Uno stato febbrile inatteso, può essere un germoglio di creativa linfa. Quanto ci esponiamo ad una assordante esposizione alle notizie, alle immagini, ai selfies, agli incontri futili, traballando nelle giornate senza senso in luoghi caotici?
Siamo schiavi delle merci, del loro acquisto, del loro colore; sedotti e contenti di lavorare per loro senza sosta, degni di possederle e di mostrarle. Come uno di quei collezionisti d’arte baldanzosi che aprono le “danze” di una fiera sotto tono, ma che ostenta un rigore sinistro perché sa che tutto gli sarà dovuto.
Un corto circuito può avvenire in modo repentino, magari mentre sei nel tuo studio saturo delle immagini provenienti dal tubo catodico, liquefatto ad ascoltare canzoncine mortificanti.
Accade in un istante, mentre sei in preda ad una intossicazione dalla realtà e ti senti parte di quel rantolo che emanava lo studio di Schifano, le sue immagini assordanti raccontate nel documentario “Mario Schifano tutto”, ti trascinano in un vortice intelligente sempre più ampio.
Arriva la corrente al tuo cervello; ed improvvisamente tutte le attese, i ripensamenti, le esitazioni prendono forma in modo veloce quasi seguendo una vorace apparizione.
Prende forma un’idea, un progetto, si dimentica il perimetro di una quotidianità consumata ed agognata.
Si aprono degli spazi mai visti, forse ascoltati in quel bar mentre eri con un amico e sempre memorizzati nelle tue fantasie.
Tutte quelle immagini si saturano, diventano un’altra cosa che adesso ti appartiene.
Si rielaborano fino ad ascoltarle e plasmarle.
Ed adesso sei nuovamente a Malibù senza esitazioni, come uno dei tanti surfisti che riescono a domare le onde più lunghe.
Entri in quell’ enorme varco fatto di acque profonde, infide, veloci correnti che possono risucchiarti in un attimo; ma non esiti non hai il tempo di sentire la paura ma solo respirare quel brio euforico di essere sopra a quella onda.
Il viso, e le mani gelate ed il corpo teso pronto a rispondere ad ogni variazione.
Adesso sei nel tuo studio, ed hai le chiavi per destreggiarti nella tua visione. Entri in scena abile nel creare i primi passaggi sulla tela senza dimenticare quell’ insieme che devi sviluppare.
Quel corto circuito può avvenire in un momento, mentre stai ripassando quel passo di danza su un palco, e non hai più le sicurezze del metodo. Puoi solo provare altro, senza più fremiti.
Quello stessa interruzione che provo io adesso, mentre dovrei prospettare un saggio sullo stato dell’arte, prediligo una narrazione emotiva. Aperta come un flusso nel quale prospetto un baccanale nel quale la propria linfa porti alla creazione di un’opera.
Una sorta di alternanza stilistica oscura tra un equilibrio realistico ed un pittoresco stordimento.
Un’anarchia sopita nella quale i dati, le liste degli artisti emergenti, le fiere, le collezioni con maggiore numero di lavori diventano noiose catalogazioni per mancati impresari o rappresentanti di mobilio. Prestazioni di personaggi favolosi che riescono ad alimentare bolle di vario materiale, proponendo l’inverosimile fino a fare firmare polizze che hanno più a che fare con maldestre estorsioni.
Proseguono a fine anno le liste dei migliori: i migliori cento artisti, i curatori più iracondi, gli intramontabili presenzialisti da salotto nelle mille pose aggraziate.
Cerco —a hint of darkness in the sun (un accenno di oscurità nel sole); quell’immensa vertigine che lascia attoniti.
Rimango nel mio corto circuito, aspettando nuove densità.
Io Io 2016-2017, Vincenzo Cabiati
h. cm 90, maiolica, oro, platino, neon
foto Roberto Marossi
Particolare mostra: ASSAB ONE, RICH BITCH – Tutto è relativo…. Vincenzo Cabiati, 2016
Foto: Roberto Marossi
Marc Trujillo, Tampa Avenue, 2015, per gentile concessione dell’artista
CAMILLA BOEMIO Scrittrice d’arte, curatrice e teorica la cui pratica indaga l’estetica contemporanea; nel 2013 è stata curatrice associata di Portable Nation, il padiglione delle Maldive alla 55.°Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico; nel 2016 è stata curatrice di Diminished Capacity, il primo padiglione della Nigeria alla XV Mostra Internazionale di Architettura, con il titolo Reporting from the Front; nello stesso anno ha partecipato a The Social (4th International Association for Visual Culture Biennial Conference) alla Boston University. Nel 2017, ha curato Delivering Obsolescence: Art Bank, Data Bank, Food Bank, Progetto Speciale della 5th Odessa Biennale of Contemporary Art. E’ membro della AICA (International Association of Arts Critics). Boemio ha scritto e curato libri; ha contribuito con saggi e recensioni a varie pubblicazioni internazionali, scrive regolarmente per le riviste specializzate, e i siti web; ha preso parte a simposi, dibattiti e conferenze in musei e festival internazionali.