Chi cazzo sono gli youtuber?! – Reginaldo Cerolini

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Mi scuso dell’enfasi verace del titolo accattivante, biecamente usata solo per attrarre la vostra attenzione avvalendomi così del vecchio adagio da lezione pop del giornalismo che dice che ‘bambino morde cane’, attrae maggiormente la curiosità di ‘cane morde bambino’, ma se state continuando a leggere vuol dire che in fondo funziona. Il titolo ha però velleità superiori sul piano della sopravvivenza della parola scritta – telematicamente o stampata- ed in generale della critica. Ne verremo a capo in breve.

È una tranquilla sera di febbraio nel nord Italia, quando ciondolo fra le trasmissioni della tv in cerca di incuriosirmi per qualcosa e vedo, su Italia Uno, l’edizione finale di Studio Aperto[1], che con il consueto dolcetto finale, buonista o imbonitore cerca blandamente di equilibrare la scelta delle notizie del giorno. E che accade? Incorro nella marchettata dei Valespo, proposti come fenomeno Youtuber del momento in tour (sic!) a Milano, precisamente in Piazza Duomo, per sponsorizzare -a 18 e 19 anni appena scuciti alla vita- il proprio libro, che ovviamente si chiama Valespo.

Chi diavolo sono i Valespo?

Finito di guardare il servizio encomio auto-promozionale Mondadori del resto è sempre Mediaset[2], mi accorgo che ci sono cose che riconosco. La folla in piazza, il fenomeno del momento che si film e fotografa in diretta con la folla in visibilio – rigorosamente e simbolicamente SOTTO- l’enfasi dai fans e la remissività della telecamera in digradante proschinesi (sic!). Ma si, cavolo, è l’estetica televisiva del divismo pop che conosco dai tempi, gloriosi ed in parte sprovincializzanti, di MTV. Ora, ogni cosa combacia, l’unico elemento cambiato a parte i contenuti[3] è l’invadenza del palmare e le età che si approssimano vertiginosamente a quella prepuberale.

Finito il servizio il grillo parlante nella testa rivendica il primato di Loretta Grace, meglio notta come Grace On Your Dash, che fa parte da mesi della mia scuderia di studio dei Nuovi Italiani che fanno discorso e sono discorso sulla rappresentazione e testimonianza di negri e migranti e seconde generazioni in Italia, nella mia rubrica Negro Moment.

Mi sento punto nel vivo, infatti sapevo che Loretta Grace, a cui devo dedicare un articolo, è la youtuber dell’anno appena passato, sia per numero di ascolti, che oscilla tra il mezzo milione ed il milione di ascolti, che per il premio recentemente ricevuto. Che faccio? Vado alla ricerca di dati e risposte.

Vado a studiarmi gli youtuber dell’anno 2018 secondo la classifica di Insidemarketing[4] ma non sono soddisfatto, in quanto l’indagine si concentra prevalentemente su gli youtuber legati ai giochi (gaming)[5] anche se in cima alla classifica ci sono i cosiddetti intrattenitori (intertainment) e vincono i Me contro te ovvero la coppia esilarante composta da Sofia Scalia e Luigi Calagna. Il che sottolinea un’intuizione che ho da anni riguardo l’era YouTube ovvero che il fenomeno più caratterizzante del ventennio e che testimonia la nostra presenza sulla Terra sia la nostra dissacrante ironia e la sua complessa dialettica[6].

In questa classifica non ci sono né i Valespo né Loretta Grace. Questo è curioso perché mostra come non solo i contenuti ma il criterio di valutazione e prima ancora di classificazione non sia ancora unificato per creare una enciclopedia del fenomeno in YouTube. Del resto si pongono problemi come, chi dovrebbe classificarli, chi dovrebbe valutarli e francamente tra università, critici blasonati o indipendenti, media[7] stessi tutti sono curiosamente testo, contesto, quindi suscettibili di fare discorso e di essere discorso.

