sui dossi dell’anti-apennino
poco prima che la falce o quel povero uccellino
come metafora del male di vivere non è per niente male
ci sta ci sta a pennello anzi ci sta da dio questo contrattempo
apocalittico sino al braccio inerte dallo sportello
che pende senza più nessun panorama di uno dei due
ma chi è sotto il lenzuolo con l’altro che è tutto un grumo di dolore
e poi santo cielo chiudi gli occhi tu girati se no sta notte non dormi
inediti, per gentile concessione dell’autore
Foto in evidenza di Annalisa Cotelli.