“Ancora primavera” e altre poesie di Alex Caselli

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Ancora primavera

 

 

Vista una seconda volta

la schiusa non perde d’innocenza:

il fiore che esce dalla terra

velenoso dispiega il suo mistero.

Così il prato, già nuovo, più verde

nella svolta collinare di una via.

Così il sole, tornato in pieno volto

quando la lingua bianca di un sentiero

porta fuori dal bosco.

Tutto è vero

come la prima volta:

la tua ombra appena più alta

la tua fame meno ingorda,

quello che prima hai sperato

e poi disperso,

quello che in bilico scivola

tra cuore e sguardo

e retrocede nuovamente

all’inverno.

 

 

 

 

***

 

All’origine, di fronte a un fosso, resti a guardare.

Piano te lo bevi il microcosmo

lasci all’aria i suoi castelli e stai lì

carponi, per il gusto di sporcare i ginocchi.

Poi, sembra qualcosa mutare

il cielo s’adombra di nubi e leggeri

appaiono gli approcci di ieri.

Cerchi di più e lo trovi, lo apparecchi

per grandi sentieri. Orbite di cannocchiali

e microscopi, lenti deformanti e sieri.

Resta, riso a singhiozzo, deposta verità

ciò che ancora si mostra:

atto inerme, senza volontà.

 

 

***

 

 

Un tempo, e non era tale. Il Tempo

che tutto orizzontale

resta uguale. Le parole giocano,

ti tentano a sorte e un gran ballo

si dà con le cose dattorno:

l’ironia è vestirsi da signori

per uno specchio senza fondo.

 

 

***

 

 

Prima di Pasqua

 

 

C’è silenzio. Regna nell’orto

l’angoscia del possibile. Tutto,

istante propizio, in questa resa ha inizio.

Ti stringi nella tunica, fa freddo

umida l’aria ti trafigge, rovi ti segnano

i ginocchi, crepe sulla terra si aprono.

E lì, in pace notturna tra amici

sedotti, ora lasciati a dormire

nella resa, sospesa al tuo gesto d’aiuto

incautamente evitato, lì

nel vivo, rigoglioso deserto

si stendono impassibili, alte

– e nell’attesa si fanno presagio –

le braccia della croce. E tu ritorni

al suo incrocio fatale, il Senso.

Risalgono dal monte, in fila, lanterne

strepitano da ombre in ascesa

ironiche ingiurie. E ancora

ti raccogli, solitario, in preghiera.

Poi discendi – ultima discesa –

e sei tra loro, in fede, già compiuto.

Si arma la mano del compagno

scocca sordo il bacio dell’inizio.

 

***

 

 

A me stesso, pensando a mia figlia

 

Il bene non c’entra e non prova

nulla, se non l’atto di pensare

per poi riferire o tacere quanto appreso.

Cedere a una domanda, urgente

misurare la convenienza di paradisi o morti

viste in anticipo, calibrare intuizioni.

Educare e poi vedere,

malvagia resistenza,

la pianta fiorire e cercare

altre autorità. Sapere che i frutti

sono vivi nel mondo.

Che la tua mano – dimenticando– li sostiene.

 

di Alex Caselli, per gentile concessione dell’autore, poesie tratte dalla raccolta in preparazione dal titolo “Le parti illese”.

 

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Alex Caselli è nato a Castelfranco Emilia nel 1983 e vive ad Anzola dell’Emilia. Come poeta ha pubblicato la raccolta Giardino (2010), già segnalata al concorso Iceberg 2008 di Bologna. Cura una collana di poesia per l’editore Con-fine. Ha pubblicato libri di storia locale e scritto di critica letteraria su periodici e riviste.

 

Foto in evidenza di Melina Piccolo.

Foto dell’autore a cura di Alex Caselli.

Riguardo il macchinista

Gassid Mohammed

Gassid Mohammed è uno dei macchinisti fondatori de lamacchinasognante.com. Ha contribuito fino al numero 4 e si è ritirato a dicembre del 2016. Un grande bambino che insegue le farfalle da una vita. È nato a Babilonia, a qualche passo dell’Eufrate. Casa sua è eretta sulle basi della Torre di Babele, nessuno ci crede ma è così. È cresciuto in un piccolo paesino in campagna, con le pecore, le mucche, le galline, le farfalle, le api e tutti gli animali e gli insetti. Tutto il suo corpo è costituito dall’Eufrate, non solo perché ci faceva il bagno ogni giorno per tante ore, ma anche perché le piante e le verdure che piantava e faceva crescere erano irrigate dall’Eufrate. Gli piace molto la natura perché ha passato la sua infanzia e l’adolescenza negli orti e nei campi. Il suo orto aveva una collina coperta di erbe e fiori, a lui sembrava fosse il resto dei giardini pensili. Ovviamente nessuno ci crede, ma c’è poco da fare. Da bambino aveva sempre inseguito le farfalle, e le insegue tuttora, e lo farà per sempre.

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