ASPETTO CHE GLI ANIMALI PREISTORICI MI SBRANINO, SONO IL CIBO
Parte prima
SCENA 1
MUSICA.
RAGAZZA ESPONE AL PUBBLICO UN CARTELLONE CON SOPRA SCRITTO: ASPETTO CHE GLI ANIMALI PREISTORICI MI SBRANINO
POI LO APPOGGIA PER TERRA E MOSTRA UN ALTRO CARTELLONE CON SOPRA SCRITTO: SONO IL CIBO
UOMO: (PRONUNCIA LA FRASE MOLTO VELOCEMENTE, RENDENDOLA QUASI INCOMPRENSIBILE, COME NELLA PUBBLICITA’ TELEVISIVA E IN QUELLA ON LINE. LA RIPETE COSI’ PER DUE VOLTE, INFINE LA SCANDISCE)
Il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica.
RIVOLTO AL PUBBLICO.
Perché queste parole le dici così in fretta? (SI GUARDA ATTORNO). Qualcuno ti sta inseguendo? Oppure ti vergogni? Ti vergogni , eh? Dille bene, una buona volta, dille belle scandite, come si deve.
Solo agli scemi si parla così, sai? IO non sono scemo. Noi non siamo scemi.
Parla come respiri, respira bene e parla corretto.
Dillo chiaramente che ci vuoi tutti giocatori d’azzardo. D’altra parte la vita è un gioco e vivere è un azzardo. Non c’è niente di strano. Però devi dirlo chiaro, se no mi dai troppo ai nervi, troppo davvero, finisce che uno…(GESTO DI STIZZA).
SCENA 2
RAGAZZA: Eh sì, ho capito, era un impulso irrefrenabile, dovevi farle male, non potevi proprio farne a meno. Adesso vuoi essere curato. “Non mi avete curato bene quando si era in tempo, fatelo adesso, vi prego!…” Ok, capisco, però adesso non si è più in tempo, lei tredici anni li ha compiuti ieri e tu le sei saltato addosso adesso e le hai strappato i vestiti poche ore fa e gliel’hai messo dentro con molto dolore, molta paura, molto fastidio, molto schifo, molto terrore, molta angoscia, molta voglia di non essere lì e di non essere proprio mai nata. Di lei dico, che ha tredici anni, non di te, che sei un adulto mancato.
Lei non vive più, sai? Ad ogni incrocio di strada un’ombra nera la afferra per la gola, lei urla ma non le esce che un fastidioso stridio da uccellino ferito, da rospetto trafitto, un puntino di voce, nessuno la sente, fra un incubo e l’altro.
Capisco. Era un impulso irrefrenabile, tu l’avevi detto a loro ma quelli erano distratti non ti hanno curato in tempo e …zacchete, chi prima incontri sulla tua strada se la prende, la tua malattia. E’ un morbo infestante le menti di uomini di tutte le età ,destinato a cospargere il suo fetore su donne di tutte le età, meglio se giovanissime, hanno più paura, non sono preparate.
Mi piacerebbe sapere quando è stato che il morbo si è affacciato nella tua mente. Chi ce l’ha messo? A quale età? Prima di avercelo nella testa a cosa pensavi? Non è questione di pensiero ma di impulsi? Gli impulsi che annientano lei tredicenne, allora, da dove vengono?E’ chiaro, non lo puoi sapere. Ti cureranno, forse. OK, ti autorizzo a liberarti dai sensi di colpa, non ti curano mai prima, solo dopo, qualche volta… se insisti. Iniezioni di umanità, pillole di rispetto, cataplasmi di civiltà, trasfusioni di allegria, gocce di dolcezza…Quanto costano? Caspita, che prezzo!Sai che ti dico? Lascia perdere, un secolo o l’altro, guarirai pure tu…
RAGAZZA APPOGGIA IL CAPO SULLE GAMBE DI UOMO, CHE LE ACCAREZZA DELICATAMENTE LA TESTA.
