Antipreghiera, selezione poetica di Juan Manuel Roca, traduzione e selezione a cura di Stefano Strazzabosco

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POETICA

 

Dopo aver scritto sulla carta la parola coyote

Occorre stare attenti che quel vocabolo carnivoro

Non s’impossessi della pagina,

Che non riesca a nascondersi

Dietro alla parola iacaranda

Per aspettare che passi la parola lepre, e straziarla.

Per evitarlo,

Per dar voci d’allarme

Nel momento in cui il coyote

Prepara furtivo la sua imboscata,

Certi vecchi maestri

Che conoscono gli esorcismi del linguaggio

Consigliano di tracciare la parola cerino,

Sfregarla sulla parola pietra

E accendere la parola falò per tenerlo lontano.

Non c’è coyote o sciacallo, non c’è iena o giaguaro,

Non c’è puma né lupo che non fugga

Quando il fuoco conversa con l’aria.

 

 

 

POÉTICA

 

Tras escribir en el papel la palabra coyote

Hay que vigilar que ese vocablo carnicero

No se apodere de la página,

Que no logre esconderse

Detrás de la palabra jacaranda

A esperar a que pase la palabra liebre y destrozarla.

Para evitarlo,

Para dar voces de alerta

Al momento en que el coyote

Prepara con sigilo su emboscada,

Algunos viejos maestros

Que conocen los conjuros del lenguaje

Aconsejan trazar la palabra cerilla,

Rastrillarla en la palabra piedra

Y prender la palabra hoguera para alejarlo.

No hay coyote ni chacal, no hay hiena ni jaguar,

No hay puma ni lobo que no huyan

Cuando el fuego conversa con el aire.

 

 

 

TESTAMENTO DEL PITTORE CINESE

 

Quando il sobrio Imperatore

M’intimò di cancellare dal quadro una cascata,

– Il gorgoglio incessante gli turbava il sonno –

Da buon cortigiano gli obbedii

E sfumai il suo torrente.

Tuttavia, nascosi dietro al disegno di un ciliegio

Una rana che gracchia

E che l’anziano Imperatore confonde

Col suo cuore agitato.

In un paravento di lino dipinsi me stesso

Nell’atto di disegnare un cavallo.

La notte dopo spaventai col pennello il cavallo,

Perché non sopportavo i suoi nitriti.

Presto cancellerò la mia figura crepuscolare dall’olio,

– Imperatore del mio corpo –

E sapranno che sono della stessa materia

L’assenza di un uomo o di un cavallo.

 

 

TESTAMENTO DEL PINTOR CHINO

 

Cuando el sobrio Emperador

Me conminó a borrar del cuadro una cascada,

—El chapoteo incesante espantaba su sueño—

Como buen cortesano obedecí

Y esfumé su torrente.

Sin embargo, oculté tras el dibujo de un cerezo

Una rana que croa

Y que el anciano Emperador confunde

Con su agitado corazón.

En un biombo de lino me pinté a mí mismo

Al momento de dibujar un caballo.

Una noche después espanté con el pincel al caballo,

Pues no soportaba sus relinchos.

Pronto borraré mi crepuscular figura del óleo,

—Emperador de mi cuerpo—

Y sabrán que es de la misma materia

La ausencia de un hombre o de un caballo.

 

 

 

 

ANTIPREGHIERA (Un reclamo per i poeti)

 

Nemmeno se tu mi dessi la lingua

E il tatto del Re Salomone,

Nemmeno se mi dettassi un bel Cantico

Che dissetasse al labbro di qualche moabita,

Né ricevendo in dono la figlia del Faraone,

Né per un cavallo nero

Che sguazzasse nella pioggia

E scalpitasse sotto un cielo d’olivi,

Né per la dignità del vento

O di un grande signore nelle vigne di Baal,

Né in cambio di un prospero commercio

Di botti di vino e di boschi aromatici,

Potrò capire, Signore,

Che nella lingua di John Donne,

La stessa di tuo figlio William Blake,

Si continuino a ordinare i massacri.

 

 

ANTIORACIÓN (Un reclamo por los poetas)

 

Ni aunque me dotaras con la lengua

Y el tacto del Rey Salomón,

Ni aunque me dictaras un bello Cantar

Que abreve en labios de alguna moabita,

Ni recibiendo en dádiva a la hija del Faraón,

Ni por un caballo negro

Que chapotee en la lluvia

Y piafe bajo un cielo de olivos,

Ni por la dignidad del viento

O de un gran señor en las viñas de Baal,

Ni a cambio de un próspero comercio

De toneles de vino y bosques de olor,

Lograré entender, Señor,

Que en la lengua de John Donne,

En la misma de tu hijo William Blake,

Se sigan ordenando las matanzas.

 

 

 

 

PARABOLA DELLE MANI

 

Questa mano prende un frutto,

L’altra lo allontana.

Una mano riceve il falco, si toglie un guanto,

L’altra lo scaccia, accende una fiaccola.

Una mano scrive lettere d’amore

Che la sua losca siamese infarcisce di ingiurie.

Una mano benedice, l’altra minaccia.

Una disegna un cavallo,

L’altra un puma che lo spaventa.

Dipinge un lago la destra:

L’affoga in un fiume d’inchiostro, la sinistra.

Una mano traccia la parola uccello,

L’altra ne scrive la gabbia.

C’è una mano di luce che fabbrica scale,

una d’ombra che allenta i loro pioli.

Ma viene la notte. Viene

La notte quando stanche di ferirsi

Concedono una tregua a quella guerra

Perché cercano il tuo corpo.

 

 

PARÁBOLA DE LAS MANOS

 

Esta mano toma un fruto,

la otra lo aleja.

