Illuminazione
Perdersi, ritrovarsi
anni si volgono in
giorni flebili,
eppure mai così
intensi..
Le stagioni del cuore
non conoscono
un rosso più denso.
Se mi fermerò ai bordi
del fiume in corsa,
sarà solo
perché voglio tentare
di afferrare l’ultima
onda,
la più impetuosa che,
implacabilmente,
al mare conduce
Al tramonto, spero
“Lasciami prosciugare quel mare,
non più fratello
della mia innocente corsa sul molo
con gli amici correvo per giungere primo.
Ora invece, il desiderio svanisce
Di fronte al dirompente dubbio del
Partire o restare intanto Esisto.
Qui ed ora.
Bombe attraversano l’aria, missili squarciano
Il cielo,domani la mia mano
Non sfiorerà il fucile che già mio fratello toccò.
Perché se sparo
Sento che morirò in ogni piccolo frammento del mio essere.
Allora non mi capacito e stringo i pugni, un tempo dita aperte,
carezze d’incanto sulla pelle di Fatiha,
pelle di pesca la sua.
Raggrinzite le mie mani che non toccano cibo da giorni,
vuota la Medina, mi domando: Via, ma quale?
Tortuosa quella intravista ieri, sul barcone
Arrugginito direzione isola di Sicilia.
Ma se non scelgo quella, qui ritrovo il Deserto,
E il sangue che lo riveste.”
Poesia del reale
Mi si diceva un tempo,
non c’è concretezza.
In me, sai davvero.
Hai tu forse, dubitato di
Quell’onda fiancheggiante
La barca?
Ti rincorre, ti stuzzica, volendoti
Assalire alfine.
Puoi solo sfuggirle.
Ti pare irreale
L’immenso abisso
Che di tesori è colmo?
Poiché la tua anima occhi non ha,
non puoi scorgere
oltre la scarna
superficie di una roccia.
Fazzoletti di gioiapesce
Invitanti, ammiro
Triangoli impastati al sole rubati
Illuminare gaiamente volti
Compiaciuti di serena follia in discesa
In Rio Major da basso.
Cuor di pesce saltellante a cercar alga
Trova invece rete
A cui resistere non sa…
Ecco: le narici solleticate
dall’abissale aroma,
l’effluvio invade l’anima.
L’irresistibile tentazione è
Già ora,
imbrigliata in gioiosa
bocca vorace.
E odora di eterno.
Spiegando(ti) le Ali
“Esiste l’ uno col suo vociare,
seguito dallo sguardo guardiano di colui che il potere esercita.
Nell’ andirivieni di blabla
La sola vera #teoria si incarna
Nell’ urlo.
Non piu’ imploso.
E che non imploro mani tese
Se trasudano #sangue.
L’ unica vera radice s’ aggrappa
Alla tremula foglia
Che ultima, pare vestita
Di sudata,
Sentita, compatta
#Libertà.”
Debora Reggiani nasce nel 1975; fino all’età di quindici anni studia poesia di autori classici prediligendo la fusione di elementi melodico- musicali nell’apprendimento. Inizia la stesura dei componimenti poetici nel 1990 scegliendo uno stile improntato alla composizione raffinata e all’armonia degli opposti. Dal 1998 emerge la raccolta “Spicchi di emozione, catturati”. E’ poi, del 2001 la raccolta “Soffio vitale”. Incessante diviene l’opera di scrittura dal 2001 al 2005: la scelta verte su alcune poesie come ”Note ondivaghe”, caratterizzate da una maggior ricerca stilistica. La massima espressività lirica giunge però, con altre due poesie: “Scavando in solco” e “Disgelo”. – Ha iniziato a fare teatro a 24 anni sotto la supervisione di F. Tagliavini, intraprendendo diversi corsi e stages teatrali,che la portano a un percorso di attrice dialettale per tre anni, fino al 2009. Ha composto recitals e letture recitate nei ristoranti con l’ausilio di musicisti (ad es. il violino). Oggi Debora vive e lavora di antropologia del vivere, nata come operatrice di accoglienza, cresciuta come docente di italiano per stranieri, è operatrice non-profit e fund raiser presso l’Associazione Mondattivo, di cui è presidente. Cogliendo spera, anche in essa, il frutto poetico.”
Foto in evidenza di Melina Piccolo.
Foto dell’autrice a cura di Debora Reggiani.