Esplode altoforno, muore un operaio
Il sudore dell’uomo
aveva un gusto strano
sapeva di terra
e di serpente
diffondeva un alone
che niente apparentava.
Asciutto
– non ci credi?
come il dorso dei ciottoli di fiume
lavato e rinnovato
trasparente, deciso
a rimanere.
Infine dopo esitazioni
e scelte, è riuscito
all’esperto in vestizioni
eliminare la terra
il serpente il fiume
dalla tuta blu e infine
da quella pelle di ragazzo.
L’ultimo turno
di giorno questa volta
all’altoforno in vita
in morte, la cenere ed il marmo.
Donna incinta ha un malore mentre lavora nei campi
Madre che mi portasti
come fiore in boccio
nel pieno sole dell’estate
cantandomi nenie china
sul ferragosto
scordati di me ti prego
forte, dimenticami
che non ti bruci del tutto
il mio ricordo.
Ho una strada
infinita qui davanti
vado ma l’orizzonte
si allontana.
Operaio muore precipitando da un’impalcatura
Scricchiolii d’assi
stagionate dagli inverni
trasparenti di gelo
sotto i piedi
scalpita il silenzio
attesi invano i primi attori
nel pieno azzurro.
Come Icaro ad ore
bilancio il peso
mi muovo nella grata
di tubi scuri.
Mi vedete tra i palpiti
di ciglia controsole?
Il vuoto chiama
non rispondo.
Il vuoto urla
volto la testa.
Le rondini graziose
mi invitano al ballo
strillando acute
nel vento.
Se da bambino a trattenermi
c’era la rete di voci
oggi il mezzogiorno
mi libera del tutto e volo
incontro al vuoto
in un abbraccio questo
che mai mi lascerà.
Due operai muoiono nel depuratore in cui stavano lavorando
Ricordi? Mi piaceva
l’acqua scura fluire lentamente
disfarsi nei passaggi ripetuti
dei ricordi chimici
diluiti per la via
non piaceva anche a te
un’occhiata verso sera
alla bocca trasparente?
Collega, penso tu
abbia perso un po’ di senno
cosa m’importa dell’acqua
e da dove viene e dove va
del vapore fino all’anima ora
m’importa ancora meno ma
non lo posso urlare per il fango
che mi chiude gli occhi.
Guardaci un momento
statue pompeiane ancora molli
tu ti tieni la testa fra le braccia
io me ne sto
in ginocchio
volto precisamente ad est
niente ci risveglierà
da questo umido sonno.
Poeta anche alla fine
esteta della tua stessa morte
questa volta
non ti condivido
qui solo l’angoscia il freddo
se caso mai domani rinascessi
verrei da te a lezione
ma vorrò lavorare in un deserto.
Maria Angela Rossi: vive nei pressi di Firenze dove è nata. Lavora come pedagogista e insegnante. Scrive poesie, racconti, fiabe. Ha pubblicato nel 2008 la raccolta di poesie sulle morti bianche Uomini al lavoro_Men at work,la raccolta di poesie Chanson d’, il libro di racconti Teoria e tecnica della pappa col pomodoro, una favola nell’audiolibro Clouds between us. Si interessa alle problematiche ambientali e sociali.
Foto in evidenza di Melina Piccolo.
Foto dell’autrice a cura di Maria Angela Rossi.