UOMO : Ragazzina, vorrei cullarti, consolarti, consolarti e cullarti, darti la dimenticanza, bendarti i ricordi, poi bruciarli, forgiarti nuovi pensieri fiduciosi, luminosi, infantili. Tu che ridi di nuovo, ancora e ancora. Ti dimentichi di ogni ascensore, attraversi sicura ogni strada, affronti decisa ogni angolo oscuro, perché la direzione di casa è un percorso sicuro verso la felicita’…
(SI RIVOLGE AL PUBBLICO)
In quanto a te, involucro disumano di un uomo, vorrei cullare te pure e renderti mansueto, ma consapevole. Vieni dal mio stesso pianeta, perciò sono responsabile. Sei partito da qui per chissà quale traiettoria sbilenca, cosa hai incontrato mentre attraversavi l’atmosfera? Vedo che sei cieco, molto più cieco di me . Riuscirò accarezzandoti a ridarti la vista. Anche se vorrei sfinirti, coprirti d’insulti, calpestarti.
MUSICA.
SCENA 3
UOMO : Ma quanto mi fai incazzare quando parli dei profughi… non farmi incazzare così, per favore, non può essere che tutto d’un tratto ti sei spremuto l’empatia umana! Che cos’è? Ma come cos’è, cos’è, non eri tu quello che diceva che si nasce tutti umani? E allora? Dove si va a finire dopo essere nati? Uno a Pontida, l’altro a Palermo, uno in Siria, l’altro a Lampedusa, uno in the USA, l’altro made in italy, uno parlais vous francais, l’altro dobri vecer, uno salam, l’altro o’ scugnizzu, uno diventa allegro, l’altro depresso, uno ricco, l’altro muore di fame, uno bastardo, l’altro tira a campare, uno negro, l’altro di colore, uno tatuato, l’altro pieno di cicatrici, uno applaude, l’altro gesticola a malapena, uno fa stretching, l’altro sopravvive alla traversata agitando le braccia e squassando le gambe, uno bello, di successo, l’altro invisibile, uno pieno, l’altro vuoto, uno serio, l’altro una smorfia indelebile nell’anima…
RAGAZZA: Una cantante pop, l’altra quindici chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua, ogni giorno, una food blogger, l’altra i figli muoiono di fame, una chirurgo, l’altra sventrata e ricucita, una sex symbol, l’altra stuprata, una scrittrice di tendenza, l’altra analfabeta, una indossa, l’altra è nuda, una intrattiene, l’altra è muta per l’orrore, una sta bene, l’altra sta male, una sta dritta, l’altra si accascia…(LA RAGAZZA SI ACCASCIA).
UOMO: A volte mi sembri un cieco sordomuto mentale. Mi chiedo cosa con tanta furia abbia infestato la tua ragionevolezza. Ti odio, ma al tempo stesso vorrei curarti.
Trasformarti di nuovo in un essere umano, com’eri all’inizio. Cosa dici, tu non sei mai stato un essere umano? Vivevi al centro della natura e ti curavi solo di te stesso? Può darsi. Mi crei una certa confusione perché non capisco più bene chi sei, e anzi forse non ricordo neppure chi sono io e come sono arrivato fin qui.
Ciononostante, mi piacerebbe poterti curare… rammendarti la logica, ricamarti l’umanità, tatuarti una traccia indelebile di responsabilità…
IMPEGNO CIVILE VERSO UN QUALUNQUE TU
Parte seconda
MUSICA
RAGAZZA ESPONE AL PUBBLICO UN CARTELLONE CON SOPRA SCRITTO: IMPEGNO CIVILE VERSO UN QUALUNQUE TU.
UOMO PUNTA IL DITO VERSO IL PUBBLICO, COME MONITO.
CESSA LA MUSICA. RAGAZZA APPOGGIA A TERRA IL CARTELLONE.
RAGAZZA E’ IN PIEDI. UOMO E’ SEDUTO.
RAGAZZA: Ho freddo
UOMO (AL PUBBLICO) : Scaldala.
UOMO (A LEI):Vieni, ti scaldo.
LA RAGAZZA SI AVVICINA A UOMO , MA POI DI NUOVO SI ALLONTANA
RAGAZZA: Ho paura
UOMO (AL PUBBLICO): L’hai terrorizzata.
UOMO (A LEI): Ci sono io con te
COME SOPRA
RAGAZZA: Non ho denaro
UOMO (AL PUBBLICO): L’hai rapinata, l’hai deprivata
UOMO (A LEI): Tieni, ne ho fin troppo
COME SOPRA
RAGAZZA: Non parlo la vostra lingua
UOMO (AL PUBBLICO): L’hai voluta mantenere nella più totale ignoranza
UOMO (A LEI): Te la insegnerò, tu mi insegnerai la tua
COME SOPRA
RAGAZZA: Non so dove andare
UOMO (AL PUBBLICO): Non volete accoglierla
UOMO (A LEI): Puoi stare qui, vicino a me. O anche lontano da me, come stai meglio.
