A PIEDE LIBERO – Atto unico di Julio Monteiro Martins

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A PIEDE LIBERO

ATTO UNICO

 

 

di Julio Monteiro Martins

 

Personaggi:

 

  • Vicky, energica, aggressiva, sembra una belva ingabbiata.
  • Immacolata, bella, cerca de indossare i brutti vestiti della prigione in un modo da apparire sensuale, nonostante la sua condizione. La sua bellezza è diventata più serena con la gravidanza, una serenità che a volte sfiora la beatitudine o la idiozia.
  • la Guardia, vuole mostrarsi rigorosa e pignola, in verità cerca sempre di sfruttare la sua posizione di autorità, addirittura oltre i limiti della legalità. Soffre di rinite allergica.

 

( Due celle di una prigione di provincia, molto modeste. In una è rinchiusa Vicky, nell’altra Immacolata, e fuori, seduta su un tavolino tra le due celle, la Guardia, in uniforme, che riempie un quaderno con le sue note mentre si soffia il naso. )

 

VICKY

(Chiama la Guardia, accostandosi alle grate) Guardia… Ehi! Guardia! Scusa se ti interrompo, ma dimmi un po’…

 

GUARDIA

(irritata) Che c’è adesso, Vicky?

 

VICKY

Quel vermicello lì accanto… Com’è che si chiama?

 

IMMACOLATA

Mi chiamo Immacolata e tu lo sai benissimo.

 

VICKY

Non sto parlando con te… Quella “immacolata” lì… È vero che il dottore è venuto a esaminarla stamattina e ha detto che è incinta e allora sarà liberata subito? Eh?

(La Guardia gira la testa verso Vicky, ancora seccata, e vede il braccio e la gamba di lei che si sporgono fuori dalle grate, con in mano un pacchetto con qualche sigaretta sporgente.)

Dai, prendila. Prendine anche due, un’altra per dopo, dopo il caffè, va bene? Eh? Fumiamo insieme. Dai. Ti va? Hai del fuoco?

( La guardia accende la sigaretta di Vicky, poi la sua, tossisce, la butta via e la schiaccia col piede)

Ah, buona, buona da morire. Allora… È vero? Cos’ha detto?

 

GUARDIA

Ha detto che lei è incinta di quattro mesi ed esce stasera. È la legge, no? Sconterà il resto della pena a casa sua. A piede libero.

 

VICKY

(desolata) Oh Dio, oh Dio… Non può essere… Non è possibile… Ma non lo vedono che lei ci marcia? Che è furba?

 

GUARDIA

Vuoi cambiare la legge, proprio te?…

 

VICKY

Tu non capisci nulla. Stai buona. Hanno messo cinque minuti per sbaglio un travestito nella sua cella, e lei ne ha subito approfittato per farsi scopare e mettersi incinta. Incinta, solo per poter uscire da qui prima di me. (desolata nuovamente) Cinque minuti… E con una checcha, un travestito… (urlando) Come sei riuscita a farlo arrapare in così poco tempo? Immacolata… Insegnami la formula magica.

 

GUARDIA (col naso chiuso)

Zitta! Ora basta, no?

 

VICKY

(Come se non l’avesse sentita) Cosa gli hai promesso in cambio? Cosa gli hai offerto? Dimmelo!

 

GUARDIA

(provocando Vicky) Se la potessi vedere… Sai che ha già una bella pancetta?

 

VICKY

(furiosa,  sbatte il corpo contro le grate) Cos’hai fatto, te? E hai pure la pancia! Dio mio, che topo sordo che sei. Scommetto che hai cominciato a gonfiare la pancia d’aria fin dal primo giorno… e con quella faccia che hai, così, da Maddalena pentita… (urla) Sono mica cretina, io! Hai sentito?

 

GUARDIA

Silenzio!

 

VICKY

(Nuovamente come se non l’avesse sentita) Vuoi uscire prima per prendere la nostra roba tutta per te.

 

IMMACOLATA

Eh?…

 

VICKY

Sai benissimo di cosa sto parlando. Tu credi che dopo avrai abbastanza tempo per sparire nel grande mondo. Credi di farla franca così. Ma, sai, bambola, il nostro mondo è piccino. Siamo come i topi, conosciamo quei quattro o cinque buchi di fogna e nient’altro. E in uno di essi, prima o poi, sarò lì ad aspettarti. Te e quel figlio di… come si chiama il tipo? Tegama! Il figlio di Tegama.

 

IMMACOLATA

Karina. Si chiama Karina lui.

 

(Ridono, Vicky, e più discretamente la Guardia)

 

VICKY

Dimmi un po’. E come farai a spiegare al tuo bimbo che il padre si chiama “Karina”? Ah già… Ti conosco bene… Pensi di uscire da qui e cercare la tua Karina sui marciapiedi. La troverai, e le proporrai la spartizione del “tesoro”. Purché lei, plin! Miracolo! Si trasformi in un bestione tutto peloso.

