ATTRAverso l’Italia
Poesia come riscatto, poesia come consolazione, poesia come sfogo dell’anima, poesia come dialogo prima di tutto con il proprio essere, poesia come semplice segnale di esistenza…
Tutto ciò appare con evidente vitalità nei versi qui proposti. Si tratta di alcuni componimenti (quelli ritenuti meritevoli) che hanno partecipato alla terza edizione del Concorso Letterario Internazionale di Poesia della Migrazione “ATTRAverso l’Italia”, nella sezione apposita “Poesia inedita dal carcere”.
Ricordiamo che l’iniziativa, rivolta a immigrati o migranti maggiorenni di qualsiasi nazionalità che scrivono in lingua italiana, è stata organizzata dall’Associazione Socio-Culturale “LOGOS-CONTATTO”, in collaborazione con il MUSAGETE – Istituto Culturale della Calabria.
Non è certo un compito facile quello di avere a che fare con la produzione letteraria di autori che hanno nel proprio bagaglio culturale (vissuto e ereditato) una migrazione, uno spostamento da uno stato all’altro, una frattura identitaria dovuta al vivere contemporaneamente in due o più sistemi culturali.
Il concorso, patrocinato anche dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione Unical, ha visto la partecipazione gradita di numerosi Istituti di Pena dell’intera penisola italiana. La giuria era composta da studiosi e poeti come: Teresa Caligiure (Università della Calabria), Fiorella De Rosa (Università della Calabria), Griselda Doka (Università della Calabria), Alessandro Gaudio (Università della Calabria), Flaviano Pisanelli (Università Paul Valéry – Montpellier 3), Maria Rossi (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”), Bonifacio Vincenzi (Scrittore) .
A completare l’idea progettuale, gli organizzatori hanno istituito anche un comitato scientifico composto da vari studiosi di Lingue e Letterature Straniere, Letterature Comparate, Letteratura Italiana, Letterature delle Migrazioni e Discipline Antropologiche come: Mario Benvenuto (Università della Calabria), Fiorella De Rosa (Università della Calabria), Alessandro Gaudio (Università della Calabria), Mia Lecomte (Université Sorbonne Nouvelle, Paris 3), Rossella Pugliese (Università della Calabria), Daniele Comberiati (Université Libre di Bruxelles), Pierino Gallo (Université Sorbonne Nouvelle, Paris 3), Paolo Chiozzi (Università degli Studi di Firenze), Maria Panetta (Università di Roma, La Sapienza), Matteo Lefèvre (Università di Roma, Tor Vergata).
Si è potuto constatare come la partecipazione al concorso dei detenuti è stata un’occasione in più per il loro pieno reintegro nella società civile. L’ armonia tra versi, sentimenti e tematiche espresse di volta in volta dagli autori supera il mero esercizio della scrittura. Gli autori ci rendono partecipi della loro interiorità, delle asprezze del carcere, dei ricordi (pochi, sfumati, confusi) di una vita che nonostante tutto, ha avuto i suoi bagliori. È tutto uguale là dentro, i giorni sono quasi sognati, il tempo non ha nessun significato, così come il proprio essere diventa solo un peso da trasportare da un corridoio all’altro, da una cella all’altra.
Si rischia di impazzire, o forse si impazzisce pure, ma questo poco conta di fronte a quei rimpianti per un futuro sognato, finora mai accaduto.
Immediatezza, essenzialità, semplici ripetizioni ci proiettano in modo suggestivo nel vissuto reale e immaginario degli autori. Colpisce soprattutto lo sforzo per superare il torpore e rimanere attaccati al bello della vita, il voler prendere le distanze tessendo con i versi quel necessario spiraglio di speranza utile per tutti noi.
A seguire i primi classificati del concorso e le menzioni speciali.
