Siamo lieti di annunciare il book tour dello scrittore palestinese/inglese Ahmed Masoud, in questo primo round di incontri per la penisola italiana in cui presenterà il suo romanzo “Scomparso – La misteriosa sparizione di Mustafa Ouda”, tradotto dall’inglese da Pina Piccolo, edito da Lebeg, nella collezione I venti. Ci saranno le seguenti tappe:
22 ottobre – BOLOGNA
ore 13,30-17,00, sede di via Filippo Re. Conferenza universitaria presso il Dipartimento di lingue e letterature dell’Università di Bologna , a cura della docente Sana Darghmouni e de La Macchina Sognante, in dialogo con l’autore e la traduttrice.
Ore 19,30 -21,00, L’ALTRO SPAZIO, via Nazario Sauro, 24F. Presentazione del romanzo e dialogo con l’autore e la traduttrice, condotto da Sana Darghmouni. Con la partecipazione ed interventi musicali del gruppo Hudud (Confini)
23 ottobre – NAPOLI
Ore 18,30- 20,00 LIBRERIA TAMU, Via Santa Chiara, 10h presentazione del romanzo, in dialogo con l’autore e la traduttrice.
24 ottobre – ROMA
Ore 18,30 – 20,00 LIBRERIA GRIOT, Via di S.Cecilia 1/A, conduce Chiara Comito del blog editoriaraba in dialogo con l’autore e la traduttrice.
25 ottobre – VENEZIA
Ore 14, 00- 15,30, sede di Ca’ Cappello, Conferenza universitaria presso il Dipartimento di lingue e letterature dell’UniversitàCa’ Foscari,, a cura della docente Sana Darghmouni e de La Macchina Sognante, in dialogo con l’autore e la traduttrice.
Ore 18,00 – 19,00 MICROMEGA, ARTE E CULTURA, Campo San Maurizio 2758, presentazione del romanzo, in dialogo con l’autore e la traduttrice, conduce Anna Lombardo, direttrice de La Palabra en el Mundo, Venezia.
Per un assaggio della prosa di Ahmed Masoud, vi consigliamo di leggere il secondo capitolo del romanzo, pubblicato nel numero 16 de La Macchina Sognante, che potete trovare qui o in Frontiere news qui con ulteriori consigli di lettura.
“Mio padre non c’era più. Ero troppo piccolo per capire
il perché, e nessuno era in grado di spiegarmelo, nemmeno
mia madre. Quando glielo chiedevo, mi rivolgeva un sorriso
triste, ben diverso da quello solito da un orecchio all’altro.
Non lo sopportavo. Mi spaventava. C’era pericolo in quel
sorriso, cose che non capivo, una storia nascosta che volevo
disperatamente svelare. Ma non me l’ha mai detto, nonostante
i miei sforzi immani per farla parlare. Forse fu proprio
questo che mi spinse a proclamarmi, all’età di otto anni, il
più giovane detective del campo profughi di Jabalya.”