La mia preoccupazione per la mole di materiale inserito sul mezzo YouTube e per le emergenti, inconsapevoli, scuole di pensiero è che mancare questa sfida epocale significa lacerare il passato con l’irruenza caotica e presenzialista[8] del presente. Sono infatti convinto che siano i critici in genere (dai vari rami e contesti da cui possono venire, blasonati, storicizzati o meno) a poter e dover coordinare e tenere unita questa articolazione del pensiero sociale per mezzo mediatico, della ritualità e dialettica collettiva, e quindi farsi portatori sani di critica ovviamente comparativa e tendente ad una sintesi[9].

Tornando alla questione Valespo VS Loretta Grace, ho voluto andare a vedere nella classifica Forbes gli Youtuber più pagati nella speranza di vederci meglio con una prospettiva internazionale. Ho infatti capito, a parte l’esorbitante quantità di denaro che hanno saputo generare da se stessi, partendo da una affermazione plebiscitaria ed anarchica che poi ha sposato una conferma secondo le leggi del mercato e del politically correct[10], che nomi come Mark Fischbach (alias Markplier) , Sean McLoughlin (alias Jacksepticeye) ricercati da veri e propri agenti di talenti digitali sono nel gotha mondiale degli incassi e dei visualizzati youtuber, con possibilità e limiti stabiliti da contratti firmati con multinazionali digitali. Di solito, tale modalità, sancisce la legittimità ad appartenere ad un mondo di eletti che va dai ricchi sobborghi di YouTube alla vecchia aristocrazia mediatico-culturale, e cibernetico-industriale ma parimenti ad un impoverimento lessicale della propria libertà espressiva ed alla sostanziale radicalità.

Per mia fortuna ho trovato finalmente Loretta Grace come Influencer dell’anno 2018, premio vinto nel Diversity Lab Media Awards della rete web-televisiva Real Time. Premio giunto al suo terzo anno e che con una speciale attenzione per la diversità come valore giunto al suo terzo anno esprime l’attento ed innovativo sguardo per i fenomeni mediatici e sociali di rilievo. Ora influencer non compare ancora nella categoria del mio dizionario etimologico, italiano, ma allo stesso modo compare nel dizionario di Oxford come correlativo di fama e accezione economica, insomma con qualche riserva. In ogni modo noi traduciamolo come persona d’impatto, la cui espressione influenza e marca visibilmente un contesto.

Il fatto è che Loretta Grace vince, stupita, questo premio inaspettato e meritatissimo[11].

Ora che mi sento più soddisfatto, anche perché sono andato a vedere chi sono i Valespo (alias Valerio Mazzei ed Edoardo Esposito (Sespo) )[12] e perché capisco il fenomeno del loro successo sulla scia americana –  ormai di 4 anni fa- di  Cameron Dallas ed i fratelli Grier, ovvero che fanno successo con la rappresentazione della vita quotidiana in cui ammazzano la noia e le propria curiosità con sfide ludico-demenziali (la  mia è una analisi descrittiva e non un giudizio di valore) con una complessità sociale, involuta, che scivola nel trash, nello spreco del cibo, nel polimorfismo del volto e delle faccette (di cui gli adolescenti sono virtuosi utilizzatori) ed in una blanda intimità confidenziosa[13]che  oscilla sapientemente tra ironia demenziale[14] ed il finto involontario erotismo (dove torso nudo e pantaloncini la fanno da padrone), mi rendo conto di una grande ingiustizia.

L’ingiustizia è non aver citato Loretta Grace e la sua pagina Grace On Your Dash[15] , forse perché semplicemente non fa parte di quel sistema e perché come youtuber è in se stessa una dialettica di rappresentazione delle donne, dei negri, della migrazione, del meticciato e delle seconde generazioni, tema tanto caldo e sovversivo, da lei trattato ed assunto con leggerezza e profondità in diverse appuntamenti.

