da “Il doppiere e lo specchio” (Silvana Baroni)

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     scrivere aforismi è un’arte funambolica

     è pensare senza rete di protezione

 

 

Dalla prefazione del libro di Silvana Baroni “Il dopppiere e lo specchio”

Antonio Castronuovo

 

[…] Silvana Baroni ha concepito predisponendo con un nervoso graffito l‘eclat dell’aforisma  lungo le linee del disegno congiunto. In ognuna delle sue pagine si profila questo gioco sinestesico duplice, come lo è la figura che l’autrice indaga: l’uomo; creatura che – abitata dal dèmone  del doppio e dell’antinomia – deve di continuo specchiarsi alla ricerca di ulteriori riverberi.

E’ infatti nella stanza del doppiere e dello specchio che il libro accoglie il lettore, affinche possa sentirsi a suo agio tra i bagliori del proprio eterno conflitto.

 

 

 

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si entra più fiduciosi sapendo che c’è una porta sul retro      

 

 

 

 

inuoviamori

 

 

     i nuovi amori si fondano sull’amnesia

 

 

 

entrarenellaparte

 

 

entrare nella parte non è difficile quanto uscirne

 

 

 

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l’unica verità plausibile è la sincerità del momento

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a inseguire una menzogna si scoprono verità inimmaginabili 

 

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se cerchi la felicità, fai in modo che ti trovi

 

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nella categoria dei perversi spiccano i normali ad oltranza

 

 

 

 

sappiamo velocitàluce

 

sappiamo della velocità della luce, e quella dell’ombra?

 

 

piugustoarubare

 

non posso escludere che ci sia più gusto a rubare che a lavorare

 

 

 

 

cane eportatile

 

ormai si esce di casa per portar fuori il cane e il portatile

 

 

 

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per carenza di tempo, l’amante di vostra moglie

è sempre più spesso il marito della vostra

 

 

 

 

democrazia

democrazia:

       credere di più a un nuvolo di zanzare che a un pugno di mosche

 

 

 

 

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c’è chi vive la vita e chi la frequenta

 

 

da “Il doppiere e lo specchio”, Editrice la Mandragora, 2014

per gentile concessione dell’autric

 

 

E per dare avvio a una riflessione più approfondita  di questo genere considerato minore e in quanto tale, trascurato, proponiamo la lettura dell’introduzione di Gino Ruozzi al libro “Il bianco,  il nero e il grigio”,  un’ opera precedente dell’autrice.

 

 

Introduzione  

Gino Ruozzi

 

Gli aforismi di Silvana Baroni hanno un che di saltellante e festoso. Sarà forse anche per la grazia dei disegni che li accompagnano e conferiscono loro mobilità e varietà. Sono punte delicate, il che sembra un po’ una contraddizione, ma in realtà no.

Essi hanno probabilmente un intrinseco scopo curativo, rifacendosi in questo, ma senza pedanteria, alla tradizione nobile del genere aforistico, da Ippocrate a Santorio a Umberto Saba fino ai recenti esempi psicoanalitici di Davide Lopez e di Cesare Viviani. In molti di questi aforismi corre un invito ad alleggerire la sofferenza e l’inevitabile male del mondo, sia attraverso un salutare ridimensionamento delle proporzioni sia grazie al sorriso che scaturisce da uno sguardo disincantato quanto disponibile al cambiamento.

Silvana Baroni usa con perizia e scioltezza le figure retoriche che contraddistinguono il genere, ossimori chiasmi simmetrie antitesi compensazioni paradossi. Chi scrive aforismi lavora con la massima attenzione sulle possibilità offerte dalla lingua, perché sa che ogni minimo mutamento di vocale, di consonante, di punteggiatura, di posizione può provocare inattese aperture e nuove prospettive di senso. Tra i modelli formali preferiti da Silvana Baroni spicca quello del ritratto, di solito introdotto dal pronome «chi». L’intreccio tra scrittura aforistica e disegno, pittura e belle arti in generale è evidente e anche in questo caso richiama esempi illustri quali quelli di Ardengo Soffici, Ugo Bernasconi, Anselmo Bucci, Marino Mazzacurati, Arturo Martini (e degli stessi Longanesi, Maccari, Flaiano). Si tratta di compiere un’opera rigorosa di sintesi espressiva, attuata tramite le parole o le linee del disegno, entrambi comunque «linee», come suggerisce l’emblematica denominazione degli aforismi di Fausto Melotti. Da questi ritratti e «caratteri» scaturisce un panorama sociale di inquieta, movimentata e variegata socialità, più comica che tragica, di cui si vogliono denudare le tante maschere.

Nel libro gli aforismi si succedono l’uno dopo l’altro senza punti fermi e lettere maiuscole, come se si trattasse di un discorso continuo solo brevemente sospeso dagli intervalli degli spazi bianchi. Disposizione che dà l’impressione di una successione appunto per linee, in cui l’occhio dopo una breve pausa scende a scoprire il passaggio seguente, il nuovo tratto della composizione. Il procedimento diminutivo, minimalistico, delle lettere minuscole e dell’assenza di punteggiatura forte era già stato in parte sperimentato da Silvana Baroni nel suo primo libro di aforismi, Tra l’Io e il Sé c’è di mezzo il me (Il Ventaglio 1992), in cui nella premessa Vincenzo Mollica parlava propriamente di «acrobazie delle parole e dei segni». Rispetto a quella raccolta, in cui l’aforisma era spesso presentato in forma poetica e ogni pagina conteneva un disegno, la silloge odierna si caratterizza per una maggiore ed esemplare concentrazione verbale, di certo frutto anche dell’accurato lavoro svolto nel precedente volume di aforismi, laccati di cristallina neppure i fossili sono più quelli di una volta (Quasar 2007).