Una mano recibe al halcón, se quita un guante,

La otra lo ahuyenta, prende una antorcha.

Una mano escribe cartas de amor

Que su equívoca siamesa puebla de injurias.

Una mano bendice, la otra amenaza.

Una dibuja un caballo,

La otra, un puma que lo espanta.

Pinta un lago la mano diestra:

Lo ahoga en un río de tinta, la siniestra.

Una mano traza la palabra pájaro,

La otra escribe su jaula.

Hay una mano de luz que construye escaleras,

Una de sombra que afloja sus peldaños.

Pero llega la noche. Llega

Cuando cansadas de herirse

Hacen tregua en su guerra

Porque buscan tu cuerpo.

 

 

PREGHIERA AL SIGNORE DEL DUBBIO

 

Più che fede, concedimi un bagaglio di dubbi.

Sono loro il mio ponte, il mio affluente, le mie onde.

Venga a noi il Regno dell’Incerto.

Tieni in bilico le mie verità,

Concepite, morte e sepolte

Nei telai dell’oblio. Portami

In mezzo alle tue sabbie mobili,

Fa’ che io mangi il pane dello scacco,

Che beva l’acqua del silenzio.

Non c’è trucco né inganno:

Ferito, sono io il mio barelliere.

Siano le certezze i palazzi di neve

Che qualcuno assedia col fuoco.

Signore del dubbio, nel caso in cui tu esista,

Ascolta la preghiera di questo miscredente.

 

 

ORACIÓN AL SEÑOR DE LA DUDA

 

Más que fe, dame un equipaje de dudas.

Ellas son mi puente, mi afluente, mi oleaje.

Venga a nos el Reino de lo Incierto.

Mantén en vilo mis verdades,

Concebidas, muertas y sepultadas

En los telares del olvido. Llévame

Por las arenas movedizas,

Dame a comer el pan de la derrota,

A beber el agua del silencio.

No hay timos ni trucajes:

Estoy herido y soy mi camillero.

Sean las certezas palacios de nieve

A los que alguien asedia con el fuego.

Señor de la duda, si existieras,

Escucha la oración del descreído.

 

 

 

 

CANZONE DEL FABBRICANTE DI SPECCHI

 

Fabbrico specchi:

All’orrore aggiungo altro orrore,

Altra bellezza alla bellezza.

Porto in giro la luna di mercurio:

Il cielo si riflette nello specchio

E allora i tetti ballano

Come in un quadro di Chagall.

Quando lo specchio entrerà in altre case

Cancellerà tutti i volti già noti:

Gli specchi non raccontano il passato,

Non mostrano chi un tempo ci abitava.

Qualcuno costruisce delle carceri,

Sbarre per gattabuie.

Io fabbrico specchi:

All’orrore aggiungo altro orrore,

Altra bellezza alla bellezza.

 

 

CANCIÓN DEL QUE FABRICA LOS ESPEJOS

 

Fabrico espejos:

Al horror agrego más horror,

Más belleza a la belleza.

Llevo por la calle la luna de azogue:

El cielo se refleja en el espejo

Y los tejados bailan

Como un cuadro de Chagall.

Cuando el espejo entre en otra casa

Borrará los rostros conocidos,

Pues los espejos no narran su pasado,

No delatan antiguos moradores.

Algunos construyen cárceles,

Barrotes para jaulas.

Yo fabrico espejos:

Al horror agrego más horror,

Más belleza a la belleza.

 

 

Queste poesie sono tratte dalle raccolte Cittadino della notte (1989), La farmacia dell’angelo (1995), Un violino per Chagall (2003), Le ipotesi di Nessuno (2005), Biblia pauperum (2012), Tempo di statue (2014).

 

 

Juan Manuel Roca (Medellín, Colombia, 1946) è poeta, saggista, critico d’arte, narratore e giornalista culturale. Juan Manuel RocaConsiderato una delle voci più importanti della poesia latinoamericana attuale, le sue principali raccolte di poesia sono: Luna de ciegos (Luna di ciechi; Premio Nacional de Poesía Universidad de Antioquia, 1975); Los ladrones nocturnos (I ladri notturni, 1977); Ciudadano de la noche (Cittadino della notte, 1989); Pavana con el diablo (Pavana col diavolo, 1990); Monólogos (Monologhi, 1994); La farmacia del ángel (La farmacia dell’angelo, 1995); Las hipótesis de Nadie (Le ipotesi di Nessuno, 2005); Testamentos (Testamenti, 2008); Biblia de pobres – Biblia pauperum (Bibbia dei poveri; IX Premio Casa de América, 2009); Temporada de estatuas (Tempo di statue, 2010). Nel 1994 ha pubblicato la sua Prosa reunida (Prosa 42802_155345_1riunita). Ha ricevuto molti premi, e dai suoi libri son state tratte diverse antologie. Vive e lavora a Bogotá.

 

Traduzione e selezione a cura di Stefano Strazzabosco

 

 

Immagine in evidenza: Collage di Basseck Mankabu.

Riguardo il macchinista

Maria Rossi

Sono dottore di ricerca in Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane, ho conseguito il titolo nel 2009 presso L’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Le migrazioni internazionali latinoamericane sono state, per lungo tempo, l’asse centrale della mia ricerca. Sul tema ho scritto vari articoli comparsi in riviste nazionali e internazionali e il libro Napoli barrio latino del 2011. Al taglio sociologico della ricerca ho affiancato quello culturale e letterario, approfondendo gli studi sulla produzione di autori latinoamericani che vivono “altrove”, ovvero gli Sconfinanti, come noi macchinisti li definiamo. Studio l’America latina, le sue culture, le sue identità e i suoi scrittori, con particolare interesse per l’Ecuador, il paese della metà del mondo.

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