Raggiro
I bambini erano carne
per gli sciacalli. L’Ente per gli Affari Indigeni, i muri di mattone,
I Santi di molte sette.
Gonfi delle loro malattie, dai loro cadaveri
mangiavamo vermi.
Questo cannibalismo divorava la fiamma di nostra madre.
Sì, ho seguito questa routine:
applausi e luce elettrica,
giù in ginocchio per mettere Cristo
in imbarazzo, non c’era tempo per toglierci
il sonno dagli occhi. Ogni mese contavo le stelle
per capire quante volte ero andata a messa,
con il mio cuore così bisognoso. Di corsa a colazione,
in cucina a pelare patate,
a lavare le infinite pentole e padelle
sotto il controllo delle suore cuoche.
In lavanderia a inamidare e stirare,
in sacrestia a servire i Santi Superiori
e infine a scuola a mandar giù l’Europa.
In quelle stagioni senza fine i nostri venti
cambiarono direzione e fu l’inverno.
Quando ci rilasciarono
senza capelli per le trecce
senza una nostra lingua
senza genitori per cullarci
si svegliarono quelle tempeste.
Con Game
The children were meat
for the scavengers. Indian Affairs, the brick walls,
the Saints of many churches.
Filled with their disease, we ate the maggots
off their dead.
This cannibalism devoured our mother’s hearth.
Yes, I followed this routine:
clapping hands and electric light,
on our knees to give the Christ
a difficult time, no time to rub the sleep
from our eyes. Each month I counted the stars
to see how often I’d gone to mass
my heart so wanting. March to breakfast,
to the scullery, hand-peel potatoes,
wash the many pots and pans
under the supervision of the kitchen nuns.
To the laundry room to starch and iron,
to the rectory to serve the higher saints
and finally to school to swallow Europe.
In those many seasons our winds
took a turn and entered winter.
When we were released
with no hair to braid,
no language to call our own
no parent to cradle us
those storms awoke.
E cadde sulla riserva il silenzio
Si zittì il campo giochi.
Un pettirosso solitario zampettava nel giardino
dove un tempo i bimbi si sbucciavano gomiti e ginocchia
disegnavano le caselle per il gioco delle stazioni
o tracciavano le stanze immaginarie di una casa
e riempivano le dispense di torte fatte di fango.
Ora è vuoto il giardino, dove un tempo un vivace
campo da baseball era pieno di giocatori eccitati
che consumavano il percorso tra la prima e terza base.
Dove un tempo il campo base era un montarozzo
scalcagnato di terra ed erba spelacchiata.
Questo lo vedo ora.
Non ho mai notato il dolore lancinante
sul volto di mia madre, né mai provato
la stretta degli occhi di mio padre per trattenere
il flusso delle lacrime.
Il loro mondo ammutoliva quando il Pifferaio
suonava l’organo nella riserva.
Del taglio profondo che lacerava le famiglie
e svuotava l’intera riserva
i miei genitori non hanno mai detto.
The Reserve Went Silent
The playground went silent.
A lone robin hopped in the expanse of the yard
where once children scraped their elbows and knees
drew lines in the dirt for hopscotch
or designated the imaginary rooms of a house
and lined the cupboards with mud pies.
The yard now empty, where once a lively
baseball field of excited runners
wore out trails between first base and third.
Where once the home base was a tattered
mound of scraped up dirt and scraggly grass.
I see this now.
I never saw the searing pain
on my mother’s face, nor experienced
my father’s eyes squeezed to dam his flood.
Their world went mute when the pied piper
played his organ through the reservation.
My parents never spoke
of the gash that tore through the families
and gutted the whole reserve
Nippin nikamowin- canzone estiva
Ho ascoltato le risate esagerate
lì nel laboratorio per scolpire
dove i bambini dipingevano e ascoltavano
Alex Janvier.
Anno dopo anno
nella riserva di Blue Quills
condividevo una tenda con un amico e raccontavamo storie
di quelle notti solitarie e di come avevamo messo in salvo
il nostro Cree stentato.
Camminavo, correvo, saltellavo
bestemmiavo e cantavo lungo le 14 miglia
dalla scuola per tutta la strada fino a Saddle Lake.