«Scrivere aforismi è un’arte funambolica: è pensare senza rete di protezione» sostiene Silvana Baroni in un eloquente aforisma sull’aforisma posto in epigrafe dell’opera.

Nel percorso cromatico ed esistenziale del libro indicato dal titolo tripartito si giunge al «grigio» dopo avere attraversato, superato e mescolato «bianco» e «nero». Un aforisma afferma che «il grigio sta lì a non farti veder nero» e conviene forse leggerlo in combinazione con questo: «chi si attarda nel regno delle fate finisce in bocca ai lupi». L’invito è certamente ad accogliere la vita con realismo, senza fuorvianti e pericolosi (perfino mortali) entusiasmi. Il grigio è abbinato in un altro aforisma all’uomo «scettico». Se il grigio è l’esito finale e sintetico che esprime una disillusione terapeutica, Silvana Baroni non sfocia però mai in uno scetticismo arido e autocontemplativo. Piuttosto mi viene da pensare al coraggio sorridente di chi non rinuncia a scavare e neppure a sperare. E il titolo, forse più che una sequenza progressiva con un unico rigido epilogo, mi sembra suggerire un percorso in cui bianco nero e grigio sono compresenti e si alternano e avanzano senza soluzione di continuità, senza barriere e punti fermi, come del resto nella vita, che questo libro-indagine per aforismi racconta e riflette.

 

Silvana Baroni, Il bianco, il nero, il grigio, Ed. Joker, Novi Ligure, 2011

Ripubblicato per gentile concessione di Silvana Baroni

 

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Silvana Baroni ha scritto testi teatrali: “Le infinite metà del mondo”, “L’amore è una scatola di biscotti”,“Liti d’amore con Neruda, “Lampi”. Ha pubblicato:1992 “Tra l’Io e il Sé c’è di mezzo il me”- aforismi e grafica – Il Ventaglio ed. 1994 “Stagioni” – poesia – Il Ventaglio ed. 1997 ”Acquerugiola-acquatinta” – haiku e grafica – Dell’oleandro ed. 1998 “Nodi di rete”- poesia – Fermenti ed., 2001 “Ultimamente”- poesia – Fermenti ed., 2002 “Il tallone d’Achille di una donna” – poesia – Fermenti ed., 2005 “Alambicchi” – 14 racconti – Manni ed., 2006, “Nel circo delle stanze” – poesia – Fermenti ed., 2007 “Neppure i fossili” – aforismi, grafica e pittura – Quasar ed., 2011 “Il bianco, il nero, il grigio”- aforismi – Joker ed., 2012 “ Perdersi per mano”- poesia – Tracce ed., 2013 “ParalleleBipedi”– aforismi – Città del sole ed., 2013 “Criptomagrittazioni” – poesia – Onyxeditrice, 2014 “ Il doppiere e lo specchio” aforismi- La Mandragora ed. Si è dedicata inoltre all’humour graphic, alla satira di costume e alla critica d’arte. Ha illustrato libri, disegnato per note riviste di satira (Il Salvagente, Psicologia, La Peste…) Come pittrice ha esordito con una personale curata da Filiberto Menna nel ‘86 presso il Centro L.Di Sarro in Roma. Numerose le esposizioni pittoriche successive e le installazioni presso il Palazzo Valentini- Provincia di Roma, il Comune di S. Marinella, l’AOC F58, la Casa Internazionale delle donne in Roma. Dal 2010 ad oggi ha esposto i suoi aforismi visivi a Parigi presso la “Galerie Satellite, a Roma presso la Biblioteca Rispoli, l’Accademia di Romania, l’Aleph e la Galleria Baccina Tekne, a Torino presso la libreria Piemonte, e presso la libreria Empiria a Roma. Suoi racconti, poesie, aforismi, saggi sull’arte e sulla comunicazione sono stati ospitati in varie antologie e riviste letterarie ( Il cavallo di Cavalcanti, Capoverso, Fermenti, Le voci della luna, Il Segnale, I fiori del male, Universitalia, La mosca di Milano, Literary…)

Foto dal libro a cura di Silvana Baroni.

Foto dell’autrice a cura di Silvana Baroni.

Riguardo il macchinista

Benedetta Davalli

Benedetta Davalli Leoncini (Budrio 1944 - 2017), è stata cofondatrice de lamacchinasognante.com. Laureata a Bologna, ha esercitato la professione di psicologa e psicoterapeuta. Ha pubblicato "La penna ferita" (1992) "Luci e colori "(1997) "Voca voce" (2006). Ha fatto parte della Società poetica, arte della lingua materna di Ravenna ed ha curato il volume collettaneo "La lingua che accade "assieme a M.L. Antonellini e M. Collinelli. E' presente in diverse antologie della poesia italiana compreso le diverse edizioni di Poeti romagnoli d'oggi a cura di F. Pollini. Interessata allo studio della parola poetica ha sperimentato nei suoi testi una ricerca appassionata di significati, timbri vocali e immagini. ha fatto parte di multiVERSI.

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