1. Pazzia (Domenico Barranca)
Un passo
Due passi
Su e giù tra scalcinati e gocciolanti muri
Su e giù tra menti assetate di verdi prati e colorati fiori
Su e giù tra il dischiudersi di rumorose inutili, assurde e pesanti porte
Un passo
Due passi
Su e giù tra idee mirabolanti e spazi sempre uguali
Su e giù tra un passato ormai passato e un futuro tardo a far dì
Su e giù a inseguir sogni ormai logori, vani, sfiniti, finiti, bui, assurdi
Un passo
Due passi
Su e giù verso assilli desideri di un viaggio senza ritorno
Su e giù tra un vivere tormentato dall’orror di luce
Su e giù tra lo schiarir di grigia aurora che par sempre quella
Un passo
Due passi
Su e giù in attesa di un sorriso richiamo ad amor passati
Su e giù in attesa di un sì che schiuda porte a lenir dolori
Su e giù verso un tramonto grigio, cupo, amaro, triste
Un passo
Due passi
Su e giù verso bianche spiagge letti a morir d’onde
Su e giù verso sorrisi sogni di notti a parir giorni
Su e giù verso vita nuova a colorar la mente
Un passo
Due passi
…e poi un passo ancora
…e poi due passi ancora
2. Dentro (Monica Corda)
I sogni si perdono
tra la speranza infranta
cognomi rimbombano
muti danzano
tra quelle squallide mura sorde
non voglio più specchiarmi in occhi spenti
non voglio più specchiarmi in anime sospese
dal torpore farmaceutico
antiche fiere cicatrici
ci ricordano del tempo che fu
e all’improvviso un guizzo, un lampo
un bagliore rinasce
quasi impercettibile
3. In–grata (Giuseppe Barreca)
Grezza la grata
negl’occhi
presi
dal
coi sanguigni
colori
che
lento
moriva
tra
i monti
ornati
da candidi
fiori
(Nell’austerità della cella, attraverso le sbarre, al calar della sera, osservavo un tramonto nel quale risaltavano tanti colori sanguigni, che lentamente andava a spegnersi dietro i monti colmi di fiori).
Menzioni speciali
Tra memoria e sogno (Giambattista Scarfone)
Non sto a giudicare quanto avvenuto
perché è solo tuo ciò che hai perduto
e per quanto evidente che nulla è come prima
avrai sempre e comunque tutta la mia stima.
Il debito estinto non cancella il peccato
ma attenua la colpa di quel brutto passato
che ti vede diverso nella veste peggiore
nonché dolente davanti al dottore.
Vuote giornate da un indotto torpore
che ti rese incosciente e ti spense il furore,
finché il ricordo non tornò prepotente
col macabro strascico lasciandoti penitente.
Lungo intervallo seguì nel luogo estremo,
e mai un lamento, ma spinta sul remo,
che fece avanzare il natante verso il ponte
con l’unico scopo di allontanare Caronte.
Ora sei libero e tutto è più bello
perché il sorriso privo di ombrello
è vivo e presente in ogni tuo gesto
e contagia chiunque anche per questo.
Sii te stesso non avere pudori,
è l’unico modo per evitare rancori
e nonostante il luogo sia poco ridente
guarda verso il sole e troverai il salvagente.
Recupera il rapporto fin troppo preteso
con chi senza colpa ti ha molto atteso
e sii presente anche quando sarai lontano
e pure nella nebbia troverà la tua mano.
Non fossilizzarti sul primo sguardo giulivo
perché il mondo d’oggi è fin troppo lascivo
e pensando che domani sarà un giorno migliore
saprai che ad attenderti c’è sempre un nuovo fiore.
Un sogno (Giuseppe Barreca)
Il giorno di ieri
è stato un sogno
così come quello di oggi
lo sarà per domani
nel fluire del tempo
consumo
questo vivo sogno
finché non sarò al confine
oltre il quale al niente
poi discenderò
là…nel vuoto di
cotanta inesistenza
non più saprò
di questa vita
dacché dei suoi frammenti
tristi o felici
non lasciano altro
che un sogno oblioso
infine forse un libro che
a parte le pagine ingiallite
non potrà essere
dal tempo rubato
dei frammenti
meno inquieti
di questo mio sogno
quando via sarà andato
ne potrà parlare
a tutti quelli che la vita
ancora dovranno sognare…
da qui in poi tutto si commenta da sé
poiché le
parole di sentimenti veraci, non hanno
bisogno di spiegazioni
di quello che io ero e che forse non avrei
voluto essere stato, così come ora non saprei
chi più io sia,
lascio serenamente che nello spazio senza tempo
vada via…
Venti e tormenti (Giuseppe Barreca)
…e il vento spazzò via
le foglie sui rami
tenere gemme
a profumar di gioia
e presto fu fiore
fu vita
fu amore…
Toc… toc (Alfiero Luciani)
“Toc toc”
-Chi bussa al mio cancello?
-Sono Er Romano, me presti un po’ de caffè?
La sua figura si estende controluce,
mostrando la sua vecchiaia per intero
i suoi vestiti logori…
gli porgo ciò che mi chiede
sorride senza denti – Grazie-
Lo vedo allontanarsi barcollando
su gambe malferme ed esili
-è malato? – Forse no!-
-è solo stanco, stufo del carcere e delle sue miserie umane
o più realisticamente dei ritmi di vita, delle abitudini che qui dentro si vive
eppure è stato giovane
lo era dal tempo d’entrata qua dentro
consumato dai malanni
e dai rimorsi della vita
ha chiesto più volte perdono a Dio
-Di notte?