Allora mi accorgo che manca un discorso critico che giustifichi la mancata menzione di un personaggio tanto vertiginosamente likato[16](si legga laicato) in favore di due abili e in una certa misura innocenti, adolescenti che rappresenterebbero il gusto dell’italianità e del presunto status quo di un’adolescenza inventata[17] e morbosamente mercenaria. Anche questa è già la nostra realtà oppure come critici siamo destinati a sparire.

Loretta Grace e i Valespo esistono e condividono lo stesso suolo e contesto culturale eppure rappresentano due modi di essere italiani che merita attenzione e studio, non fosse altro che per capire chi c***o sono gli youtuber.

Reginaldo Cerolini

[1] 8 febbraio 2019 edizione serale.

[2] Sempre nel pomeriggio del 8 febbraio 2019 si noti che erano comparsi nella trasmissione Pomeriggio Cinque, con enfasi involontariamente caricaturale da parte della conduttrice Barbara D’Urso, e quindi sancendo quel noto fenomeno di ridondanza e violenza comunicativa pur di vendere un prodotto, senza andare nella profondità del messaggio e del significato. Si noti anche come specchietto per allodole di queste finte scoperte ed informazioni mediatiche tarde e velleitarie (si capisce in questo caso che tour e propaganda sono a fine di far vendere un prodotto Mediaset-Mondadori) l’uso di termini come “idoli” e “teenager”, “delirio” spesso usate retoricamente insieme, con valore roboante. Sempre nella data 8 febbraio compaiono nella pagina web della redazione di Tpi: https://www.tpi.it/2019/02/08/valespo-chi-sono/ .

[3] Il problema dei contenuti è la vera materia che unisce tutti gli studi di media, costume, società ed economia contemporanea. Questo perché il presupposto dimensionale della televisione nei suoi albori, torna prepotentemente a superare l’importanza ed il rapporto tra mezzo e suo contenuto. In sostanza dalla più comune ovvietà alla più complessa consequenzialità il dramma metafisico di ciò che ci forma, ci incuriosisce, compone, ci intrattiene e ci appassiona è il rapporto tra materia e spirito. Nonostante dal positivismo ad oggi il primato ed illusione della ragione (non necessariamente etica) sembra farla da padrone.

[4] https://www.insidemarketing.it/youtuber-italiani-piu-seguiti-2018/.

[5] I primi fra di essi al secondo posto della classifica è WhenGamersFail Lyon di Ettore Canu.

[6] Il fenomeno dell’ironia e della comicità, è alla base di molti contenuti YouTube anche di quei contenuti che non si dedicano direttamente a muovere il riso, provocare ilarità, fare comicità, satire, parodie etc.. L’altro elemento è l’erotismo (e non la pornografia come si sarebbe tentati di credere), e in terzo luogo la violenza, in quarto luogo la categoria dello svilimento o della noia; al quinto posto il dilemma della categoria della critica e\o dell’opinione-presenzialismo (testimonianza) sempre e comunque.

[7] Esistendo il fenomeno da 20 anni, potrebbero già gli storici anche e con ragione di dati e di contenuti tentare un primo discorso costitutivo.

[8] Al presenzialismo o imminenza discorsiva a cui la velocità del mezzo sembra obbligare si può rispondere con la serietà dei propri interessi, competenze e curiosità, legittimando il proprio contributo e lavoro nei tempi e nella forma che si sceglie autonomamente.  Essa sarà automaticamente ed autonomamente in relazione con la storia personale e la professionalità acquisita nel campo nel soggetto che fa discorso ed è discorso.

[9] Perché non si venga a dire che non si capiscono i giovani, i mutamenti sociali, le scelte musicali, le mode, le questioni etniche, la dimensione religiosa, la dimensione del divertimento e dello svago, quando radice comune a questo assoluto mostrarsi e testimoniare (sia anche presenzialismo) è la semplice antropologia dell’uomo ed eticamente l’umanità nella sua molteplicità rilevata.