La guida ci diceva di meditare, fare silenzio
lungo il percorso. Come avremmo potuto farlo
dopo aver perso la voce in quella scuola?
Quando arrivavo alla mia riserva
gli Anziani mi accoglievano
e mi facevano danzare sui piedi feriti.
Acqua, the, frutta, focacce e stufato di cervo.
Quale cibo avrebbe alleviato il fagotto del dolore
che portavo sulla schiena
Un bambino continua a piangere in quelle notti interminabili di scuola.
So di un uomo che continua a portare con sé il suo fagotto,
ha incominciato a sei anni, ora ne ha sessanta,
e non cessa di portare questi piccoli tesori
da una casa scomparsa per sempre.
nīpin nikamowin – summer song
I listened to outrageous laughter
there by the stone-carving shelter
where children painted and listened
to Alex Janvier.
Year after year
on the grounds of Blue Quills
I shared a tent with a friend and we told stories
of those lonely nights and how we preserved
our broken Cree.
I walked, ran, skipped
swore and sang the fourteen miles
from that school all the way to Saddle Lake.
We were told by our guide to meditate, be silent
in our walk. How could we after our voices
were lost in the classrooms of that school?
When I reached my home reserve
the Old Ones received me
and danced me on my blistered feet.
Water, tea, fruit, bannock and deer stew.
What food would heal this wound
bundled against my back?
A child still crying in those long school nights.
I know of a man who still carries his suitcase,
began at six, now sixty years, carrying
those little treasures of home
that was forever gone.
Ex alunni del collegio
Uno zio sparò alla moglie,
lasciandola a terra dietro la casa
col fucile accanto.
I loro quattro figli
sbirciavano fra le tende.
Non poté mai più guardare nessuno.
Un lago lo avvolse mentre in piedi gelava
tenendosi strette le trappole.
Uno dei figli si arruolò nei Marines
e fu ucciso da una zanzara in Vietnam.
Un altro figlio, in macchina, inseguito dalla polizia
cadde nello stagno affogando nella sua tomba.
Il fratello più giovane prese sonno in una casa
in fiamme con aghi, cucchiai, eroina e cocaina.
Mia cugina è rimasta sola.
Li ricordo.
Residential School Alumni
An uncle shot his wife
left her lying behind the house
with the rifle at her side.
Their four children peered
behind the curtains.
He was never able to look at anyone.
A lake held him as he froze, standing,
clutching his traps.
One son joined the marines
a mosquito killed him in Vietnam.
In a police chase another son
hit a slough and drowned in his grave.
Their little brother slept in a flaming
house with needles, spoons, heroin and cocaine.
My cousin was left alone.
I remember them.
Traduzione dall’inglese di Walter Valeri e Pina Piccolo
Per gentile concessione dell’autrice, da Burning in This Midnight Dream, Louise Bernice Halfe,Coteau Books, Regina Sakatchewan, Canada, 2016.
Louise Bernice Halfe è nata nel 1953 nella riserva di Saddle Lake, a Two Hill, nello stato di Alberta in Canada. Il suo nome nella lingua Cree si potrebbe tradurre come Danzatrice del Cielo. La sua rima pubblicazione di poesia è apparsa in Writing the Circle: Native Women of Western Canada. L’autrice ha pubblicate quattro libri Bear Bones & Feathers (1994) che ha ricevuto il Canadian People’s Poet Award; Blue Marrow (1998), è stato finalista di diversi premi letterari: e la sua ultima pubblicazione è Burning in This Midnight Dream (2016 ). E’ stata insignita del titolo di Poet Laureate dello stato di Saskatchewan’s come pure di molte onorificenze e riconoscimenti letterari. Abita in una casa circolare di paglia fuori Saskatoon, con il marito, i cani e le galline.
Vedi i riferimenti al lavoro di Louise Halfe contenuti nel saggio di Anna Mongibello
Foto dell’autrice a cura di Louise Halfe.
Foto in evidenza di Giulio Rimondi, Venezia tratta dall’antologia Italiana, Kehrer Verlag Heildeberg Berlin, 2016
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