Lo sento piangere invocando clemenza
battendo i pugni contro il muro, il suo “mea culpa”
echeggia ai quattro venti come un fiume in piena
nessuno ha pietà, nessuno lo ascolta
la sua voce si perde nel coro delle anime perse
trascina le sue ossa senza fare rumore
in attesa che il suo destino si compia.
L’odore (Alfiero Luciani)
Si respira un odore pungente in carcere
non so definirne la natura
non riesco a giustificare e né capire la fonte
è un odore…
non capisco se è buono o cattivo
grande o piccolo
tantomeno se è gradevole o meno
è un odore…
ha invaso corridoi e celle
si respira ovunque in alto e in basso
per tutti i piani del carcere
è un odore…
è persistente
è contagioso
lo respiriamo tutti
a pieni polmoni
cos’è? Di cosa è fatto? Ci farà del male?
Nessuno lo sa, nessuno può dirlo
eppure, mi hanno detto si tratti
secondo indiscrezioni
della Libertà
Cieli aperti (Monica Corda)
Nei peggiori momenti
quando insopportabile diventa
il non poter vivere
e il non poter morire
mi raggomitolo
nell’angolo della mia prigione
la mente allora
rievoca ricordi
paesaggi
e suoni
e odori dell’infanzia
e rivedo cieli aperti
Dentro (Elisa Mazzi )
Con incoscienza sorrido
camminando solitaria per una strada
che non ho cercato
guardandomi attorno
e svegliata risistemo la branda
Guardo indietro respirando
le ultime boccate della nostra libertà
ti cerco
ricordo la tua voce
il tuo sorriso
Questa notte non sarai con me
questa notte non tornerai
quante notti
raggomitolata sola, col calore del mio corpo
ripercorro questa infamia
ti penso fino allo sfinimento
domani il rumore delle chiavi mi sveglierà
e inizierò a ricordare
domani, domani…
il tempo, tu, l’amore e…
tutto quello che ho
lo hai assorbito tu con la tua purezza
Rabbia d’innocenza (Giovanni Plastino)
Il sole brucia nel ciglio d’estate
c’è un caldo soffocante
io rinchiuso qui dentro
penso e non capisco quale punizione io debba pagare?
Forse quella di essere nato?
Perché questa inutile sofferenza?
Penso e chiedo a voi che ingiustamente mi accusate:
Conoscete la sofferenza?
Sapete che ogni notte mi rimbomba nella mente
questo continuo tormento
vorrei aprire gli occhi
e non vedere più questo orribile squallore
ho tanta voglia di vivere, di essere libero
sono innocente
ma dal mondo sono assente
nonostante tutto, ancora sorridente
perché nel cuore sono vincente
dentro di me non brucia nessuna vendetta
ma un domani di fronte a un dio onnipotente
capirete cosa significa rabbia d’innocenza.
Testi pubblicati su gentile concessione dell’Associazione Socio-Culturale “LOGOS-CONTATTO”
Griselda Doka è nata a Terpan Berat (Albania) nel 1984. Attualmente frequenta un dottorato di ricerca in Studi letterari, linguistici, filologici e traduttologici presso l’Università degli Studi della Calabria. I suoi interessi scientifici si basano sulla lingua e la letteratura albanese, sulle scienze traduttologiche e sulla letteratura della migrazione, con un focus particolare sugli autori di origine albanese.
Ha ideato e sta portando avanti per due edizioni (la III in corso in collaborazione con il Musagete) il Concorso Internazionale della Poesia della Migrazione “Attraverso l’Italia”, patrocinato dal Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria e dal comune di Cosenza. Attiva come operatrice culturale, organizza eventi sul territorio ed è membro di varie giurie letterarie. Oltre alla sua lingua madre, scrive anche in italiano. La sua prima silloge Soglie è stata pubblicata da Aletti Editore e di recente è uscita la sua silloge bilingue Solo brevi domande esiliate (Fara Editore) 2015.
Foto in evidenza per gentile concessione di Priscilla Patel, fotografa professionista. Se siete interessati ad acquistare stampe delle sue foto, contattatela a ll’indirizzo pris16@live.com.au o nel suo sito http://priscillapatelphotography.com/sample-page/. Per l’acquisto di stampe originali firmate dalla fotografa: Dimensioni e 60 x 20 cm dollari australiani $25 +spedizione. <Dimensione 100 x 40 cm dollari australiani $60+spedizione.
Foto dell’autrice a cura di Griselda Doka.