Arando l’editoria – Omaggio a Itamar Vieira, di Loretta Emiri

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Arando l’editoria – Omaggio a Itamar Vieira

Loretta Emiri, marzo 2022

 

 

I diciotto anni vissuti in Amazzonia, lottando con e per gli indigeni nella difesa dei loro diritti, mi inducono a percorrere giornalmente i sentieri di Internet sempre alla ricerca di buone notizie che, almeno in parte, leniscano l’amarezza che sento per essere, in questo momento, geograficamente così lontana dal Brasile.  Mi definisco indigenista e scrittrice, per cui anche la letteratura è oggetto delle mie ricerche e riflessioni. Nel giugno del 2020, la notizia che il brasiliano Itamar Vieira aveva vinto in Portogallo il cospicuo Premio Letterario LeYa-2018 per un libro ancora inedito, mi incuriosì moltissimo e mi indusse a saperne di più. Le informazioni messe insieme su di lui me lo hanno fatto sentire vicino per i molti punti di contatto delle nostre esperienze: la lettura di determinati autori, lo scrivere di nascosto dalle nostre famiglie quando eravamo adolescenti, lo studio del pensiero di alcuni antropologi, il coinvolgimento nella lotta per la terra di segmenti  della popolazione brasiliana, l’impossibilità di essere presi in considerazione da case editrici di rilievo a causa delle nostre radici proletarie e delle tematiche che affrontiamo. Il percorso esistenziale di Itamar Viera ha in me suscitato riflessione, consapevolezza, speranza. Con questo testo gli rendo omaggio e lo ringrazio.

Itamar Vieira è nato nel 1979 a Salvador, nello Stato di Bahia. La sua condizione di nordestino, di per sé, lo rende oggetto di discriminazione; inoltre, tra i suoi antenati troviamo schiavi neri, indigeni tupinanbá, portoghesi poveri. Lui è nato e vissuto in città, ma il padre e i nonni paterni lavoravano in campagna; per cui le memorie di famiglia lo legano saldamente alla cultura contadina. Si è formato in Geografia grazie alla borsa di studio “Milton Santos” dedicata a giovani neri di basso reddito, essendo lui il primo alunno a usufruirne. Ha partecipato ad alcuni concorsi pensando di esercitare l’insegnamento; nello stesso periodo è stato approvato dall’INCRA – Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Agraria, scegliendo quest’ultima soluzione lavorativa per ritenere che lo avrebbe sfidato e stimolato più dell’attuazione nella scuola. Lasciata la città di Salvador, Itamar si è addentrato in quello che è definito Brasile Profondo, dove le comunità non lottano per vivere ma per sopravvivere; dove imperversa lo schiavismo, il servilismo, il razzismo, il maschilismo, la discriminazione, la violenza, le ingiustizie; dove i conflitti fondiari sono brutali e costanti; dove le vere ricchezze sono rappresentate dalla diversificazione culturale della popolazione, dalla solidarietà di cui è capace, dalla formidabile resistenza ai soprusi delle oligarchie locali e dello Stato.

Attraverso l’INCRA, per quindici anni, Itamar ha accompagnato progetti di alfabetizzazione di contadini, ha documentato i lavori rurali svolti dalle donne, ha lavorato per la regolarizzazione delle terre. Nel 2017 è divenuto dottore in Studi Etnici e Africani con una tesi sulla formazione di comunità quilombolas nel Nordest brasiliano.  Dalla sua esperienza e dall’incontro con indigeni, lavoratori senza-terra e quilombolas, appunto, è nata la maggior parte dei personaggi dei suoi libri. Muta da secoli, ha dato voce a un’umanità la cui esistenza è sofferta e precaria; ma i cui sentimenti sono universali, come l’anelito a una vita degna, all’autonomia, alla libertà. Mescolando fatti reali a elementi magici e spirituali, Itamar ha sviluppando un stile letterario che permette il pieno riconoscimento dello scrittore.

Di seguito riporto alcuni dati registrati dal Gruppo di Studio in Letteratura Brasiliana Contemporanea dell’Università di Brasilia: il 97,5% dei romanzieri brasiliani, pubblicati tra il 2005 e il 2014 da grandi case editrici, sono bianchi; nonostante il fatto che i bianchi siano solo il 47,73% della popolazione. Più del 70% di questi scrittori sono uomini, nonostante il fatto che la maggior parte dei brasiliani siano donne, e cioè il 51,6 %.  Poiché sono scritti da uomini bianchi e ricchi di Rio de Janeiro e San Paolo, quasi il 78% dei personaggi dei romanzi sono bianchi, la maggior parte dei quali sono uomini. Itamar Vieira non ha spedito il menabò di Torto arado a grandi case editrici, perché sapeva perfettamente che tipo di accoglienza avrebbero riservato a uno come lui, autore senza amici importanti, con la sua estrazione sociale, con il suo colore della pelle, creatore di personaggi tanto umili e maltrattati. Ha spedito il libro in Portogallo dove si è aggiudicato il Premio Letterario LeYa-2018 come miglior romanzo. Naturalmente, da qual momento in poi sono le case editrici a cercare lo scrittore….. Nel 2020 il libro ha persino vinto il Premio Jabuti, che è il più ambito e prestigioso del Brasile.

Concludo questo testo congratulandomi con Tuga Edizioni, che ha tradotto e pubblicato il libro in Italia. Concludo sperando che la traiettoria di Itamar Vieira contribuisca a mettere in discussione le scelte editoriali della maggior parte delle medie e grandi case editrici, tanto brasiliane quanto italiane. Continuando a privilegiare una casta di scrittori e i loro etnocentrici interessi, esse stesse si rendono colpevoli di discriminazione verso autori, personaggi e contenuti che invece trasformerebbero la dittatura della letteratura in una repubblica multietnica, democratica, giusta, affascinante.

 

 

Glossario

Nordestinos = individui procedenti dalla regione Nordest del Brasile.

Quilombolas = discendenti di comunità fondate dagli schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri all’epoca della schiavitù. La parola quilombo, nella lingua angolana bantu significa insediamento.

 

Per leggere un brano del romanzo, vedi qui, articolo in questo numero della rivista.

 

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Loretta Emiri ha vissuto nell’Amazzonia brasiliana per diciotto anni, operando a favore dei popoli indigeni tra cui gli yanomami. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português, la raccolta poetica Mulher entre três culturas, il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver. In italiano, ha scritto Amazzonia portatileAmazzone in tempo reale (premio speciale della giuria per la Saggistica “Franz Kafka Italia 2013”), A passo di tartaruga – Storie di una latinoamericana per scelta. Nel maggio del 2018 è stata insignita del premio speciale Alla Carriera “Novella Torregiani – Letteratura e Arti Figurative”.

Nel 2020 è uscito il suo libro Mosaico Indigeno, edito da Multimage.

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine di copertina: Foto pubblicata in Forbes Life.

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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