BENEDETTO IL SECOLO
Benedetto il secolo e il giorno e l’anno
l’ora e l’addì prossimo genituro
al continente giovenca che ingravida
un globo che s’ingloba e globalizza
e anestetizza il popolo sovrano.
Laudata in pia compieta madre terra
le stelle, sora guerra e frate vento
campi di nomade concentramento
e centri d’umana disaccoglienza
corsie e barellati di sghimbescio
sbobinate di coscienza a rovescio
giardini piantumati all’età terza
e quarto, di vocazione e di fatto
stato che si sdogana già disfatto
giubba e feluca per l’internauta ci-
-vile, viaggi, miraggi, bile.
Benedetta la firma sul trattato
ceralacca sul corsivo inchiostrato
frontiere spalancate prezzolate
ed esodi ad identici deserti.
Benedetto resistere conserti
al tempo del frattempo ed in procinto
al mondo circoscritto in un recinto.
(da Il senso della neve – puntoacapo, 2016)
NEW ECONOMY
Hanno spazzato via i gabbiotti
di latta e vetro, una macchia più lucida
d’asfalto ne ha trattenuto un po’ d’ombra.
Quei due stipendi in meno valgon bene
la lesta conversione ad automatico,
basta pagare a credito magnetico.
Hanno aggiunto però i guanti di plastica
non inquieti la fragranza di benzina
– Beau geste, la clientèle vous remercie –
e s’affolla come sempre lo spiazzo
se il cartellone illumina lo sconto,
bisticcia la signora imbellettata
col rebus del serbatoio a incastro,
un ragazzo fa tralucere all’iride
il prossimo svernare fuori porta
ed io qui con la matita spuntata
un bagaglio troppo leggero d’anni
perché poesia si possa dire
questo mio spigolare l’inventario
dello svanire, ché la vita costa
lo spazio del superfluo, anch’io complice
nelle mie scarpe nuove, parka blu
collo di lupo grigio, il pieno assolto
con ottanta centesimi in più in tasca
mentre una bava di perla strattona
il viola cupo d’orizzonte, un corvo
forse un falco, stordisce tra le nuvole
e già scoppietta la fucileria.
Trangugio un altro groppo di saliva
avanza l’autunno, un’altra ora passa.
(da Il senso della neve – puntoacapo, 2016)
SHOPPING DI NATALE
Milano che t’infrangi tra le volte
dove stillano lacrime di sole
t’affollano le mani, ti rovistano
e rassereni nei palmi distesi
del marmo lucidato del tuo duomo
che sai avvicendarsi alla fuliggine,
respiri con pudore le tue polveri,
scantoni tra le tenebre degli anditi
dove si stendono schiene a cartoni
sulle piastrelle viscide e v’indugiano
gorghi di cellophane, latte di birra
scie di sputi, chiazze di gelati
mozziconi sfiancati ai troppi passi,
compare qualche sguardo dalle sciarpe
per scagliare pugni di dadi, lisca
d’una vita scorticata, quel ghigno
desolato che ne resta: qui scopro
nel midollo paziente del tuo esistere
tra crocchi di marmocchi, torvi zigomi
il guizzo iridescente, integro vivere
poiché poesia non è parola
che s’affranca, ma intorbidarne lingua
braccia sangue, distanza che si varca.
(da Il senso della neve – puntoacapo, 2016)
FOSSE POESIA
Fosse poesia potrei indugiare
su qualche vezzo cromatico, un radere
di luce tra capelli e volto, indulgere
a un virtuosismo lirico, un pacato
trasgredire metrico, i trucchi buoni
che lusingano in una lana di fiato
stemperano la voce che s’aggruma.
Ma questa scena è minima, assoluta
non si concede appello, assoluzione.
Lui siede agli scalini, tra i piccioni
le gambe lacerate dalle piaghe
intruso tra quei cenci, qui recluso
in un rettangolo di cicche, di sputi
lo sguardo arrovesciato su detriti
di storie, ciò che ne resta tra le unghie
sudice, un bicchiere, stente monete.
Chiede nuda evidenza del suo esserci.
E non serve una poesia, un altro alibi.
(da Zero al quoto – puntoacapo, 2018)
DESTINAZIONE D’USO
Ditta, la chiamano ancora i dispersi
o i reduci d’una Brianza braccia e
cambiali, ai tempi del futuro mite.
A rate. Un’insegna divelta ne dice
la grammatica sconnessa, l’opaco
dei passi. È questa l’ora di rade orde
di sbandati, nel minimo bivacco
d’incerate, fra lampade a carburo
raccolti a una cucina tutta avanzi,
o la solita combriccola di giovani
alle prese con la loro argonautica
delle rovine, a battesimo
di non sai quale primogenitura.
Presto ne faranno – dicono – un centro
commerciale, di certo ciò che merita
un’epica industriosa. Variazione
nella destinazione d’uso recita
il galateo del millennio pratico.
Ne faranno un’arnia buona di luci
garbate, un traslucido di vetrine.
Teche, per la reliquia d’occasione.
(da Zero al quoto – puntoacapo, 2018)
PANCABBESTIA
La dotazione è minima: un violino
tarlato, labrador, fornello a gas:
numeri d’un terno mancato.
Ed inutile scommetterli. È sempre
la vita a sceglierci, a farci destino.
Treni e nebbia. Poco oltre
lo sciame noto dei passi, la messa
profana del giorno. E anche noi
legione: si strappa al buio una luce
sconcia, spilla da balia che raccorda
il cielo al nulla.
Nessun Caravaggio
a sbalzare il profilo dallo sfondo
dalla sua ombra irrevocabile.
Solo manierismo di pochi spiccioli,
nessun miracolo pronto a redimere.
Siamo lo sbaglio di città, scoria
purgatoriale. Un cuore tutto fango
e stelle. Solo folla, facce scomode
che a nessuno importano. Storie a margine,
le uniche che diventano poesia.
(inedito)
Fabrizio Bregoli, nato nella bassa bresciana, risiede da vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria Elettronica, lavora nel settore delle telecomunicazioni. Ha pubblicato “Cronache Provvisorie” (VJ Edizioni, 2015), “Il senso della neve” (puntoacapo, 2016), “Zero al quoto” (puntoacapo, 2018). Ha inoltre realizzato per i tipi di Pulcinoelefante la plaquette d’arte “Grandi poeti” (2012) e per i Fiori di Torchio il libro d’artista “Onora il padre” (Seregn de la memoria, 2018). Sue opere sono incluse in “Lezioni di Poesia” (Arcipelago Itaca, 2015) di Tomaso Kemeny, in “iPoet Lunario in versi” (Lietocolle, 2018) e in numerose altre antologie e riviste. Partecipa a letture poetiche, dibattiti culturali e blog di poesia. È stato membro di giuria nei Premi “Il giardino di Babuk” e “Rodolfo Valentino”. Ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi, fra questi gli sono stati assegnati il premio San Domenichino e Dante d’Oro dell’Università Bocconi per la poesia inedita, il premio Gozzano per la poesia edita, è stato finalista ai premi Montano, Bologna in Lettere e Caput Gauri. È incluso nel censimento dei poeti italiani del sito Italian Poetry, che si pone la finalità di diffondere la poesia italiana nel mondo
http://www.italian-poetry.org/fabrizio-bregoli/
Il suo sito personale è
Immagine di copertina: Foto di Teri Allen Piccolo.