 

IMMACOLATA

Tu credi di sapere sempre tutto. Karina non è come sembra. Per lui è solo un lavoro, capisci?

 

GUARDIA

Ma pure te!

 

VICKY

(Fa con la mano il gesto tipico del “pompino”) Bel lavoro… E come si chiamerà il nobile rampollo? Vediamo…

 

IMMACOLATA

Guardia, per favore, voglio essere trasferita da qui.

 

GUARDIA

Stai buona, fra poco andrai a casa, se tutto fila liscio.

 

IMMACOLATA

Per favore, o… come si chiama…

 

VICKY

Sarà Boccone! Il figlio d’un “pompone”…

 

GUARDIA

Chi è? Io?

 

VICKY

 (alla Guardia) No, è il figlio dell’Immacolata. (a Immacolata) Oppure, Santana, il figlio di puttana.

 

GUARDIA

(batte il manganello nella grate della cella di Vicky) Basta! Smettila! Via! ( a Immacolata) E te? È vero che c’è tutto il malloppo nascosto da qualche parte?

 

 

IMMACOLATA

Ma quale malloppo? Magari ci fosse…Quella c’ha ancora le allucinazioni. (a Vicky) Ripigliati!

 

VICKY

Lei sta mentendo, Guardia. La roba l’abbiamo nascosta insieme. Eravamo in tre. L’altro non c’è più in questo mondo. Si chiamava Bruno. Era il nostro uomo. Bruno ci ha lasciato, capisci? Ora è cibo per formiche.

 

GUARDIA

Ah, e c’è anche un Bruno…

 

IMMACOLATA

No, non più.

 

GUARDIA
Come mai?

 

IMMACOLATA

Fattelo spiegare da Vicky.

 

GUARDIA
(a Vicky) Allora?

 

VICKY

Dai, lasciami parlare con lei. Guardia, apri la porta, per favore. Voglio vedere che faccia ha quella lì. Voglio parlarle prima che vada via. Solo parlare. Ehi, prenditi pure tutto il pacchetto. Dai, prendilo.

 

GUARDIA

Ma che pacchetto e pacchetto…

 

VICKY

Ah, ho capito… So cosa vuoi. Va bene. Ci sto. Avrai la tua parte. Ma ora apri. Lasciami parlare con lei, faccia a faccia.

 

IMMACOLATA

(presa dal panico) No! Per l’amor di Dio, non aprire quella porta. Guardia, non sai chi è. Non sai di cos’è capace. Bruno dormiva come un bambino. Quando mi sono svegliata l’ho visto che correva per la stanza senza poter urlare, con le mani sul collo. Il sangue schizzava sui muri. Ha continuato ad andare per un pò, si è fermato sulla soglia della porta d’ingresso, così. Vichy l’ha ritirato dentro e chiuso la porta. Aveva ancora in mano il coltello con cui gli aveva tagliato la gola. Così siamo rimaste solo in due.

 

GUARDIA

(Fa tintinnare le chiavi che pendono dalla sua mano) E il vostro “tesorino”? Andiamo a prenderlo insieme, o no?

 

IMMACOLATA

(esasperata) Ma non c’è nessun tesoro. Lei mente! Non c’è nulla.

 

GUARDIA

Ah, no? E siete rimaste solo in due per cosa? Sai, bella, io non sono più sicura che sarai in condizioni di uscire stasera… Che peccato…

 

(La Guardia apre la porta di Vicky, che esce dalla cella allegra come un cane accarezzato, muovendo tutte le membra. In seguito, dice a Vicky: Calmati! Prima calmati! Ti lascio entrare per due minuti soltanto, capisci? Tu sistemi le cose e poi ti rimetterò dentro. Ora vai. (apre la porta della cella di Immacolata e aspetta)

 

VICKY

(Ancora immobile) Perfetto!

 

GUARDIA
Vai! Cosa stai aspettando? Entri o no?

 

(Vicky prende la Guardia per il collo con entrambe le mani con violenza insospettata e la trascina verso la sua cella mentre la strozza) Mula bolsa! Crepa! (La spinge dentro la sua vecchia cella e richiude la porta. La Guardia ha la faccia paonazza e fa fatica a respirare)

 

IMMACOLATA

Andiamo! (Vicky la tira da dentro. Si abbracciano rapidamente e si scambiano un bacino sulle labbra. Vicky si guarda alle spalle e getta tra le grate, alla Guardia, il pacchetto mezzo pieno di sigarette. Poi, mano nella mano, escono, e all’uscita Immacolata ritorna rapidamente e spegne la luce dall’interruttore della stanza.)

FINE

 

 

Lucca, gennaio/febbraio 1999,  Revisione di Sergio Giannini

 

Immagine in evidenza: Opera grafica di Irene De Matteis.

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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