COME SOPRA
RAGAZZA: Non mi ricordo chi sono
UOMO (AL PUBBLICO): L’abbiamo ridotta noi così
UOMO (A LEI): Non importa, ti aiuterò a poter essere te stessa.
RAGAZZA RESPIRA PROFONDAMENTE.
UNO MI PARLA E IO NON SENTO
Parte terza
MUSICA. RAGAZZA ESPONE AL PUBBLICO UN CARTELLONE CON SOPRA SCRITTO:
UNO MI PARLA E IO NON SENTO.
CESSA LA MUSICA.
RAGAZZA E’ DI FIANCO A UOMO E GLI LEGGE UNA SEQUENZA DI CONSIDERAZIONI RAZZISTE, PRESENTANDOLE COME VERITA’ INDEROGABILI. UOMO STA ZITTO. UOMO E’ IN PANTOFOLE, DEPOSITA LO ZAINO CHE PORTAVA CON SE’ E SI SIEDE PER TERRA: DALLO ZAINO ESTRAE UNO STRACCIO BIANCO SU CUI E’ DISEGNATO IN NERO IL SIMBOLO DELLA PACE E CON QUELLO APPARECCHIA. POI, AFFERRA UNA CROSTA DI PANE SECCO CHE MANGIA LENTAMENTE).
RAGAZZA (LEGGE A VOCE ALTA): Lo stato chiede e l’individuo cerca di evadere le sue richieste.(A UOMO) Mi stai ascoltando? (UOMO RESTA IMMOBILE, NON RISPONDE). L’individuo è egoista, non paga le tasse, non obbedisce alle leggi, e, quel che è peggio, non vuole andare in guerra! (GUARDA UOMO) A meno che non sia un santo o un eroe, ma non è certo il tuo caso.
(RIPRENDE A LEGGERE) Le frontiere sono sacre, non si discutono, si difendono!
La poltrona e le pantofole sono la rovina dell’uomo .
RAGAZZA S’INTERROMPE PER GUARDARLO SPREZZANTE, CON INSISTENZA, MA LUI NIENTE. LEI E’ DELUSA, TUTTAVIA PROSEGUE. UOMO INIZIA A CANTARE UNA CANZONE D’AMORE NAPOLETANA, DEDICATA A UNA DONNA)
RAGAZZA (A VOCE ALTA, CON UN CRESCENDO ): Non bisogna essere preparati alla guerra domani ma oggi.
Chi non è dei nostri è contro di noi.
Chi non è di noi non è dei nostri.
Chi è con noi non è contro di no . (SI CONFONDE) Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Cioè, alcuni restano dentro perché c’erano già da molto tempo e gli altri vanno fuori!!!
Non bisogna essere preparati alla guerra domani, ma oggi.
Se non vuoi le armi finirai per subire le armi degli altri …
ENTRAMBI SI FERMANO, DOPO AVERE RAGGIUNTO UN GRADO ELEVATO D’INTENSITA’ NELLA VOCE. LA RAGAZZA E’ RIMASTA SENZA FIATO. SUBITO PERO’ SI RIPRENDE.
RAGAZZA (RIVOLTA AL PUBBLICO): Ci stiamo negrizzando, si potrebbe dire che un nuovo stato africano sta nascendo sul suolo europeo, popolato da una razza inferiore, figlia di un costante imbastardimento.
SI AVVICINA A UOMO, CHE NEL FRATTEMPO HA TIRATO FUORI DAL SUO ZAINO UNA MATITA ROSSA E UN QUADERNO, E’ IL SUO DIARIO.
RAGAZZA (RIVOLTA A UOMO ): Io gli immigrati li schederei uno a uno. Purtroppo la legge non lo consente. Grave errore: portate ogni tipo di malattia! Come ti chiami extracomunitario perdigiorno? Io ti chiamo Bingo Bongo (RIDE) Ti piace?
Sai cosa mi piacerebbe? Vorrei vestirti da leprotto e fare pim pim pim col fucile. Che bel gioco sarebbe… (IRRITATA DALLA SUA INDIFFERENZA LO SCHIAFFEGGIA) Allllora, che fai, non reagisci?
DELUSA MA RASSEGNATA SI AVVICINA AL PUBBLICO.