[10] Non si dimentichi che dalla dimensione  ludica e di svago, interessante fenomeno umano poco analizzato nella sua sostanziale assenza di un fine, ma finalizzato in un gesto ed in un atto qualsiasi che riporta ad una dimensione manifesta del o self (e per estensione contemporanea del  selfie), passa sempre per l’interpretazione ed impostazione economico-legiferante del divenire prodotto, sia per garantirsi una sussistenza economica quando la propria performance ha numericamente sancito la propria eccezionalità (sia pure in un contesto di simili), sia  per continuare ad esistere come sé stessi, e performer. Mancano indagini profonde su questa trasformazione.

[11] Nella premiazione il momento della sua vittoria in un contesto di premiazione di lusso, con conduttore come Canino, e comici come la Cortellesi (che fa un intervento semplice e meraviglioso sulle grandi personalità della storia spesso dimenticate e non più conosciute), è interessante rilevare quest’era di mezzo dove conduttori televisivi, comici Weber, giornalisti (c’è anche l’intelligente Saviano), e Youtuber, si trovano nella preistoria del mondo di domani. Altro suggerimento che voglio dare è una semplice tesi su i tre anni di questo concorso, sarebbe un’analisi sociale, economia e mediatica di rilevanza ed originalità.

[12] Fra i loro video più curiosi, interessanti e più visti suggerisco: 24H ammanettato a Sespo, Intervista a Sespo e Valerio Mazzei: Scuola, la maturità, e #Valespo, Mi sono innamorato del mio migliore amico e Vi dobbiamo dire una cosa… .

[13] Che simula o inscena l’impossibilità di una vera intimità o rapporto di qual si voglia genere con il feticcio della loro rappresentazione, si badi bene.

[14] Questa è una trasformazione egocentrica ed auto rappresentativa di una presunta comicità che si suppone di avere e che si deve inscenare. Si noti che anche chi invece ha per principio la comicità, può cadere nel fenomeno della performance tirata ad auto rappresentativa. La conflittualità ovviamente si trova nel difficile rapporto tra quotidianità narrata è esigenza espressiva di un momento clou, spesso identificato con la comicità o con la sua trasformazione e travisamento demenziale di essa. In ogni modo la deflagrazione demenziale scivola nell’ostentazione dell’assenza di contenuto marca in modo evidente la dipendenza del vuoto esistenziale che però si percepisce solo come noia. E’ qui che c’è il collegamento con il mondo adolescente o con l’adolescenza protratta e mai dimenticata di alcuni adulti, senza dimenticare la dimensione dell’erotismo e del conseguente voyeurismo implicito nella performance e nella consapevolezza perturbante agita dagli youtuber.

[15] Purtroppo ho il sospetto che sia stata scelta più per le sue pagine di Make Up e Hair styles che per le originalissime prese di posizione in argomenti razziali e discussioni di tematiche sociali e di sesso. Ecco alcuni esempi dei suoi appuntamenti: Una notizia sconcertante! Edizione straordinaria del telegiormakeupbreaking news, Come dire ai propri genitori di essere gay i consigli e molto altro (con Thiago e Cleo Tomas), Cittadinanza italiana: il mio incubo più grande! Rispondo ai commenti razzisti, ora basta! Etc.

[16] La citazione l’ho desunta da uno straordinario enunciato pronunciato da Paolo Villaggio nel film Vado, sistemo l’America e torno, quando difendendo il pallavolista artista negro davanti ad un cinico agente americano, con un inglesismo improprio e perfetto dice “Mi laica moltissimo!”.

[17] Propriamente sospesa in una dilatazione medio borghese e reiterata di protratta demenzialità e velleitario sensualismo.

 

Immagine in evidenza: Dipinto di Hassan Vahhedi,  trittico, tavole di ciliegio intagliate e dipinte, 69 x 41 cm., 2019.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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