Siamo lieti di annunciare l’uscita della traduzione della raccolta di poesia del poeta palestinese Ashraf Fayad “Le istruzioni sono all’interno”, prevista per il mese di ottobre, pubblicata dalla casa editrice Terre d’Ulivi.
È la famosa raccolta per cui il poeta palestinese, vissuto in Arabia Saudita, viene accusato di apostasia, e condannato dal regime saudita prima a morte, poi a otto anni e ottocento frustate. Mentre traduciamo questa opera al lettore italiano, il poeta giace ancora in prigione, assaggiando le frustate che intendono soffocare la libertà di espressione, e la parola artistica.
Il nostro lavoro è uno sforzo che va aggiunto agli sforzi nazionali e internazionali per sostenere il poeta. Va aggiunto agli sforzi de “La Macchina Sognante” che ha seguito il caso, l’ha tenuto sempre presente, con ogni suo numero e tante iniziative e letture, come quelle di gennaio, marzo e di luglio.
Con questo lavoro intendiamo sostenere il poeta e la sua famiglia non solo a livello spirituale, ma anche materiale. La famiglia che aveva già perso il padre, morto a seguito di un infarto accusato nell’apprendere la notizia della condanna del figlio. Abbiamo proposto alla casa editrice “Terra D’Ulivi” di pubblicare il libro, dedicando tutto il ricavato delle vendite delle copie al poeta e alla sua famiglia, sottraendo soltanto i costi della stampa. La nostra proposta è stata accolta, generosamente, con entusiasmo dall’editore. E ora sta procedendo a pubblicare il libro, con tutta la bontà e l’umanità per i quali gli siamo tutti grati. Per permettere a questo libro di vedere la luce, nella sua nuova veste, in lingua italiana.
L’obiettivo del lavoro, e la nostra speranza, è quella di diffondere il caso dell’autore, diffondere il più possibile il suo lavoro rappresentato dalla raccolta di poesia, per avere maggior riscontro e sostegno a tale causa, ma anche per ricavare denaro che va spedito alla famiglia del poeta per affrontare le spese relative alla sua difesa.
Con questo appello ci rivolgiamo a voi lettori, all’umanità e alle coscienze, per diffondere la notizia, condividerla, e portarla a chi non la sapeva. Facciamo sentire al poeta e alla sua famiglia che non sono soli, che ci sono tante persone che condividono il loro dolore e sostengono il loro caso.
I traduttori (Sana Darghmouni e Gassid Mohammed)
Proponiamo qui al lettore qualche testo in anteprima.
Le tre leggi della patria
La prima legge:
ogni patria sicura … o in guerra continua …
ogni patria che coi piedi ogni giorno calpesti … e non si lamenta
resterebbe nel cuore … se nessun esilio dell’io s’incidesse
a farle perdere importanza.
La seconda legge:
l’esilio che infligge un’anima senza consistenza
ha un rapporto diretto[1] con il tuo vaneggiare,
con l’illusione della stabilità,
con tutte le menzogne del clima,
con i rumori delle macchine affollate,
e con la quantità di nicotina nel tuo sangue.
La terza legge:
ad ogni assenza …
una presunta presenza …
e ad ogni vuoto … una pienezza …
e ad ogni quartiere affollato … una caducità …
di minor misura
ma di affollamento opposto
I vicini dormono tutto il tempo
Perché sei solo!
Una malinconia (fatta) di pasta
Parti di te si adunano su altre, … con una miscela di sangue tuo
di sudore tuo … di avanzi tuoi … di liquido che dai tuoi occhi trasuda
di liquido … dai tuoi occhi trasuda
con il nodo della tua lingua … al punto intermedio del mare
e al ballo del disco del sole
in un cammino già disegnato
Complicato …!
Quello che il marciapiede non ha mai rammendato
è che eri solito calpestarlo,
che presentavi le tue scarpe su un piatto di cemento,
e i tuoi piedi sul piatto delle tue scarpe
e le tue gambe sul piatto della tua delusione,
e che accordavi i fili della tua testa per fingere una gioia ingenua
e nascondere un cranio che preferiresti non tenere,
accavallandoti su un’asse che pretende candore con un pugno di farina
e fermenti.
Ti gonfi e soffi la tua tristezza come una pagnotta calda
E ti secchi.
Cerchi la tua acqua
tra la tua tenerezza e la tua durezza
e il tuo spezzarti,
e anche la tua fronte arrossisce
come una pagnotta.
Da “In merito alla preferenza del petrolio al sangue”
Non possiedi il bastevole
che ti può confortare nei momenti difficili della vita
né un rubinetto di sangue
che puoi versare in faccia alle virtù consumate
né il sufficiente per esportare
nemmeno un decimo dell’anima che la vita aveva logorato
e neanche ciò che basta di esilio per il tuo giorno.
Stai tremando ora …
prendi ciò che puoi del tuo sangue
per riempire il ventre dell’esilio
per iniettare il petrolio di coloro che stanno in piedi
con l’intenzione di rinnegare la tua anima
per chiedere perdono all’acqua del fiume
e scusarti pubblicamente per il sangue che scorre in esso.
Conclusioni
Amare a volte è come rompere il digiuno!
A volte è come una nuova scarpa sportiva
regalata a un bambino disabile
Amare – nella maggior parte dei casi – è una impresa che comporta tante perdite …
per tutte le parti.
[1] Si allude al rapporto diretto in matematica.