RAGAZZA( AL PUBBLICO) : A proposito di gioco (CAMBIA TONO DI VOCE E ATTEGGIAMENTO, SI SFILA LA MAGLIA, DIVENTANDO SEXI E ACCATTIVANTE) Entra nel grande universo del gioco…
Prova l’emozione elettrizzante del gioco, gioca con noi!
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Gioca con le nostre splendide croupier. Gioca con me…
Prova, prova, prova, prova l’emozione…
Si gioca sempre più in grande!
CAMBIA TONO E ARGOMENTO, MA E’ LA STESSA COSA…
RAGAZZA: Il fumo ti rende libero. Sì, fa male, lo dicono. Ma…sei proprio sicuro?
UOMO , CHE STAVA SCRIVENDO, HA RIMESSO IL DIARIO NELLO ZAINO E SI ALLONTANA, MASTICANDO IL PEZZO DI PANE.
TI VOGLIO INSEGNARE
Parte quarta
RAGAZZA ANNUNCIA IL TITOLO DELLA SCENA.
RAGAZZA: Ti voglio insegnare.
LA RAGAZZA SI SIEDE IN DISPARTE, ASSUME LA POSIZIONE DEL BUDDA CHE MEDITA. SI APPOGGIA ALLA SPALLA LA BANDIERA MULTICOLORE DELLA PACE, COME FOSSE UN MANTO.
UOMO (RIVOLTO AL PUBBLICO) Ormai ho deciso. Ti voglio insegnare la pace. Sì, la pace, la pace.
Voglio insegnarti:
la libertà
gli odori
i sapori
il sole, la luna, le stelle
la terra, sia arida che bagnata
la pioggia e il sereno
il mare
il gabbiano
l’azzurritudine
la barca che approda
la speranza di esserci
Sarò un insegnante per te, sarò un insegnante per tutti
E se non potrò insegnare la pace, allora allevierò le tue sofferenze e ti porterò in salvo.
Salverò chi mi tende la mano…
E anche chi non me la tende
Finché potrò salvare…finché potrò ragionare…
E anche privo di ragione
Salverò , fino al mio ultimo respiro.
BOATO, RUMORE DI SCOSSA SISMICA O ESPLOSIONE. LA RAGAZZA PERDE IL MANTO E SI TRASCINA DA UNA PARTE ALL’ALTRA CERCANDO DI RECUPERARLO. UOMO BARCOLLA, CERCA DISPERATAMENTE UN EQUILIBRIO, CADE, RIMANE IMMOBILE. QUINDI RACCOGLIE SE STESSO, SI TOCCA PARTI DEL CORPO PER SAPERE SE CI SONO ANCORA… RAGAZZA RAGGIUNGE IL MANTO E CERCA DI ASSUMERE DI NUOVO L’ATTEGGIAMENTO DEL BUDDA, MA E’ PROSTRATA DALLA FATICA… UOMO RACCOGLIE LE FORZE, NUOVAMENTE SI SIEDE, PRENDE IL QUADERNO, LO APRE:
UOMO (RIVOLTO AL PUBBLICO, SCRIVENDO): Questo quaderno è una scrittura costruttrice di pace in un tempo di guerra ancora in corso…
MUSICA.
ASPETTO CHE GLI ANIMALI PREISTORICI MI SBRANINO, SONO IL CIBO
Facendosi beffa dei luoghi comuni che annientano l’anima, riproducendo le insofferenze sempre crudeli verso altri “noi” che accompagnano la nostra quotidianità, un uomo e una ragazza cercano di convincerci che è possibile essere e sentirsi ancora umani.
Il personaggio maschile è nella parte finale del testo ispirato liberamente a Bruno, il protagonista dell’opera di Annamaria Farabbi “La casa degli scemi”. (Alessandra Gasparini)
Per gentile concessione dell’autrice, Alessandra Gasparini.
ALESSANDRA GASPARINI vive a Carpi, dove da sempre unisce all’attività di insegnante quella di drammaturgo e regista teatrale. Nel 2002 ha fondato il “Teatro della Pozzanghera” di cui è direttrice. Ultimamente la sua azione è incentrata sull’integrazione scenica e attoriale fra adolescenti e adulti non vedenti Con la sua opera “Don Giovanni” vince nel 2017 il premio europeo “Tragos”, assegnato dal Piccolo di Milano , per un teatro di impegno sociale.