Uomini al lavoro (Maria Angela Rossi)

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Esplode altoforno, muore un operaio

 

Il sudore dell’uomo

aveva un gusto strano

sapeva di terra

e di serpente

diffondeva un alone

che niente apparentava.

Asciutto
– non ci credi?

come il dorso dei ciottoli di fiume

lavato e rinnovato

trasparente, deciso

a rimanere.

 

Infine dopo esitazioni

e scelte, è riuscito

all’esperto in vestizioni

eliminare la terra

il serpente il fiume

dalla tuta blu e infine

da quella pelle di ragazzo.

 

L’ultimo turno

di giorno questa volta

all’altoforno in vita

in morte, la cenere ed il marmo.

 

Donna incinta ha un malore mentre lavora nei campi

 

Madre che mi portasti

come fiore in boccio

nel pieno sole dell’estate

cantandomi nenie china

sul ferragosto

scordati di me ti prego

forte, dimenticami

che non ti bruci del tutto

il mio ricordo.

 

Ho una strada

infinita qui davanti

vado ma l’orizzonte

si allontana.

 

Operaio muore precipitando da un’impalcatura

Scricchiolii d’assi

stagionate dagli inverni

trasparenti di gelo

sotto i piedi

scalpita il silenzio

attesi invano i primi attori

nel pieno azzurro.

 

Come Icaro ad ore

bilancio il peso

mi muovo nella grata

di tubi scuri.

 

Mi vedete tra i palpiti

di ciglia controsole?

 

Il vuoto chiama

non rispondo.

 

Il vuoto urla

volto la testa.

 

Le rondini graziose

mi invitano al ballo

strillando acute

nel vento.

 

Se da bambino a trattenermi

c’era la rete di voci

oggi il mezzogiorno

mi libera del tutto e volo

incontro al vuoto

in un abbraccio questo

che mai mi lascerà.

 

 

Due operai muoiono nel depuratore in cui stavano lavorando

 

Ricordi? Mi piaceva

l’acqua scura fluire lentamente

disfarsi nei passaggi ripetuti

dei ricordi chimici

diluiti per la via

non piaceva anche a te

un’occhiata verso sera
alla bocca trasparente?

 

Collega, penso tu

abbia perso un po’ di senno

cosa m’importa dell’acqua

e da dove viene e dove va

del vapore fino all’anima ora

m’importa ancora meno ma

non lo posso urlare per il fango

che mi chiude gli occhi.

 

Guardaci un momento

statue pompeiane ancora molli

tu ti tieni la testa fra le braccia

io me ne sto

in ginocchio

volto precisamente ad est

niente ci risveglierà

da questo umido sonno.

 

Poeta anche alla fine

esteta della tua stessa morte

questa volta

non ti condivido

qui solo l’angoscia il freddo

se caso mai domani rinascessi

verrei da te a lezione

ma vorrò lavorare in un deserto.

Acciaiolo giugno 2014 (3)

Maria Angela Rossi: vive nei pressi di Firenze dove è  nata. Lavora come pedagogista e insegnante. Scrive poesie, racconti, fiabe. Ha pubblicato nel 2008 la raccolta di poesie sulle morti bianche Uomini al lavoro_Men at work,la raccolta di poesie Chanson d’, il libro di racconti Teoria e tecnica della pappa col pomodoro, una favola nell’audiolibro Clouds between us. Si interessa alle problematiche ambientali e sociali.

Foto in evidenza di Melina Piccolo.

Foto dell’autrice a cura di Maria Angela Rossi.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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